Capitolo 23

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«Io non sono il tuo rag-» - ma Harry lo interruppe immediatamente, non aveva le forze fisiche e mentali per affrontare quel tipo di discorso e nemmeno ci voleva pensare, voleva solo stringere Louis a sé, o in quelle condizioni era meglio essere stretto e far tacere quel dolore lancinante alla gamba.

«Lou per favore...» - fu quasi un sussurro che arrivò alle orecchie di Louis come una supplica. Harry Styles lo stava supplicando, lo stava pregando di restare con lui, per questo chiuso solo un momento gli occhi, cestinò tutti gli stupidi pensieri ed annuì, tornando a stringere la mano del ragazzo più piccolo.

Quello era l'inizio del punto di non ritorno.
Louis lo sapeva bene, ma aveva deciso di continuare, aveva deciso di essere la bussola di quel vascello in tempesta che Harry guidava.

«Dottor Tomlinson, non abbiamo tutta la sera!» - uno sguardo, bastò uno sguardo ad Harry per decidere, per capire che doveva restare lì al suo fianco, perchè almeno per quella sera, quello era il suo posto.

«Lou?» - chiese ancora con un filo di voce il cantante ed a Louis gli si strinse ancora di più il cuore e per un gesto riflesso, strinse a sé Harry, passandogli una mano tra i capelli lunghi e boccolosi - «Sh, sono qui, sono sempre qui»

«Quando uscirò dall'operazione, ci sarai?» - ed eccola lì, trasformata sotto forma di domanda, quel dubbio che aveva attanagliato la sua mente, perchè ad Harry in quel momento non interessava il dolore, quello che sarebbe successo poi, ma era lì a farei conti con quell'orribile idea di doversi svegliare e ritrovarsi solo, perchè non c'era paura maggiore per lui che uscire da quella sala operatoria e non trovare Louis.

«Ascoltami, non posso entrare con te, ma sarò qui, te lo prometto. Quando ti sveglierai sarò la prima cosa che vedrai, promesso» - Louis si avvicinò alla fronte del cantante e di nuovo la baciò, delicatamente, sfiorandogli quella parte del volto con la sua, per poi fissargli gli occhi.

E dentro quel verde ci si perse, ancora un po' di più.

Harry aveva avuto paura tante volte nella sua vita ma bastò quello sguardo a cancellare tutto - «Sarò qui quando ti sveglierai».

«Signor Styles le sto per somministrare l'anestesia, pensi a qualcosa di bello» - si intromise il dottore Folker, posizionando una maschera per l'ossigeno sulla bocca del cantante ed indicando la canula nel braccio del ragazzo.

«Penserò a te» - disse Harry, voltandosi verso Louis, il quale non era stato ancora cacciato via solo perchè anche lui dottore. Avevano fatto uno strappo alla regola, almeno per quella volta, la verità era che nessuno si sarebbe permesso di dividerli. Non potevano.

***

Louis era in sala d'attesa già da cinquantaquattro minuti, tremiladuecentoquaranta secondi, si era seduto su una delle scomode sedie di plastica ed aveva iniziato a contare, era l'unica alternativa al non pensare perchè Louis non voleva farlo, era codardo anche con se stesso ed i suoi pensieri.

Tremiladuecentoquarantuno, tremiladuecentoquarantadue, tremiladuecentoquarantatré - «Dov'è?» - si sentì urlare di lì a poco lontano da una voce sconosciuta, o quasi, quell'accento del nord era troppo simile a quello del suo Harry.

«Sono la madre di Harry Styles, posso sapere cos'è successo a mio figlio o devo aspettare che qualche stupido dottore si degni a rispondermi?»

Louis divenne immediatamente bianco in viso, non sapeva neanche come ma si era appena paralizzato nel vedere la madre del cantate, sarebbe dovuto andare da lei? Presentarsi? Il dottore si mosse a disagio sulla sedia, combattuto tra l'andare dalla donna oppure rimane lì e farsi gli affari suoi, continuando a contare e forse anche un po' pregare, non ci credeva in Dio, non da quando qualcuno gli aveva portato via la sua famiglia, ma quel giorno aveva fatto uno strappo alla regola ed aveva pregato tutti i Santi che conosceva, persino Buddha e quell'elefante con otto zampe di cui non ricordava mai il nome.

Birthday's Presents || Larry Stylinson AUDove le storie prendono vita. Scoprilo ora