Capitolo 26

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Partire.

Partire era sembrato a Louis l'unica opportunità per allontanarsi, almeno per un po', da quel dolore che gli stava lambendo dentro. E non era più solo un dolore emotivo, quelle mancanze, quegli errori, avevano iniziato a fargli male anche alle ossa, alla pelle, persino gli organi interni urlavano, forte e chiaro, aiuto.

Non era esagerato Louis, non lo era mai stato. Bastava vederlo, anche solo da lontano, per capire che in quel ragazzo c'era qualcosa che mancava, un'assente luce negli occhi che si traduceva in una sola cosa: tristezza.

Ma i mostri sono condannati ad ardere tra le fiamme di una terra bruciata, che loro stessi hanno appiccato.

Un'offerta, un biglietto, un'occasione.
Era bastato questo a Louis per prendere una decisione, poco ponderata e troppo affrettata, avrebbe iniziato a riscrivere la sua storia in un nuovo posto, un'altra volta.

Louis voleva andare avanti e voltare pagina, anzi, prima di scrivere un nuovo capitolo della sua vita, quello che a malincuore avrebbe sistemato sotto l'appendice 'Senza Harry', di pagine ne aveva voltate tante, così per essere sicuro di non incombere in quelle fastidiose note a pie di pagina che gli ricordavano il cantante. Ma Harry, era stato nella vita di Louis, non soltanto uno dei capitoli più importanti ma, un po' come una penna scoppiata, il cantante aveva macchiato le pagine di tutto il libro e non importava quanto Louis continuasse a voltare pagina, Harry c'era sempre, anche in quelle dove non sembrava esserci, in cui però, bastava passare un dito sopra il foglio per accorgersi che un timido segno di penna, purtroppo c'era.

Il libro era la metafora perfetta per spiegare ciò che Louis in quel momento stava vivendo, aveva provato in tutti i modi ad allontanarsi da Harry, ma non aveva capito che, tutto ciò che lo circondava, gli parlava di lui.

Ed allora eccolo lì, Louis, con il suo piccolo naso all'insù a guardare quelle scritte che gli scorrevano avanti e con il cuore ancora pieno di Harry.

Quanta aria gli aveva dato quel cantante, la stessa che in quel momento gli mancava ripensando al verde di quegli occhi, all'alba e a tutto ciò che in quei pochi giorni avevano vissuto. Ma ora per Louis, era tornato tutto grigio come quel cielo su Londra, che aveva deciso di abbandonare.

Non gli bastava cambiare nuovamente ospedale per sopprimere tutti quei ricordi delle notti passate stretto al petto del riccio, in quel letto troppo piccolo per due uomini, ma a nessuno interessava davvero; per dimenticare l'odore di Harry al mattino, lui lo sentiva ancora, nonostante fossero passati giorni interi, nonostante l'odore di candeggina impregnato su quei muri, per i corridoi di quell'ospedale e sulle sue mani.

Ricordare gli faceva solo più male e allora piangeva.
Versava tutte quelle lacrime che dalla morte dei genitori aveva trattenuto e ne erano tante, troppe, che Louis quasi si chiese se un giorno lontano sarebbero finite, le lacrime s'intende, che mancanze, dolori e sbagli, quelli purtroppo non finiscono mai.

E allora continuava a stare male, che per Louis, era più semplice di stare bene.

Un'offerta, un biglietto, una nuova opportunità che Louis avrebbe colto, seppellendo in una parte remota quella voce che gli ripeteva di tornare indietro.

I mostri non hanno seconde opportunità, sua sorella gliel'aveva appena ricordato, quella voce di Lottie che ormai aveva preso possesso della sua testa e lo aveva riportato ad anni addietro, quando Louis era debole, triste e continuava a definirsi nel peggiore dei modi: un assassino.

Un'offerta, un biglietto e qualche cuore infranto di troppo.

Louis stava bene, se lo ripeteva in continuazione, era felice, sarebbe andato in Spagna e ripetersi come un mantra che tutto, prima o poi, sarebbe andato bene, lo avrebbe aiutato a crederlo davvero. Perchè mentre lui si ripeteva quelle cose, mentre cercava di ricomporre la sua vita, allontanandosi da tutti, dentro di sé stava andando in pezzi, in milioni di piccoli pezzi di se stesso.

Birthday's Presents || Larry Stylinson AUDove le storie prendono vita. Scoprilo ora