~scopa amici~

~Affanno.~

Mi ritrovo il professore col fischietto un bocca, tirandomi un fischio in faccia. Distolgo lo sguardo, già sapendo che mi vuole fare una ramanzina. Mi mette sotto il braccio e mi tocca i capelli con un pugno.

«Ragazzo, sveglia. Per punizione farai alcuni giri di campo, in più delle flessioni, e mi raccomando, con una mano. Anche a costo di saltare le lezioni.»
«Mi farebbe un piacere…»

Sospiro mentre lui fa una risata sarcastica. Mi metto a fare i primi giri, nonostante non riesca a fare neanche al primo. Il professore appena sbaglio qualcosa me la fa rifare, e sta lì a monitorarmi con le braccia dietro. La domanda che mi pongo è: “Come fa a tenere il fischietto in bocca tutto il tempo?”. Mi fermo per un po' di tempo, stando seduto in panchina a sorseggiare la bottiglia d'acqua. La lezione del professore è finita, lui sta al telefono, e i miei compagni negli spogliatoi a cambiarsi. Metto un braccio sotto il mento, guardando Ray.
‘Chissà chi è la ragazza… l'unica domanda che potevo farli non l'ho chiesta. Sono davvero strano.’
Mi alzo di nuovo, andando vicino al professore, aspettando che finisca.

«Ragazzo sei pronto per le piegamenti? Ricorda 30 piegamenti, quando li finisci aggiungi 10 ogni volta. Ti do mezz'ora, se superi la mia aspettativa ti faccio andare.»

Lo guardo, uno come me può fare tutti sto piegamenti con un solo braccio? Mi conviene legarmi un braccio alla vite, così non rischio di farne trenta sbagliate e rifarne altre sessanta. Vado nel campetto da baseball, perché lì se cado di faccia per terra mi faccio meno male grazie al prato. Le prime due non sono tanto difficili, senza che il prof mi sgridi. Continuo così per altri tre, quindi arrivo a cinque, ma quando un gattino si avvicina a me e provo ad accarezzarlo cado di faccia per terra, ho alzato la mano sbagliata… Il professore mi guarda, e ride. So che faccio pena, ma almeno non mi guardare così. Mi alzo e mi siedo sul prato, fissando il cielo.
«Ragazzo, lascia perdere. Puoi andare in classe.»
Disse mentre prese un fazzoletto e me lo passa. Lo metto sul naso, e prima che io possa alzarmi si siede accanto a me.

«Ragazzo stai bene? Sei più distratto del solito.» Scuoto la testa. «Ti va di parlarne? Tanto non c'è nessuno ora.»
«Prof. A lei non importerebbe niente.»
«Chi l'ha detto? Io sono sempre disponibile per i miei alunni, soprattutto perché tu in educazione fisica vai bene, non benissimo, ma non sei messo male.»
«Semplicemente ho avuto una notizia… ma non so il perché mi ritrovo così. Professore, l'è mai capito che una persona gli disse che aveva una nuova cotta, e tu crolli anche se non provi nulla per questo soggetto?»
«Ne sei sicuro che non provi nulla?»
«Sì.»
«Allora non so aiutarti.»

Mi giro. Mi alzo e inizio a camminare verso l'entrata della scuola. Sento che il professore ha tirato un sospiro, tranquillo professore, anch'io ho perso le speranze con me stesso. Rientro in classe, ancora con questo fazzoletto in mano. Alcuni stanno ridendo in sotto fondo, altri come Larry e Jacopo mi guardano preoccupati.
«Stai bene?» Dice sottovoce Ray. Io annuisco solamente, senza neanche rivolgergli lo sguardo. Il professore di chimica mi guarda per qualche secondo, poi riprende a spiegare. Tolgo il fazzoletto dal naso, notando che ormai è rosso, e non posso più utilizzarlo. Ne prendo un altro tenendolo con una mano. Con l'altra scarabocchio il quaderno, facendo di tutto tranne che ascoltare la lezione. Volevo impegnarmi oggi, ma non ho fatto niente se non guai.

La giornata finisce, e io sono rimasto al mio posto tutta la giornata, se non facevo nulla non combinavo guai né a me né agli altri. Mantengo lo zaino solo da una spalla, mentre torno a casa, da solo, mi fermo e cambio strada. Mi fermo un secondo, e prendo un pacchetto di sigarette e l'accendino che ho preso (di nascosto) a Jacopo. In realtà non sapevo fumasse. Ne accendo una e fin qui riesco a farlo, il problema è solo aspirare, non avere nessuno con cui imparare e non sapere come fare è strano, tutto molto strano.