Capitolo 11

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Desiderio.
Deriva dal latino classico, formato dal prefisso 'de' e il sostantivo 'sidus, sideris ' che significa "astro, stella".
Il verbo desiderare significherebbe originariamente fissare attentamente le stelle.
Poiché già dagli antichi, le stelle servivano per trarre auguri e presagi; ma il prefisso 'de' oltre che indicare un movimento dall'alto verso il basso, indica anche l'allontanamento.
Dunque, questo significa che il valore di desiderare indica sentire una mancanza di qualcosa che è lontano da noi.
In greco antico, invece, si scriveva Έπιθυμία -ας letteralmente : desiderio, brama e voglia; ma anche soddisfazione dei desideri , passione .

Erano le 7:30 del mattino di una domenica uggiosa.
Ralph si accese una sigaretta e cominciò a camminare distrattamente intorno al suo palazzo.
Non aveva chiuso gli occhi per tutta la notte, la sua mente continuava a riprodurre l'immagine di quella bellissima donna con gli occhi cerulei e i capelli biondi.
Desiderava da morire Marla.
Ogni volta che lo provocava sentiva una scarica di adrenalina lungo la sua spina dorsale.
Desiderava il suo corpo esile.
Desiderava stringerle i capelli nelle mani mentre affondava nella sua cavità.
Desiderava baciarle le labbra e assaporare il sapore del rossetto bordeaux che indossava.
Desiderava portarla a cena.
Desiderava riempirle casa di fiori.
Desiderava troppo.
Desiderava e desiderava.

Gli vibrò il cellulare dentro la tasca anteriore dei suoi jeans.

M: Giorno! Puoi andare a prendere il latte? È poco e non mi basta per fare colazione.

Raffaello sorrise.

R: Serve anche altro?

M: Visto che mi vuoi bene e sono il tuo preferito, mi prenderai anche un cornetto alla cioccolata bianca.

R: No, scordatelo.

Spense il cellulare e poi si diresse al centro commerciale.

***

Iris si abbassò i pantaloni davanti allo specchio del bagno. Rimase in mutande, con la maglia del pigiama a coprirle il petto spoglio dal reggiseno.
Sentì il viso andarle in fiamme.
Sul suo fondoschiena aveva dei lividi, che avevano la forma delle dita di Donatello.

Desiderava sentire ancora e ancora l'eccitazione di Donatello contro il suo ventre; perché Iris, percepì l'erezione dura che spingeva verso di lei.
Avrebbe voluto abbassargli la zip e liberarlo di quel dolore, non solo per lui, ma anche per sé stessa.
Perché Iris si era eccitata da morire, a tal punto che durante la notte, sul letto di Leo, arrivò a masturbarsi.
Lo fece con gli occhi chiusi, solo così riuscì a vedere il volto di Donatello tra le sue gambe che succhiavano il suo nettare.
Immaginò poi i suoi occhi marroni che la guardavano intensamente, mentre con la mano destra le carezzava il clitoride dall'alto verso il basso per amplificare il piacere e con la sinistra le massaggiava il capezzolo eretto.

<<Io...scusami. Non volevo>> disse ad un tratto Donatello spalancando la porta del bagno.

Iris tornò in sé e gli diede le spalle.

<<No no, è ok, tanto io stavo per uscire>>

Iris si vergognò da morire, Donatello l'aveva beccata mentre si osservava il culo allo specchio, con i pantaloni calati fino ai piedi.

<<Sono stato io?>> chiese lui chiudendosi la porta dietro le spalle.

Iris si voltò verso di lui e vide che Donnie stava osservando i lividi.
Egli si inginocchiò e le toccò le macchie violacee sulla sua pelle diafana , che si ricoprì di brividi.
Iris chiuse gli occhi e si lasciò cadere nel baratro dell'eccitazione per la seconda volta.
<<Allora devo farmi perdonare per bene>> disse e poi baciò uno per uno le ecchimosi.

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