11 -paura

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Ero fuori da scuola vicino alla mia moto mentre scorrevo i post su Instagram.
Quella mattina ero uscito presto di casa, anche prima di mio padre e di Manuel.
Alzai lo sguardo dal telefono e subito incrociai lo sguardo di Mimmo.
Mi avvicinai a lui ma mi fece cenno di non parlare.
"Mimmo, per favore, voglio solo chiarire." Si fermò sbuffando e voltandosi verso di me.
"Non c'è niente da chiarire. Sei stato chiaro ieri. Non mi intrometterò più nella tua vita. Tu però ora levati dalla mia." Dopo quello, mi sorpassò entrando a scuola.

"Che gli hai fatto, Simò?" Quando mi voltai notai Manuel che veniva verso di me.
"Non sono affari che ti riguardano." Gli risposi con un tono acido e senza nemmeno reggere il suo sguardo.
Subito lui venne verso di me spingendomi contro il muro.
"Ora basta, Simò. Ma che problemi hai con me? Cos'è, il tuo fidanzato è geloso?"
Mi costrinsi a portare lo sguardo nel suo e dovetti lottare contro il mio istinto per non avvicinarmi di più a lui e annullare le distanze una volta per tutte.
"Che c'entra il mio ragazzo? Lui non è come te almeno."
Abbassò lo sguardo e si allontanò da me quando vide arrivare Mattia.

"Ciao, Manuel. Volevi qualcosa da Simone? Puoi dirla a me."
Manuel si spostò guardando Mattia dalla testa ai piedi per poi rispondergli in modo brusco.
"Chi sei la sua guardia del corpo? Non m'importa se sei il suo ragazzo, tu in mezzo a ciò che gli dico io non ci devi stare." Dopo quello, se ne andò guardandolo ancora male.

Mattia si voltò verso di me avvicinandosi.
"Che voleva?" Scrollai le spalle mentre ci incamminavamo verso l'entrata.
"Niente, cose nostre."
In quel momento mi prese per il polso e mi portò dentro la biblioteca che sembrava essere vuota chiudendosi la porta alle spalle.

"Che succede?" Chiesi incuriosito.
Mattia si mosse di scatto, portò le mani al mio collo e mi spinse contro la parete.
"Mattia." Quasi lo strillai mentre lui non accennava a rilassarsi.
Avevi paura.
"Pensi di poter fare quello che vuoi, Simo? Pensi che io non sia geloso? Te lo ripeto un'ultima volta. Non devi avvicinarti né a Mimmo, né a Manuel."
Strinse un po' di più la presa ed io strizzai gli occhi.
"Mi fai male. Lasciami." Delle lacrime iniziarono a scorrere lungo le mie guance, e quando mi lasciò portai una mano sul collo massaggiandolo.
Successivamente lui se ne andò sbattendo la porta.
Cosa diavolo era successo?

In quel momento Mimmo spuntò da dietro uno scaffale sconvolto.
"Cosa sta succedendo? Che ti ha fatto?" Scossi il capo e lui subito notò il punto che mi stavo tenendo.
Si avvicinò a me levandomi lentamente le mani.
"Ti ha messo le mani al collo? Simone, lo ha mai fatto prima?" Scossi il capo mentre delle lacrime continuavano scendere lungo le mie guance.
"No...ma non so per quale motivo lo abbia fatto."
Mimmo si avvicinò ancora di più stringendomi a se.
"Va tutto bene, Simo. Ci sono io."
Stavo tramando.
"Scusa per ieri, sono stato uno stupido..."
Alzò le spalle.
"Va tutto bene. Non pensarci più."

Quando entrai in classe, Manuel portò lo sguardo su di me.
E quando notò gli occhi gonfi e il segno rosso sul collo si accigliò.
Mi chiese che fosse successo ma non risposi.
Era meglio non lo scoprisse.

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