XV

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L'Uber si ferma davanti all'UCLA Medical Center e sembra surreale essere tornati così presto. Tra macchina e aereo, ci sono volute quasi dieci interminabili ore per tornare a casa. E per tutto il volo lui e Harry non ci sono scambiati una sola parola. È come se le quarantott'ore di felicità insieme a Seattle non fossero mai esistite. Al momento, sono come due sconosciuti e non sa come gestire la faccenda.

Quando ha ricevuto quei messaggi da Zayn ha sentito il cuore sprofondare. Per un singolo istante, uno solo, ha pensato che stesse parlando di Harry. L'orrore che ha provato deve essere stato del tutto visibile sulla sua faccia, perché in quel momento ha immaginato mille diversi scenari e tutti finivano allo stesso modo. E Harry ha visto soltanto che stava dubitando di lui. Tra quello, e gli eventi di stasera, teme che sia sconvolto e confuso. Se la mente di Louis ci ha messo un attimo a riportarlo alla notte di cui non hanno mai parlato, teme che anche per Harry sia stato lo stesso. Entrambi escono in fretta dal veicolo e corrono alla reception. Sta per chiedere di portarli da Liam, quando Harry lo batte sul tempo.

«Sono qui per vedere Liam Paune,» dice. «Sono Harry Styles, la persona a lui più prossima.»
«Posso vedere un documento d'identità, per favore?» Harry tira fuori il portafogli e la patente di guida. La donna alla reception la controlla e poi digita qualcosa sulla sua tastiera, prima di scrivere il numero della stanza su un post-it e darglielo. «È uscito da poco dalla rianimazione,» gli fa sapere. «Prenda l'ascensore a sinistra e vada al settimo piano.» Harry si muove a lunghi passi e Louis fa fatica a stargli dietro. «Harry,» lo chiama. Harry non rallenta e non gli presta la minima attenzione. Raggiungono gli ascensori e
Harry preme frenetico il pulsante.

«Tesoro,» ripete.

Silenzio.

L'ascensore suona, e quando le porte si aprono, mostrando l'abitacolo vuoto, Louis si sente invadere dal sollievo. Entrano entrambi, ma Harry si rifiuta di staccare gli occhi dal pavimento. «Harry,» sussurra, con dolcezza. «Amore, parlami. Ti prego.»

Harry solleva la testa, lo sguardo sconfitto ed esausto. «Pensavi che si trattasse di me,» mormora, un bisbiglio quasi inudibile ma con un tono carico di un dolore indicibile. «Quando hai ricevuto quei messaggi da Zayn hai pensato che stesse parlando di me.»

Louis cerca di avvicinarsi, ma Harry si schiaccia contro la parete dell'ascensore. «Non è così,» cerca di protestare.

«Hai pensato o non hai pensato che avessi ricominciato a drogarmi?»
«Harry, ti prego,» mormora.
«Rispondi. Alla. Cazzo. Di. Domanda.»

«È stato solo per un attimo,» confessa, con la voce che si spezza. «Anche meno.» Louis sente lo stomaco chiudersi quando Harry sbatte un pugno contro la parete dell'ascensore.

«E la cosa peggiore...» La sua voce è roca come ghiaia che rotola. «La cosa peggiore è che avresti sempre dovuto temere che fossi io.»

«Io ho sempre paura che possa succederti,» esclama. «Ma sono preoccupato per te. Ogni notte, per quattro anni, chiudendo gli occhi ti ho rivisto in quel letto d'ospedale. Mentre ti facevano la lavanda gastrica e tu lottavi per la tua vita.» Le parole di Louis lo colpiscono come una frustata, in ogni parte. Ma non può fermarsi. E non si fermerà. «Quindi sì, ho sempre paura.» Usando tutta la sua forza, Louis si spinge contro di lui. Lo afferra per la maglietta e lo guarda negli occhi tormentati. «Ogni giorno ho sempre paura di svegliarmi e che la persona che amo di più al mondo non si svegli con me. Non mi passerà mai.»

Anni di rabbia repressa, dolore e angoscia gli rigano le guance, mentre finalmente dice ad Harry tutta la verità del perché abbia deciso di andarsene. «A te non importava niente,» mormora con la voce roca. «Non te ne importava niente della tua vita e del nostro amore. Non te ne importava niente, e io avevo una paura fottuta di perderti. Perciò, me ne sono andato,» continua, a mezza voce. «Come un vigliacco, mi sono detto che era perché tu potessi ripulirti, che lo stavo facendo per te, ma in realtà sono scappato per proteggere me stesso. Per proteggere il mio cuore. Sperando e pregando di non ricevere mai una telefonata in cui qualcuno mi diceva che eri morto. Perché non esiste un mondo in cui voglia vivere senza di te.» Le mani di Louis pulsano per quanto lo sta stringendo forte. Con lentezza, apre le dita e gli posa i palmi sul petto, con gli occhi lucidi fissi nei suoi. «Quando ho pensato che si trattasse di te, non ho provato delusione o dolore, e non mi sono sentito tradito.» Passa il pollice sulle sue guance rigate di lacrime. «Per quell'attimo in cui ho pensato che si trattasse di te, ho provato soltanto paura. E tristezza. Era come se stessi affrontando un lutto. Il lutto della vita che avremmo potuto avere. Della vita che non avremmo avuto più. E della vita che avrei dovuto continuare a vivere da solo, perché stavolta non me ne andrò.» Louis gli asciuga le lacrime, mentre le porte dell'ascensore si aprono. «Io ti amo, Harry. Ti ho sempre amato. E ti amerò per sempre.»

One Heartbeat At A TimeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora