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I giorni successivi passarono senza ulteriori rivelazioni o sorprese. La calura estiva degli ultimi giorni di agosto, lasciò il passo al tiepido torpore settembrino. Le foglie iniziavano a perdere il loro verde acceso, tingendosi leggermente di giallo.

Il cambio di stagione si faceva sentire nell'aria mentre l'estate cedeva il passo all'autunno. Le giornate si accorciavano gradualmente, e la luce del sole acquistava una tonalità più morbida. I raggi solari filtravano attraverso le foglie ingiallite, creando un'atmosfera calda e avvolgente.

Nel silenzio del tardo pomeriggio, il vento leggero faceva danzare le foglie secche, facendo scivolare via gli ultimi echi della stagione estiva. La natura stava preparandosi per un nuovo ciclo, e ogni dettaglio rifletteva la transizione verso l'autunno.

Le giornate, ora più fresche, portavano con sé un senso di tranquillità e riflessione. Era come se la natura stessa si concedesse un respiro prima di affrontare la metamorfosi che l'inverno avrebbe portato. Nel calare della sera, il cielo si tingeva di tonalità calde, regalando uno spettacolo di colori che annunciava il cambio imminente.

Nel contesto di questa transizione stagionale, la vita quotidiana procedeva con il suo ritmo costante, ma c'era un sentimento di attesa nell'aria. Chiunque osservasse attentamente avrebbe potuto cogliere il sottile fascino di quei giorni di settembre, in cui la natura si preparava ad addormentarsi per poi risvegliarsi in una nuova e affascinante veste.

Cercavo di incrociare sempre di meno le Falene, dopo la loro festa decisamente fuori controllo. Sentivo sempre più spesso provenire una musica funerea, quasi demoniaca dalla stanza di Romeo. Suonava il piano come un diavolo furioso, rendendo il mio studio impossibile. Preferivo, dunque, portarmi le letture e i gli esercizi di disegno fuori dall'Accademia, godendomi il giardino e le ore settembrine insieme a Penny. Dedicai anche moltissimo tempo agli articoli assegnatemi dalla Redazione del giornalino, rendendomi utile come potevo e facendo amicizia con gli altri studenti che ne facevano parte.

Tuttavia, anche durante i momenti di relax o quando ero sola con Morgan nella mia stanza, il richiamo del codice di accesso al file "Falene" proveniente dalla cartella di Lidia continuava a tormentarmi. Era come un enigma irrisolto che pulsava nella mia mente, una porta chiusa che aspettava di essere spalancata per rivelare i segreti nascosti delle Falene. La mia curiosità cresceva giorno dopo giorno, alimentando il desiderio di svelare il mistero che si nascondeva dietro quel codice.

La mattina del sabato, finalmente giunse il weekend che tanto attendevo per rilassarmi dopo la settimana di lezioni. Decisi di farmi una passeggiata nel labirinto. Era un luogo che avevo desiderato esplorare da sola, con la speranza di trovare tranquillità e forse risposte alle domande che mi tormentavano.

Indossai un paio di comode scarpe da ginnastica, presi un leggero maglione e mi incamminai verso il labirinto. L'aria fresca del mattino aveva un profumo rinvigorente, e i raggi del sole iniziavano a penetrare tra le foglie degli alberi.

Mentre percorrevo i sentieri intricati del labirinto, ammirando la bellezza degli arbusti disposti in modo intricato, mi ritrovai dietro a una siepe adiacente a uno dei vicoli del labirinto. Inaspettatamente, vidi Nico, seduto per terra mentre fumana quello che in apparenza sembrava uno spinello. La sua presenza improvvisa mi colse di sorpresa, e lo sguardo vitreo di Nico rivelava chiaramente gli effetti dell'eccesso di alcol o altro. "Ehi, Lola!" esclamò con voce un po' sottolineata. "Che piacere vederti qui!"

Nico sembrava fuori di sé, mi guardò con uno sguardo che trasudava tutto tranne che saggezza e lucidità. "Sai, il labirinto è un luogo speciale per me. C'è più di quanto riveli in superficie".

"Ti giuro che mi aspettavo di tutto tranne che trovarti qua" ammisi mentre il mio cuore batteva all'impazzata nel petto per la sorpresa: "Non capisco perché ti piaccia ridurti così".

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