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La mela non cade mai lontana dall'albero. E io lo sapevo bene. Avevo sbagliato a baciare Nico nel labirinto. Avevo sbagliato a baciare Nico una seconda volta alla festa di Mabon. E avevo sbagliato a scoparci, sui divanetti della festa.

Ero così arrabbiata con Elio. Perché, dopo tutte le parole di speranza che mi aveva rivolto, improvvisamente mi odiava? Perché mi aveva nascosto della festa? E soprattutto, perché se n'era andato, lasciandomi sola con Nico? Come se si aspettasse, dopo tutto, quella vendetta da parte mia.

Il mio cuore era un turbinio di emozioni mentre restavo lì, nella penombra della festa di Mabon, con Nico accanto a me. Avevo la sensazione di essermi persa in un intricato labirinto di bugie, desideri e tradimenti, e non sapevo più cosa aspettarmi dalla trama sempre più complessa della mia vita all'Accademia.

Il bacio con Nico aveva acceso un fuoco di confusione dentro di me. Mi chiedevo se fosse stato solo un momento di sfogo, una ribellione contro le restrizioni di un mondo che sembrava stringermi in una morsa. O forse c'era qualcosa di più, qualcosa di profondo e inaspettato che stava emergendo tra noi.

La mia mente era tormentata dalle domande senza risposta. Cosa avrebbe pensato Elio se avesse scoperto il bacio? E cosa ne sarebbe stato di me e Nico, ora che le fiamme della passione avevano danzato tra di noi?

Mentre la festa continuava nel suo fervore, mi resi conto che dovevo affrontare la situazione, trovare risposte alle mie domande e chiarire le nebbie che avvolgevano le relazioni intrecciate dell'Accademia. La mia vita era diventata un labirinto, e dovevo trovare la via d'uscita prima che tutto crollasse intorno a me.

Mentre chiudevo gli occhi nella mia stanza, avvolta dalle coperte e da Morgan, ripensai ai momenti che mi avevano infuocato quella sera. Ma chi ero diventata? Perché mi stavo comportando come una libertina? E soprattutto, perché ero incredibilmente attratta dal comportamento inopportuno e demoniaco di Nico?

Le sue mani, durante il bacio, mi avevano sfiorato la schiena, creandomi dei brividini di piacere. Mi aveva morso l'orecchio, quasi leccandomelo. Poi era sceso a baciarmi il collo, stringendo i miei capelli. Mi aveva sussurrato parole peccaminose all'orecchio e poi era passato a toccarmi sotto al vestito.

"Mi fai impazzire con questo vestito" mi aveva detto prima di sfilarmi le mutandine. Non avevo opposto resistenza e mi ero lasciata trattare come una bambola, inerme, in preda alle sue dita selvagge.

Ci eravamo diretti in una delle caverne di pietra, dove potevamo sentire a malapena la musica della festa e potevamo invece sentire benissimo i nostri respiri affannati. Mi aveva spinto contro al muro, la testa appoggiata duramente contro la parete, il mio sguardo rivolto verso il muro. Con rabbia mi aveva sollevato il vestito, la parete di roccia che graffiava la mia guancia arrossata. Era entrato dentro di me, afferrando le mie braccia incrociate dietro la schiena, mordendomi la giugulare come se fosse un vampiro, con l'altro braccio libero graffiandomi la schiena. Sembravamo due animali in calore, due animale che volevano avvicinarsi profondamente l'uno all'altro, lasciandosi trascinare dalla passione e dal sangue caldo che scorreva nelle nostre vene.

Quando aveva terminato, rimasi ancora incollata alla parete per un po'. Il suo seme caldo sulla mia schiena nuda. Ero sporca, si, ma la mia anima lo era di più. Potevo sentire Nico che si accendeva l'ennesima canna. Scivolai verso il basso e chiusi gli occhi. Poi, ancora con la canna in bocca, Nico mi prese per mano e mi condusse verso i divanetti. Dove lo spettacolo riprese vita.

La brezza fresca del sotterraneo, avvolgeva il nostro corpo sudato mentre ritornavamo alla festa. Nico, con la sua canna in bocca, sembrava immerso in un mondo tutto suo, mentre io ero intrappolata tra sensazioni contrastanti. Quel momento di passione mi aveva lasciato smarrita, e la musica psichedelica della festa sembrava essere un eco lontano di una realtà che stentavo a riconoscere.

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