Natale

2 2 0
                                    

La montagna ci accolse in una giornata di sole.

Il candore della neve era quasi accecante,  i tetti delle case ricoperti di bianco, gli abeti che spiccavano  per contrasto , sembrava un paesaggio da favola.

Bruno aveva prenotato il pranzo in un caratteristico chalet, entrammo  percependo subito il calore dell'ambiente, grossi ceppi scoppiettavano nel grande camino acceso.

Ci avevano riservato un tavolo  accanto alla finestra e da lì lo spettacolo era mozzafiato.

Mi tolsi il pesante cappotto color crema, rimanendo con un abito in maglia piuttostosto aderente, di un  bel verde intenso, Bruno fece scivolare il suo sguardo lungo il mio corpo e inarcò un sopracciglio.

"Questo vestito ti sta bene, troppo bene, attirerai tutti gli sguardi dei maschetti presenti in sala.non hai un qualcosa per coprirti un po?

Che so, una sciarpa, un foulard..."Quasi implorò.

Avrei voluto rispondere per le rime, in un' altra situazione lo avrei fatto, ma non a Bruno, non in quel momento, così tirai fuori dalla mia bellissima borsa nuova un foulard  di seta, che portavo spesso con me e lo drappeggiai intorno alle spalle.

"Scusami, so che non dovrei ma..."

"Hai la gelosia nel dna" continuai io per lui.

"Scusami ancora sussurrò prendendomi la mano".

Fummo interrotti dal cameriere che venne a prendere le ordinazioni ed il pranzo  proseguì senza intoppi.

Dopo  decidemmo di fare una passeggiata nel paese, mano nella mano , ogni tanto ci soffermavamo a vedere qualcosa di interessante per poi riprendere il nostro percorso.

Improvvisamente il tempo cambiò , la neve iniziò a cadere a fiocchi, tanto che dovemmo   rifugiarci  nello chalet, chiedendo di poter pernottare lì, non era prudente rimettersi in viaggio.

Il mio primo pensiero andò al turno di lavoro: avrei scontentato qualcuno che avrebbe dovuto sostiturmi e questo mi creava un po' di disagio, ma mi feci coraggio e avvertii chi di dovere e anche Bruno  fece altrettanto.

"Sai che non mi dispiace di essere bloccati qua? non dovrei dirlo, dovrei essere sempre l'integerrimo professore  ligio al dovere, ma ora mi sto accorgendo che oltre il lavoro c'è di più ..."

"Anche io sono felice di essere qua."

Un cameriere ci scortò al piano di sopra dove si trovava  la camera che ci avevano assegnato, un piccolo gioiello che mi colpì particolarmente. Era non molto grande, in legno, con una vetrata  scintillante  da cui si dominava la vallata, la neve scendeva senza sosta, in un turbinio di fiocchi, che contribuiva ad aumentare quella vista già spettacolare, il cielo scuro, i vortici candidi, in lontananza  le luci del paese, il tutto in contrasto con il tepore interno.

Bruno si sedette  vicino all'angolo della finestra, dove si trovava un piccolo  ma comodo  divano,mi invitò a fare altrettanto ed in quell'atmosfera così magica  mi sentii ancora un volta di più al settimo cielo.

Nella stanza si respirava profumo di abete  misto a note agrumate, molto piacevole e anche rilassante, tanto che mi abbandonai letteralmente fra le braccia di Bruno.

 "Credo che il tempo sara' migliore domani, appena possibile dovremo lasciare questo paradiso per  tornare alla vita di sempre", esordì lui dopo  qualche minuto di silenzio.

"Già" dissi io.

"Ma sarà per poco, perchè poi ci sarà la nostra piccola vacanza  per la fine dell'anno, concentriamoci su questo, i pensieri positivi aiutano".

"Sicuramente".

  "A noi hanno aiutato, in fondo non ho mai smesso di sperare di ritrovarti..."

"Anche io...mi sei rimasto dentro l'anima,  indelebilmente"

"VIeni qui, vieni più vicino a me" mi sussurrò all' orecchio , baciandomi poi e io, come ogni volta che ci baciavamo, mi sentii persa, come catapultata in un altro mondo, in un altro universo, dove ciò  che contava eravamo solo noi.
Mi bastava percepire il calore della sua pelle e quel profumo sottile ma penetrante, per ringraziare il cielo di averlo ritrovato, era la sua presenza a dare senso a tutto.
Avrei voluto dirglielo, ma tacqui, temendo di  inquinare con le parole quel momento perfetto.
La neve continuava a  scendere senza rumore, rendendo tutto ancora più  magico e ovattato.

"Non mi stancherò mai di dirti quanto mi piaci, Barbara, quanto io ti desideri, mi togli il respiro ogni volta che ti guardo, anzi, sempre di più e mi emoziono, mi emoziono tanto ."

Diceva queste parole guardandomi dritta negli occhi   e accarezzandomi le mani  con gesti lenti e dolci,  rendendomi felice , tanto felice.

"Vorrei  averti sempre con me, lo so che non  è possibile..." sospirò  per poi sorridere.

Era terribilmente bello quando sorrideva, sprigionava sensualità e mistero e la cosa mi intrigava ancora di più.

A quelle parole i sentii lusingata, lo ammetto, ma anche un po' in apprensione, non capendo dove volesse andare a parare, in effetti quella frase mi sembrava il preambolo di qualche altro discorso.

"Cosa vorresti dire? Gli chiesi senza giri di parole.

"Niente di più di quello che ho detto, Barbara, vorrei averti sempre con me, ma so che questo non è possibile, abbiano le nostre vite che procedono in due città diverse, seppur vicine, per esempio," chiarì accarezzandomi una guancia su cui era piovuta una ciocca di capelli.

"ti dispiace?"

"a te dispiace?"

"Non vale rispondere con una domanda!" Gli dissi con  aria scherzosa, anche se un senso di piacevole stordimento si stava impadronendo di me.

"Sei la mia  grande follia, Barbara" concluse baciandomi con crescente passione a cui non seppi e non volli resistere.



Oltre Ogni CosaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora