capitolo ventisei: la Terra e la Luna

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Hyunjin aveva iniziato ad ignorarmi.

Gli ho mandato vocali per trenta giorni, ma rispondeva con un bel visualizzato.

Ho chiamato gli altri, per sapere come stava, tutti mi hanno detto la stessa cosa: non è più lo stesso. Ha iniziato a bere e salta ogni singolo pasto.

Aspetto seduta il mio turno per l'esame, mentre mi tartasso le unghie con ansia.
<<Hai sentito del ragazzo coreano?>> Lilly si siede accanto a me, è una mia amica dell'infanzia, che ha deciso di rimanere in Italia invece di cambiare paese.

"Ragazzo coreano?"

<<C-che ragazzo?>> chiedo, guardandola in attesa di una risposta.
<<Guarda>> mi passa il suo telefono, lo schermo luminoso che proietta la notizia.

"Hwang Hyunjin, 23 anni: ricoverato urgentemente per incidente stradale."

Il cuore sale nella gola, graffiandola. Restituisco il telefono a Lilly, prendo lo zaino dal pavimento ed esco dall'edificio, sotto i suoi richiami che poco mi importano.

Prendo il mio cellulare dalla tasca, componendo il numero di Chan con le mani tremolanti.

Uno.

Due.

Tre.

Quattro.

<<Cazzo rispondi!>> esclamo, sentendo anche il quinto squillo.

Sei.

Sett-

<<T/n...>> Chan risponde.
<<Che sta succedendo?>>
<<Lasciami spiegare->>
<<Non mi devi spiegare un cazzo! Cosa diavolo sta succedendo!>> urlo, provocandogli forse un dolore al timpano.

<<Hyunjin...è uscito di casa ubriaco...e ha guidato>> la voce spezzata, come se stesse sull'orlo di un pianto.

Metto il vivavoce e mi siedo sulla panchina, trovando il primo volo libero.
<<Sto venendo lì>>
<<T/n rimani dove sei, hai l'esame->>
<<Chan non me ne importa niente dell'esame! Hyunjin è più importante!>>

Trovo finalmente un volo disponibile.
<<Vado a prendere le cose dall'appartamento, ci vediamo stasera>>
<<T/n perfavor->> chiudo prima che potesse continuare, e mi affretto ad uscire da scuola.

Fanculo all'esame.

★★

Le 3.00 di notte.

Guardo i lampioni spenti dal finestrino del taxi, che scorrono sotto il mio sguardo.

Seoul sembra essere tutta triste o forse...sono io che vedo tutto in bianco e nero?

Pago l'autista, scendo dal taxi e corro all'interno dall'ospedale.
Mi fermo alla reception, trovando la segretaria al telefono.

<<Scusi>> la donna poggia una mano sulla cornetta.
<<Sì, mi dica>>

<<Qual'è la stanza del paziente arrivato oggi?>>
<<Mi può dire il nome e cognome?>>
<<Hwang...Hwang Hyunjin>>

Schiaccia le dita sulla tastiera, guardo lo schermo in attesa della stanza, trovando poi "Nessun risultato".

<<Non c'è nessun paziente a nome Hwang Hyunjin, è sicura di questo nome?>> annuisco, con gli occhi lucidi.

<<Mi dispiace, signorina. Ma non c'è nessuno a questo nome>> scrolla le spalle, tornando a parlare al telefono.

Pronta per portare le mani agli occhi, cercando di non far uscire i fiumi di lacrime, mi blocco.

Noto una figura famigliare alla macchinetta del caffè. Capelli biondi, alto, lentiggini sul viso. Felix.

Gli vado incontro, mentre lui sorseggia il caffè dal bicchierino.
<<Felix>> si volta e rimane stupito dalla mia presenza.

<<T/s, che ci fai qui?>>
<<Felix, dov'è Hyunjin?>>

<<È al piano superior->> corro fino alle scale.
<<T/n non puoi->> lui mi segue, mentre continuo a salire arrivando al secondo piano.

Trovo gli altri seduti sulle siede, con i volti tristi.
Arrivo alla stanza, pronta per entrare, ma qualcuno mi tira indietro.

<<T/n non entrare>> la voce di Minho suona ferma e quasi spezzata.
<<Minho lasciami>> cerco di risultare calma, ma non ci riesco.

<<T/s>> la seconda voce che mi richiama è quella di Jisung <<Hyunjin è...>> il mondo mi cade sulle spalle, sgretolandosi e non riesco a capire ora cosa sia veramente la "felicità".

<<Non continuare!>> esclamo <<Non è vero!>> gli sbraito contro, abbassando quella fottuta maniglia ed entrando nella stanza.

Hyunjin è sul lettino, la coperta gli copre il busto, lui è...

I bip del macchinario non si sentono, mi avvicino al lettino e le mie ginocchia toccano il materasso.

<<Hyunjin svegliati>> le lacrime iniziano a scorrere sulle guance <<Svegliati cazzo! Sono venuta qui! Sono qui, sono accanto a te! Possiamo guardare i film che ti ho detto in milioni di vocali!>>

Gli afferro il colletto della maglia del pigiama, stropicciandolo.
<<Ho detto svegliati! Non può finire così! Non ti ho nemmeno detto quanto cazzo ti amo!>> appoggio la testa sul suo petto, mentre il pianto riempie i miei occhi <<Non può, Hyunjin>> singhiozzo, come la prima sera della nostra distanza, seduta sul divano.

<<Io ti amo. Ti amo come amo gli abbracci di Chan, come amo l'umorismo di Minho, come amo i balletti stupidi di Changbin, come amo le guanciotte da scoiattolo di Jisung, come amo le lentiggini di Felix, come amo gli occhioni da cucciolo di Seungmin, come amo il sorrisone di Jeongin e come amo la bellezza dei tuoi fottuti disegni. Cazzo lo capisci che ti amo, oppure non sarei qui! Ti prego svegliati!>>

Una mano si appoggia sul mio fianco, e sento i bip del macchinario ricominciare a partire.

<<Piccoletta...>> alzo lo sguardo, incontrando il suo. Quello di Hyunjin.
Sorride, con gli occhi ancora chiusi e sento le lacrime di gioia sovrastare quelle di tristezza.

Mi accarezza i capelli.
<<Hai usato lo shampoo al cocco che ti ho regalato?>> rido leggermente, asciugandomi le lacrime e afferrandogli il viso.

Lo bacio come se fosse la prima volta, per poi sentire qualcosa sussurrata dalle sue labbra.
<<Ora puoi dirmi quanto mi ami?>> domanda, sorrido.
<<Ti amo come la Luna ama girare attorno alla Terra>>
<<Mi sei mancata>>
<<Ti ho mandato vocali per->>
<<Trenta giorni>> completa <<Lo so, li ho ascoltati tutti quanti, tutti>>

★★

Ventiseiesimo capitolo: 906 parole

[ 🎲 ] 𝐉𝐔𝐒𝐓 𝐎𝐔𝐑 𝐑𝐔𝐋𝐄𝐒 - 𝗵.𝗵𝗷Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora