Il giorno dopo io e Mattia decidemmo di entrare in seconda ora.
Appena entrai in classe mio padre fermò la lezione e mi guardò fino a quando non mi sedetti al posto.
"Buongiorno, Simone." Alzai gli occhi al cielo salutandolo e subito dopo sentì una mano sulla spalla.
Quando mi voltai trovai Manuel abbastanza confuso.
"Ma che stai a fa, Simò? Te metti a saltà pure le ore?" Senza nemmeno rispondere mi rigirai tornando a guardare mio padre.
Tirai fuori il quaderno e una penna per iniziare a scrivere ciò che scriveva lui alla lavagna.Sapevo che era sbagliato saltare le ore per stare con Mattia, ma in tutta la mia vita non avevo mai fatto cose così.
Quello non era niente.
Mio padre probabilmente era arrabbiato, ma m'importava ben poco in quel momento.
Stavo bene con Mattia.Appena la campanella ti ricreazione suonò, uscirono tutti dall'aula velocemente, fino a che restammo solo io e Manuel.
Entrambi andammo verso la porta, ma appena fummo davanti, Manuel la chiuse.
Sobbalzai non aspettandomi quel gesto, mentre lui mi mi mise una mano sul petto e mi fece indietreggiare fino a spingermi contro la parete."Smettila di ignorarmi, Simone. Quello ti sta cambiando in peggio. Lo vedi o no?" Scossi il capo spingendolo per liberarmi dalla sua presa.
"No. Non lo vedo perché non è così. Sono innamorato, Manuel. Sai che vuol dire amare una persona? Oppure per te è sempre tutto un gioco?"
Prese tra le mani la mia giacca spingendomi nuovamente contro la parte, questa volta con più forza.
"Tutto un gioco? Non sono io quello che gioca a trasgredire le regole come un bambino solo per stare con il fidanzatino." Lo guardai meglio occhi, e senza neanche pensarci, la risposta mi uscì spontanea.
"Ovvio che non sei tu. Perché per te avere un fidanzato sarebbe troppo. Perché non è che tu non sei solo capace di ammettere ciò che sei davvero, tu oltre quello non sai nemmeno amare, e direi anche per fortuna. Perché tu sai solo fare del male alla gente, Manuel. Ora lasciami andare."Si allontanò abbassando lo sguardo, e solo in quel momento mi resi conto che infondo, anche lui era fragile.
Nonostante ciò, non provai nemmeno a parlargli.
Aprì la porta, ed uscì per andare verso Mattia.MANUEL
Una volta a casa, le parole di Simone continuavano a frullarmi in testa.
Non sono capace ad amare.
Aveva ragione.
Non meritavo né di amare, né di essere amato.
Mi sedetti sul letto e quando Simone entrò in stanza, mi alzai per poi uscire.
Non avevo intenzione di parlargli.
Andai in cucina versandomi un bicchiere d'acqua.
"Ciao, Manuel. Ma per caso hai parlato con Simone? Oggi è arrivato in ritardo a causa di Mattia...non so perché ma quel ragazzo non mi convince. Ho paura lo porti su una brutta strada."
Alzai le spalle scuotendo il capo.
"No, non ci ho parlato."
Quando il ragazzo scese le scale si avvicinò al padre chiedendogli di cosa dovessero parlare.
Mi guardò ma io me ne andai.Giunta l'ora di cena ci sedemmo tutti al tavolo.
Simone non mi degnava nemmeno di uno sguardo, e probabilmente tutti se ne accorsero.
C'era silenzio fino a quando Dante decise di romperlo.
"Mi passi l'acqua?" Sia io che Simone allungammo la mano. La tirai indietro mentre lui la passava al padre.
"Lo aveva chiesto a me." Quelle parole uscirono dalla sua bocca con un tono fin troppo alto, e sopratutto in modo molto brusco.
"Non ha detto nessun nome. L'acqua poi era vicino a me." E senza dire altro, lui si alzò andandotene in stanza.Quella fu l'unica conversazione che avemmo quella sera.
Andammo a dormire senza parlarci e senza nemmeno guardarci.E la stessa cosa, accadde per una settimana.
Io non parlai a lui, e lui non parlò a me.
O se accadeva, sempre in modo freddo e distaccato.
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Brividi
FanfictionNudo con i brividi A volte non so esprimermi E ti vorrei amare, ma sbaglio sempre E ti vorrei rubare un cielo di perle E pagherei per andar via Accetterei anche una bugia E ti vorrei amare, ma sbaglio sempre E mi vengono i brividi, brividi, brividi