~Hannie!~

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«Argh, il lunedì!»
Grido. Alla prima ora abbiamo lei, quella di latino. Mi giro a vedere Ray, impegnato a scrivere. Mi avvicino un po' di più, ma la professoressa mi grida:

«Signor Rubber! Perché sta parlando?!»
«Ma chi sta parlando…»
«Devi smetterla di rispondere, ragazzino!»
«Ma semplicemente non stavo parlando.»
«Signorino, adesso mi dici che mi invento le cose!?»
«Beh, si.»

Cinque minuti dopo, mi ritrovo davanti alla porta della classe, in punizione. Ma cos'è sto posto, un asilo? Cammino per la scuola, e noto un ragazzo alto, con una rosa in mano, seduto sui gradini della scuola.

«Che succede? Stai bene?»
«Non proprio… Oggi è il mio compleanno, e la mia ragazza mi ha lasciato…»
«Mi dispiace… posso fare qualcosa?»
«Non credo tu possa fare qualcosa…»
Guardo per terra, poi mi viene un idea.
«Hey, come ti chiami?»
«Huh? Sono Han, della 3E…»
«Bene, Han. Vieni con me.»

Gli prendo la mano e usciamo da scuola di nascosto. Non m'importa di cosa pensino gli altri, voglio solo che Han non soffra. Lo trascino fino un parco, dove ci sono parecchi bimbi. Gli prendo la rosa e la seppellisco nel prato. Poi sorrido e lo guardo.

«Perché questo?»
«Non vedi? Sta in piedi. Ecco perché dovresti farlo anche tu… non perdere la testa per una ragazza, chiaro? Ce ne sono un'infinità!»
«Hai ragione… grazie…»

Gli sorrido e mi alzo. Sbatto le mani per togliere la terra, poi ci dirigiamo verso scuola, di nuovo. Mentre camminiamo parliamo molto fra di noi.

«E tu? Come ti chiami?»
«Oh, sono Teo.»
«Teo? L'amico di Ray?»
«Esattamente.»
«WoW, non ti avvicinavi a nessuno anni fa o sbaglio?»
«Che intendi?»
«Secondo me in questi anni Ray ti ha fatto cambiare.»
«Ancora non ti capisco.»
«Insomma, non saresti venuto da me, lo so, due anni fa non ridevi neanche alle battute di Ray.»
«No, semplicemente Ray, e altri due, sono i miei primi e cari amici, è difficile da spiegare, ma ho cambiato molte scuole.»
«Capisco, quindi tu sei un po' sciolto?»
«No, se non c'è qualcuno che conosco non so da dove iniziare.»
«E perché mi hai aiutato?»
«Huh? Ah, no… mi hai ricordato una persona… pensavo di aiutare quindi…»
«Ho capito… se non ti dispiace ci sentiamo dopo, anche perché ho perso una lezione.»
«Va bene, a dopo.»

Ci separiamo e andiamo ognuno per la propria strada. Prima di entrare in classe vedo mio padre che corre verso la porta d'ingresso. Cos'è successo? Si avvicina a me, e mi abbraccia, mi stringe, mi guarda, quasi si commuove. Sento le casse suonare, chiamandomi in presidenza. Mentre cammino suppongo che quella strega mi ha dato per sperduto, io in realtà stavo solo aiutando un ragazzo, che palle! Mi siedo sulla sedia di fronte alla preside, una vecchiaccia. Mio padre mi guarda, e sospira.

«Signore, suo figlio oggi in classe era davvero un chiacchierone, così la professoressa l'ha mandando fuori dalla classe. Dato che l'alunno non ha fatto il suo dovere di restare…»

Bla, bla. Non mi va di ascoltare, e mio padre, quando la preside finisce di parlare, si gira verso di me con uno sguardo assassino. Come sempre mi sbatto di tutto, non mi importa di ciò che vuole fare la preside, o di cosa dirà mio padre. Passano due ore, ed esco insieme a mio padre. Ora c'è l'ora di pranzo, e mentre me ne sto andando mio padre mi prende dal braccio.

«Ti sembrano comportamenti da prendere?!»
«Papà, tu e la preside non sapete la verità…»
«Ma cosa c'entra?! Perché hai marinato la scuola per un ora?! E se rispondi di nuovo alle professoresse finisci in dei casini!»
«Papà, quella di latino pensava che io stavo parlando! Ma si inventa tutto!»
«Non scherzare con me, signorino!»
«Ma chi cazzo sta scherzando!?»
«Da dove hai imparato a comportarti così?! Ti ricordo che stiamo dentro una scuola!»
«Non me ne fotte una minchia della scuola, delle professoresse, e delle tue ramanzine!»

Mio padre non ci vede più, e sbatte la mano contro il mio viso. Purtroppo stando nella scuola, e nell'intervallo, ci hanno visto tutti, compreso Larry, Ray, Jacopo e Han. Guardo  mio padre, mi volto e me ne vado. Ha rovinato la mia reputazione a scuola, che già non è delle migliori. Vado nella palestra, tanto ora non ci va nessuno lì, e mi siedo in un angolino, in silenzio.

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