24. Un nuovo inizio

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EVELYNE'S POV

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EVELYNE'S POV

Appena notai che non mancavano molti metri alla fermata alla quale dovevo scendere, presi lo zaino che tenevo fermo con le ginocchia e me lo caricai su una sola spalla. Quando il pullman si fermò, aspettai che le porte si aprissero e scesi quei pochi gradini per poter mettere piede sull'asfalto.

Quella mattina mi ero ritrovata costretta a prendere un mezzo di trasporto differente dal solito poiché dovetti accompagnare la piccola Charlotte all'asilo, i miei genitori erano usciti in anticipo di alcune ore per concludere i preparativi della cena aziendale che si sarebbe tenuta nella sera stessa.

Quell'evento cadeva a pennello dato che coincideva con la stessa data in cui avrei iniziato gli studi extra scolastici alla KDA.
Nessuno avrebbe scoperto la mia mancanza da casa nel pomeriggio che veniva e, dunque, sarei riuscita ad arrivare al luogo senza complicanze e ad affrontare la prima lezione nella mia seconda scuola.

C'era un problema solo, a dire il vero.
Subito dopo ciò sarei dovuta andare all'azienda, ma per farlo avevo a disposizione circa mezz'ora e, in questo arco di tempo, erano inclusi il trasporto, la doccia, il trucco e i capelli.
Avrei potuto evitare quest'ultimi due, però mia mamma li riteneva estremamente importanti. Non avrei osato a mettermi in opposizione a lei e, soprattutto, ai suoi concetti.

Al momento evitai di pensare ad una soluzione efficiente per coordinare tutte quelle azioni al meglio possibile, perciò mi diressi con calma verso l'estremità dell'enorme parco che si estendeva lungo tutta la facciata della Finance High School.

Sentii prima una lieve pressione contro la mia clavicola e, successivamente, un'altra forza della stessa intensità imprimersi nella zona posteriore delle scapole che permise alle dita della persona che compiva quel gesto di avvolgere con il palmo la mia spalla.

Estrassi, dunque, gli auricolari dalle orecchie e premetti il simbolo che indicava "Pausa", così da interrompere il brano in ascolto intitolato Everybody Wants To Rule The World dei Tears For Fears.

Mi voltai e potei osservare Sophia che mi nominava.
«Sophie, ciao» Le dissi cercando di trapelare almeno un po' di entusiasmo.
Un'altra settimana era passata e il lunedì mattina era una tortura bella tosta da subire, credo come per il resto delle persone. Anche se quasi tutti i weekend li passavo sul divano a fare gli ennesimi rewatch di serie televisive e alla scrivania studiando gli argomenti di ogni materia, preferivo di gran lunga ripetere quegli atti per una quantità infinita piuttosto che subire le battutine del cazzo di ciascun mio compagno di classe, le quali mi infastidivano quotidianamente per sei ore.

«Pensavo non ci fossi. Non ti ho vista in metro.»
Mi comunicò mentre attorcigliava il sacchetto di carta tra le mani, fino a formare una pallina imperfetta per poi gettarla in uno dei cestini che erano posti ordinatamente ai lati del lungo viale.

«Ho preso il pullman. Dovevo accompagnare mia sorella, quella più piccola.» La informai. Lei non aveva ancora avuto modo di incontrare la mia famiglia di persona, ma era a conoscenza di Charlotte grazie ai miei racconti, perciò non le diedi ulteriori spiegazioni poiché sarebbero risultate come ripetizione.

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