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Non avevo mai avuto paura delle bestie feroci. No, quelle andavano semplicemente evitate. D'altronde, se ti inoltri in una foresta, è quasi certo che verrai attaccato da qualche animale affamato. E' un rischio che ti assumi a tuo spese. Sai benissimo che potrebbe succedere, e quando senti le ossa che scricchiolano nella bocca del leone, saprai di certo di esserti cacciato in un grosso guaio.

No, gli animali che mi incutevano più terrore sono sempre stati quelli piccoli e fastidiosi. Come le falene. La falena è un insetto principalmente notturno che si distingue dalla farfalla per la presenza di colori più spenti. Queste misteriose creature sono animali della notte, attive soprattutto durante le ore successive al tramonto. Le falene sono attratte dalle fonti luminose, da tutto ciò che induce calore e che brilla.

Una delle loro fonti principali di nutrimento è la cheratina, presente nella lana, nei capelli e nella pelle umana. Per questo le falene sembrano piccole e innocue, quando in realtà infestano gli armadi e cassetti in cui riponiamo i nostri indumenti.

Quello che mi ha sempre colpito delle falene, è che sono considerate popolarmente animali misteriosi per via del loro essere notturni. Esse sono associate a cattivi presagi e a sventure. In alcune culture si credeva che le falene fossero l'anima di una strega che cerca il suo corpo.

Quando ero solamente una bambina, mio nonno mi raccontava spesso storie stravaganti sulle falene, attribuendo loro poteri mistici ed enigmatici e accostando spesso questo insetto a leggende oscure. Diceva che il loro sfarfallio notturno era un segno di avvertimento, un presagio di eventi imminenti. "Le falene sono messaggeri degli spiriti," diceva, "e il loro volo errante può prevedere la direzione del destino."

In quei momenti, seduti intorno al fuoco, la sua voce vibrava di mistero mentre dipingeva immagini vivide di falene che danzavano nell'oscurità, portando con sé profezie incomprensibili. La leggenda più intrigante che mio nonno condivideva riguardava la "Falena Notturna", una creatura leggendaria che si diceva potesse passare attraverso dimensioni invisibili, collegando il mondo terreno a quello spirituale.

Mi raccontava che, in passato, alcune culture avevano cercato di placare queste creature notturne con offerte e riti misteriosi. La credenza popolare suggeriva che se una falena si posasse sulla tua finestra, portasse con sé il destino, trasmettendo messaggi dal regno dei sogni. Molti credevano che le falene fossero in grado di scrutare l'anima umana, rivelando segreti celati e connettendoci a un mondo di magia e enigmi.

Nonostante la mia razionalità da adulta, non potevo negare di aver provato una sorta di inquietudine quando, nelle notti buie, vedevo le falene danzare attorno alle luci della mia finestra. C'erano momenti in cui il loro svolazzare diventava quasi ipnotico, e mi ritrovavo a cercare di decifrare messaggi segreti in quei movimenti eleganti.

In fondo, le falene mi facevano riflettere sulla sottile linea tra il mondo concreto e l'ignoto, tra la realtà tangibile e il potenziale mistero che si cela nelle ombre della notte. E così, anche se temevo gli animali più piccoli e fastidiosi, riconoscevo che in essi poteva risiedere una bellezza misteriosa e un potere di cui non eravamo sempre consapevoli.

Nonostante ciò, ho chiesto per anni ai miei genitori di regalarmi un serpente. Sono sempre stata un tipo un po' stravagante, ho sempre amato ricercare la caratteristica fuori dagli schemi, un pezzo di scacchi in una scacchiera da dama. E ho sempre amato i serpenti, amore che ho anche esplicitato tatuandomene uno sulla schiena.

I miei genitori, per via della mia straordinaria maestria scolastica, non mi hanno potuto dire di no. Ne al tatuaggio, ne al serpente domestico. E così, un anno fa ho adottato Morgan, un Pitone Moluro giallo. Quel giorno, mi sono rivista nei suoi occhi, ci siamo capiti a vicenda e non ci siamo più separati.

Morgan era un po' come se fosse la mia anima gemella. Non riuscivo a staccarmi da lui, era un po' la mia creatura, il mio migliore amico.

Il nostro rapporto era profondamente radicato in una forma di simbiosi unica. Non era solo una relazione tra una proprietaria e il suo animale domestico, ma qualcosa di più profondo, quasi spirituale. La connessione che condividevamo era palpabile, evidente nei nostri sguardi complici e nei gesti di affetto reciproco.

Trovavo in Morgan un compagno fedele e silenzioso, capace di comprendermi senza la necessità delle parole. Morgan, non solo si era adattato in brevissimo tempo alla mia presenza, ma sembrava anticipare i miei turbolenti stati d'animo, restando al mio fianco come una sorta di anello protettivo. Morgan non era solo un animale domestico, ma una presenza rassicurante, un confidente e un amico per la vita.

D'altra parte, anche lui traeva diversi benefici dalla mia amicizia, in un modo che andava oltre il semplice nutrimento o la cura fisica che gli potevo offrire. Tramite i suoi sguardi, capivo che ero il suo punto di riferimento emotivo, un faro che lo guidava attraverso il mondo complesso e spesso incomprensibile dell'essere umano..

Per questo, quando ho ricevuto la lettera di ammissione alla Purgatorium Accademy, ho subito richiesto la possibilità di poter portare Morgan insieme a me. O non mi sarei mai presentata.

Contrariamente alle mie aspettative, Morgan era stato ben accetto dal Rettore Serafini, che anzi, aveva dichiarato che l'Università accettava in toto le singolarità che contraddistinguono un alunno dall'altro. E che Morgan era assolutamente il benvenuto come ospite per le esemplari lezioni di biologia animale.

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