Delusione

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"Un ultimo ritocco alla pettinatura e poi sei pronta" , la mia collega Caterina mi stava facendo da assistente, poco prima che io prendessi la parola al congresso.

Un ciuffetto ribelle era sfuggito allo stretto chignon con cui mi ero pettinata, ma una passata di gel lo ricompose, facendomi apparire ordinata e precisa come richiedeva  l' occasione.

Quando fu il mio turno mi diressi senza esitazione di fronte al leggio, presi il microfono e dopo  le formalità di dovere, iniziai a parlare, portando dei dati che avevo raccolto nell' ultimo anno, sul trattamento dell' embolia polmonare .
Era un mio piccolo lavoro,Solo mio. Avevo raccolto scrupolosamente  i dati e avevo elaborato delle conclusioni per me molto significative, ne ero particolarmente orgogliosa.

Mentre le diapositive scorrevano sullo schermo  le mie parole seguivano la sequenza in un crescendo di interesse da parte dell'auditorium, ogni tanto lanciavo uno sguardo tra il pubblico sperando di vedere Bruno, ma inutilmente.

Purtroppo le cose tra noi si erano interrotte bruscamente un mese prima,  dopo una discussione dove lui aveva deciso di allontanarsi da me interrompendo quella che sembrava una relazione fantastica.

"Te lo avevo detto" mia madre aveva tirato fuori il più classico dei discorsi adatto a queste situazioni,  "tutta quella fretta di bruciare le tappe non era un buon  inizio, cara, ora sei rimasta da sola a leccarti le ferite,mentre lui sarà già impegnato in qualche altra storia.Molti uomini fanno così, promettono mari e monti, si mostrano innamorati e poi zac...tagliano la corda quando il gioco li stanca..., ma queste cose le sai già, non c'è bisogno che te le dica io".

Ero rimasta in silenzio di fronte a queste parole, non sapendo cosa pensare.

Ripercorrevo mentalmente la serata cruciale, quella del litigio. Eravamo a casa mia, in una serata di pioggia, accoccolati sul divano. eravamo intenti a bere una cioccolata calda, mentre intorno a noi si spandevano le note di Rakmanikov.

Ad un tratto Bruno mi chiese se avessi pensato alla sua proposta, quella di trasferirmi a vivere con lui, a Firenze e io tergiversai, non ero ancora pronta a cambiare la mia vita così radicalmente, anche perchè secondo lui avrei dovuto  lasciare il mio lavoro, molto probabilmente.

Lui si stizzì accusandomi di non provare per lui gli stessi sentimenti che lui provava per  me e a quel punto gli chiesi perchè non avesse pensato di trasferisi lui.

Era rimasto in silenzio per un po' e dopo mi aveva semplicemente detto ":perchè non posso".

A quel punto mi ero sentita salire il sangue alla testa, cosa per me stranissima, che forse non mi era mai capitata  e gli avevo raccontato di cosa ero venuta a sapere qualche sera prima, ma facciamo un passo indietro...


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