~Le cento rose~

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«Cosa? Che intendi?»
«Sappiamo entrambi che mi usi per i tuoi fabbisogni! A questo punto potevi chiedere anche a Yuna!»
«Ohhh… Aspetta cosa? Yuna?»
«Si, Yuna, mia sorella!»
«Ma Yuna mi sta sotto da anni, ormai. Ma non sono mai stato fidanzato con lei, ad essere sinceri mi piacciono quelle più grandi»
«Aspetta, cosa? E le cento rose? E il bacio di ieri?»
«Amico, ero ubriaco… Aspetta? Cento rose? Che stai dicendo?»
«Le hai ordinate tu ieri!»
«Oh, cazzo, perché quando sono ubriaco vado sempre a comprare cento fottute rose?»
«Quindi eri solo ubriaco e tra voi non c'è nulla?»
«Bingo. Cosa c'è, eri per caso geloso~?» Mi fa uno di questi sorrisini che non sopporto. Incredibile.
«No, semplicemente-»
«Eri geloso, eri geloso, si…!»

Sto zitto, mentre lui mi tocca la guancia con un dito. Non so se effettivamente ero geloso, io l'avevo fatto per mia sorella, ma evidentemente si deve rassegnare. Cosa sono andato a pensare? Ray non è tipo che tradisce. Ma sono più sollevato ora… è bello sentire che non sono in un “triangolo d'amore.”.

«Aspetta… e l'appuntamento?»
«Scuola lavoro. Dato che non posso farlo durante gli altri giorni, oggi che è domenica mi hanno dato l'opportunità di fare un colloquio.»
«E con chi stavi a telefono?»
«Mio padre, mi fa sempre domande sul colloquio. La smetti di essere geloso?»
«Non sono geloso!»
«Si, si, come no.»

Fa di nuovo qui dannato sorriso, Certe volte non lo sopporto. Mi mette un braccio intorno al collo.

«Mi accompagni al colloquio?»
«Va bene…»
«Almeno così vedi che non esco con nessuna.»
«Ti stai zitto?»

Ride e va verso la porta. Saluta la madre e io la saluto cordialmente. Usciamo e prende un taxi per fare prima. Mi siedo accanto al finestrino e lui accanto a me. Guardo fuori dal finestrino, pensando ancora a Yuna e a ciò che gli dovrei dire, o se stare zitto. Mi sento una mano che mi passa sulla coscia, e vedo Ray, col telefono in mano, come se non stesse mostrando alcuna attenzione. Appoggio la mia mano sulla sua per toglierla, ma finisco con peggiorare la situazione. Mi stringe la mano, e a quel punto decido di star fermo e in silenzio. ‘Quando arriviamo? Fate finire questo inferno…’.

Scendiamo dal taxi dopo esser arrivati a destinazione.

«Sono in ansia…»
«Non ti preoccupare, non ti mangia.»
«Che ne sai, devo parlare con uno che cucina.»
«Vabbè, ma non è- lascia perdere.»

Gli do una pacca sulla spalla per incoraggiarlo. Entra. Io aspetto fuori, con le braccia incrociate appoggiato ad un muro. Passa un bel po', e a quel punto mi chiedo se l'hanno mangiato veramente o meno. Finalmente esce, tutto entusiasto. L'anno ammesso, beh, buon per lui.

«C'è l'ho fatta!»
«E che ci voleva? Non t'hanno mangiato, visto?»
«Si, ma ora ci vedremo molto meno…»
«Ti preoccupi di questo? Andiamo nella stessa classe…»
«Non è la stessa cosa!»
«Ma letteralmente ci vediamo ogni giorno…»
«Non è la stessa cosa!»
«Ho capito ti vengo a vedere mentre lavori!»
«Aw, che carino…»

Lo guardo con uno sguardo assassino, ma ironico. Che se lo devo ammettere… mi piace che si preoccupa sempre per me, è carinissimo… vado addosso a lui e lo abbraccio. Lui resta immobile, non è abituato a me, col contatto fisico. E soprattutto, anche io resto sbalordito. Mi stacco dopo aver realizzato ciò che stavo facendo. Però lui mi prende da un braccio, e mi stringe più forte di prima. Mi accarezza i capelli, e con voce rassicurante dice: «Ti accompagno a casa…okay?». Annuisco, e ci dirigiamo verso casa mia.

«Io ho visto casa tua, quindi perché tu non vedi la mia, ora?»
«Non so se posso restare per molto…»
«Non fa niente, non sei obbligato…»
«C'è Yuna?»
«Si, perché?»
«Non voglio essere assalito…»
«Non ti preoccupare, non fa tante sceneggiate davanti a nostro padre.»
«Se lo dici te…»

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