~L'estate~

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È l'ultimo giorno di scuola, e l'ultimo giorno per il mio compagno di banco… Ray adesso se ne andrà per sempre da questo istituto.

«Questo è l'ultimo giorno… ti va di uscire?»
«No, ma dopo scuola… devo dirti una cosa.»

Il suo tono era… freddo, gelido. Mi volto e annuisco, accompagnato da un “HmHm”. almeno avevo la possibilità di parlarci.

Dopo scuola Ray mi aspetta davanti all'istituto col telefono in mano e lo zaino poggiato su una spalla, evidentemente che mi aspetta. Si volta e incrociamo i nostri sguardi, guardo il suo volto cauto, calmo, ma per niente felice. Mi avvicino a lui, tenendo lo zaino in mano.

«Cosa dovevi dirmi?»
«È difficile da spiegare. Senti non te la prendere, okay? Purtroppo non possiamo più vederci. Quindi sei pregato di non chiamarmi più.»

Non ho neanche il tempo di dire qualcosa, che lui mi dà le spalle camminando via. Mi viene voglia di rincorrerlo, di gridargli che lo amo, ma per fare e dire tutto questo, e troppo tardi. Gli altri alunni mi passano accanto, io abbasso lo sguardo trattenendo le lacrime, fin quando non sento una mano sulla spalla. Il mio professore di chimica era uscito per andarsene a mangiare, e ha ascoltato tutta la conversazione. Mi sbatte ancora la mano sulla spalla, poi cammina avanti, lasciandomi indietro.
Mi avvio anch'io verso casa, con lo sguardo rivolto verso il basso a non dire nulla. Apro la porta con le chiavi, e mi dirigo in camera, senza mangiare. Guardo il cassetto dove ho nascosto la lettera per Ray, e credo sia il momento per inviarla, ma ho paura, e non so come fare.
Mi siedo sul letto, con una mano sulla fronte. Mi è venuto un mal di testa, e mi metto a letto per dormire.
Mi sveglio. Guardo la finestra notando che è buio. La mia porta leggermente aperta e la luce della cucina che entra dal piccolo spicchio che c'è. Esco dalla mia camera andando in cucina, e c'è Yuna che cucina.
«Mamma e papà faranno tardi da lavoro, perciò cucino io.» Si giustifica. So che non è vero, perché mamma cucina sempre quando torna da lavoro, anche se fa tardi. Quindi vuole o la paghetta del mese prima della data destinata, o vuole qualcos'altro. Mi volto e prima di andare nel salotto sento il campanello suonare. «Mamma non dovrebbe tornare ora…» Dice Yuna. Vado ad aprire e vedo Jacopo e Larry, un po' arrabbiati.

«Perchè non rispondi alle nostre chiamate? Sono due ore che proviamo a contattarti!»
«Stavo dormendo… credo che non ho la suoneria, oppure si è spento…»
«Sei il solito, Teo.»

Non rispondo, mi sposto per farli entrare in casa, ma loro fanno cenno di no col capo. Allora mi inchino per salutarli, e chiudo la porta di nuovo.
Il giorno dopo vado a casa di Ray, e busso alla porta. Non passa neanche un minuto, che il padre mi apre col suo sguardo feroce.

«Cosa ci fai qui?»
«Ah… ehm… sono Teo, il vecchio compagno di classe di Ra-»
«Lo so. Cosa vuoi?»
«Voglio parlare con Ray e-»
«No.»

Mi sbatte la porta in faccia, allora io per dispetto busso di nuovo. Mi riapre ancora più arrabbiato di prima.

«Posso parlare con Ray?»
«Cosa vuoi da mio figlio?»
«Voglio sapere perché non può parlare con me, se ho fatto qualcosa-»
«Non accettiamo i gay.»

Mi sbatte di nuovo la porta in faccia, io resto paralizzato sentendo la frase rimbombare nella mia testa. Non so se sentirmi offeso o arrabbiato. C'ho quella sensazione di essere “anormale” a farmi spezzare il fiato. Ray cammina verso casa sua, ma resta immobile appena mi vede. «Teo…?» Sento provenire da destra, c'è lui, con lo zaino di lavoro che mi guarda. Mentre lo fissò indietreggio scappando via, piangendo.

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