𝙿𝚛𝚘𝚕𝚘𝚐𝚘

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Cammino spedita, l'erba è alta e umidiccia deve aver piovuto parecchio in questi ultimi giorni.

Le mie scarpe di tela si infossano nella terra bagnata e l'umidità penetra all'interno, bagnandomi i calzini.

Nell'aria c'è il solito odore di fumo, qualcosa di zuccherino vanigliato e foglie secche.

Arrivo finalmente alla fine del sentiero, davanti a me c'è una casa che un tempo doveva essere una villa gloriosa.

Non è come l'ultima volta che sono stata qui.

La musica che alleggia nell'aria è cambiata, è tetra.
Il suono dolce del violino è stato sostituito da un pianoforte scordato.

Le farfalle bianche e azzurre che volavano sopra fili di erba rigogliosa non ci sono più, cadaveri di flora fanno da padroni in questo posto che non riconosco.

Sono passate solo due notti.

Varco la soglia e il rumore diventa sempre più assordante, i tasti premuti violentemente mi creano angoscia e il mio cuore batte sempre più velocemente come un tamburo impazzito.

Dove sei?

Cammino oltrepassando le camere, seguendo il suono della casa che sembra abbandonata a sé stessa.
È come se cercasse di parlarmi, sibila spaventosa.

Le finestre sono rotte, ci sono vetri sparsi ovunque e le bianche tende svolazzano al suono incessante del vento freddo.

Ad ogni mio passo l'aria si fa sempre più gelida e il ghiaccio cristallizza i mobili e gli oggetti antichi sparsi.

Guardo il fumo condensato che esce dalla mia bocca, i tremiti del mio corpo mi irrigidiscono i muscoli a tal punto che mi blocco.

Un'aura misteriosa mi invade, come se fosse una persona venuta ad accogliermi.

Mi faccio forza e proseguo, cercando di riscaldarmi con le mie mani, le passo freneticamente sulle braccia.

Cammino lungo i corridoi spogli, dai muri scrostati.

Edere rampicanti si sono impossessate delle pareti, il pavimento scricchiola e quando raggiungo l'ultima stanza la musica si blocca di colpo, facendomi sussultare.

Un ragazzino si alza di scatto, ha un camice bianco logoro e i capelli chiari corti.

Non riesco a vedere il suo volto o i suoi occhi, ma non promette niente di buono.

Mi trasmette angoscia, paura, posso percepire la sua disperazione.

Si gira nella mia direzione e mi punta il suo sottile dito contro.

«Mi hai abbandonato!» urla con tutta l'aria che ha nei polmoni, mentre trattiene qualche singhiozzo, le lacrime gli rigano le gote arrossate.

Io, cosa? No!

«Dovevi proteggermi, invece mi hai abbandonato» la voce si spezza dalla rabbia ma non sembra la voce di un bambino, è bassa e graffiata.

Io, no!

La voce non mi esce...

No, mi ripeto nella mente.

No, lui urla e io mi sento sprofondare.

No, non mi sente.

No, tutto sembra meno chiaro, sbiadito.

  Mi sveglio, di soprassalto.

~•~

Spazio Autore:
Buongiorno, piccola curiosità che vi potrà servire nel corso della storia:

Alcune vicissitudini che troverete, come qualche luogo o personaggio ha preso veramente forma durante i miei sogni.

Scrivo direttamente con il cellulare perché a volte lo faccio in fretta per ricordarmi cosa ho visto, quindi scusate qualche errore.

Ci terrei che me lo faceste notare se così fosse, in modo educato grazie.

Detto questo, buona lettura! 📚

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