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Mi sistemai su una poltrona rossa e sprofondai nella stoffa ruvida. Presi un libro, mentre l'aria fresca della sera mi accarezzava il collo e i piedi nudi appoggiati su un tappeto dall'aria antica.

Ero decisamente soddisfatta. Avevo salutato i miei genitori e non avevo versato neanche una lacrima. In seguito, avevo passato il pomeriggio a disfare i bagagli, sistemando gli oggetti che mi ero portata dalla Francia. Nella stanza, una camera dalle dimensioni esigue ma tuttavia estremamente accogliente, mi attendeva un larghissimo terrario in vetro per Morgan, il mio serpente domestico. "Che pensiero gentile" riflettei, infilando la sua cena, due topolini, nella teca.

Durante il viaggio, mi ero fermata alla stazione di servizio e avevo comprato "La casa degli spiriti". Ero pronta a godermi la lettura del romanzo della Allende in totale silenzio e pace, godendomi il vento fresco e ammirando il cielo stellato dall'enorme finestra della sala comune.

La sala comune era un spazio condiviso, un luogo dove altri quattro studenti delle altrettante camere da letto potevano riunirsi a parlare o studiare senza dover andare in biblioteca. Si trovava al centro del piano, accogliendo chi desiderasse godere di una pausa rilassante dallo studio.

Gli arredi erano stati scelti con attenzione, al fine di creare un'atmosfera confortevole e stimolante. Un ampio divano, rivestito in tessuto morbido e decorato con cuscini colorati, occupava il centro dello spazio. Poltrone comode erano disposte strategicamente attorno a un tavolino basso in vetro.

La sala comune era illuminata da una lampada a sospensione che diffondeva una luce soffusa, creando un'atmosfera intima e soffusa. Sulle pareti, opere d'arte e piccoli ninnoli conferivano un tocco di personalità kitch all'ambiente.

Una libreria a muro, contenente diversi libri dall'aria antica e oggetti d'arte, attirava la mia attenzione. Offriva la possibilità di esplorare nuove letture e di immergersi in insoliti mondi di fantasia. La finestra panoramica, che si affacciava su una vista mozzafiato, portava la luce naturale e regalava una prospettiva incantevole sulla natura circostante.

In un angolo della stanza comune, era presente una piccola cucina, dotata di tutto il necessario per prepararsi una tazza di tè o caffè. Ne avevo approfittato quella stessa sera, bevendo una tisana ai frutti rossi.

Avevo preferito digiunare, dal momento che non me la sentivo ancora di scendere in mensa a conoscere i miei nuovi compagni di classe. Inoltre, il calore dell'ultimo sole di Agosto, mi aveva causato un leggero mal di testa e mi aveva chiuso lo stomaco. Tuttavia, la tisana che avevo bevuto aveva aiutato a riprendermi, facendomi sentire più serena e fiduciosa.

Ero immersa nella lettura, godendomi le parole magiche e suadenti del libro, quando una voce mi fece sussultare: "Scusa, ma che ci fai qua?".

Una ragazza ossuta, appoggiata allo stipite della porta con le braccia conserte, mi fissava insistentemente con aria innervosita. Il volto della ragazza era caratterizzato da tratti che ne facevano emergere la personalità inflessibile. Il viso tondo e delicato, era solcato da zigomi pronunciati che conferivano un tocco di eleganza alla sua fisionomia e delle occhiaie scure le aravano il volto. La pelle chiara, leggermente illuminata dalla luce della stanza, emanava una lucentezza lattea.

I suoi occhi erano di un colore indefinito tra l'azzurro e il grigio. Le sopracciglia arcuate contribuivano a dare forza al suo sguardo, conferendo al volto un'espressione accigliata. Era evidente che gli occhi erano il punto focale del suo volto, trasmettendo un'enigmaticità che suggeriva una personalità complessa.

I capelli biondi e ricci erano guarniti da un fiocco nero, che le dava un aspetto da bambina. Indossava una camicia bianca larga e di seta e un paio di jeans troppo larghi per le sue gambe smilze e lunghe. Il suo atteggiamento sembrava indicare una certa riserva o forse una sfida implicita. Potevo percepire una sorta di paura mista a risentimento dietro il suo sguardo intenso, come se nascondesse emozioni o pensieri che non voleva condividere apertamente.

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