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Nessun paesaggio che avevo mai visto nei miei venti anni di vita, era paragonabile a quello della Toscana. Fuori dal finestrino, l'aria frizzantina e salubre mi accarezzava il volto, affievolendo il senso di nausea che mi aveva accompagnato fino a quel momento. Il clima mite e gli estesi campi di fiori che scorrevano lungo la strada, mi donavano un senso di allegria mista a malinconia. Un'emozione nuova e sconosciuta, che tuttavia mi inebriava. Lasciai scivolare la mia mente in dolci pensieri, puntigliati da preoccupazione e ansie. Non avevo ancora mai passato così tanto tempo senza i miei genitori, il pensiero di lasciare alle spalle la mia famiglia era allo stesso tempo eccitante e spaventoso. Li adoravo, nonostante le loro eccessive attenzioni nei miei confronti, mi sarebbero certamente mancati. Ma non avrei potuto di certo rimpiangere l'impegno che avevo messo nel cercare di essere ammessa all'Accademia.

Con lo sguardo ancora rapito dal paesaggio toscano, mi preparavo a entrare nel nuovo capitolo della mia vita. La Purgatorium Academy, con la sua atmosfera seducente e immortale, si sarebbe trasformata nel palcoscenico della mia rinascita. Ogni emozione, ogni paesaggio, contribuiva a tessere la trama di questa nuova avventura che mi attendeva. Prometteva di essere un percorso intrigante, artisticamente coinvolgete, in cui avrei adoperato ogni minima essenza del mio essere e ogni singola piega della mia anima.

"Sei sicura al cento per cento di volerci andare?" chiese mia madre, lanciandomi un'occhiata malinconica dallo specchietto.

"Mamma, dopo tutto quello che ho fatto per arrivare qui, non posso di certo mollare" risposi, accertandomi con la coda dell'occhio che non stesse piangendo.

"Ma lo sai che, qualsiasi cosa, tu sarai sempre la bentornata. Qualsiasi cosa, giriamo la macchina e torniamo indietro a prenderti".

Non avevo dubbi. Mia madre mi voleva così tanto bene che avrebbe fatto qualsiasi cosa per assicurarsi che io fossi al sicuro, che stessi passando in maniera spensierata e senza problemi il mio anno scolastico.

"Non ti preoccupare, sai che so cavarmela benissimo da sola".

Papà accennò a una risata: "E se non riesci a difenderti da sola, c'è Morgan pronto a mordere i tuoi nemici".

"Spero di non averne bisogno papà. Vorrei cercare di farmi degli amici quest anno".

L'anno precedente, a Parigi, era stato un disastro. Il mio primo semestre universitario era iniziato nel migliore dei modi, con una fantastica relazione sentimentale con il ragazzo dei miei sogni. Ma era finita nella maniera più tragica possibile, quando aveva deciso di diffondere tutte le mie foto intime su Instagram. Improvvisamente ero stata catalogata come una "stupida sgualdrina", come una "poco di buono". Gli sguardi nei miei confronti erano totalmente cambiati. Non ero più la Lola così incredibilmente fortunata da stare con il calciatore più forte della squadra universitaria. Non ero più la Lola che prendeva il massimo a qualsiasi esame. Non ero più la Lola piena di amici e che tutti ammiravano e adoravano. Ora nei loro sguardi riuscivo a scorgere solamente la vergogna di avere un qualsiasi contatto con me, l'imbarazzo quando qualcuno doveva rivolgermi forzatamente la parola. Per non parlare dello sdegno dei miei professori durante gli esami. Loro sapevano tutto.

Quel gesto crudele, l'atto di diffondere le mie foto intime sui social media senza alcun motivo, aveva suscitato in me emozioni tumultuose, che ebbero un impatto devastante sulla mia psiche e sulla mia salute mentale. Inizialmente, c'era l'incredulità. Non riuscivo a capire come qualcuno che credevo di conoscere così bene e che amavo alla follia, avrebbe potuto tradirmi in modo così meschino. La fiducia che avevo riposto in quella persona si sgretolò improvvisamente, lasciandomi attonita e senza parole di fronte a un tradimento così gretto e vile.

La vergogna fu la seconda emozione a farsi strada. Essere esposta in modo così intimo e privato, senza alcuna colpa da parte mia, mi provocò un senso di impotenza senza pari. Vivere sapendo di essere giudicata da chiunque avesse visto quelle immagini intime, alimentò una vergogna che avvolse la mia identità. Mi fece sentire come se avessi perso completamente il controllo sulla mia esistenza e sulla mia anima.

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