𝟷𝟿♥︎𝙵𝚘𝚛𝚋𝚒𝚍𝚍𝚎𝚗 𝚕𝚘𝚟𝚎

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-Quanta forza ha un cuore che
rimane gentile nonostante tutto?

-Quanta forza ha un cuore che rimane gentile nonostante tutto?

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Sento freddo.

Il vento ulula mentre mi accarezza le gambe scoperte, non credo di essere mai stata in questo posto.
Sembra disperso in qualche regno lontano, è notte e questo sonno non è tranquillo come gli altri lo percepisco dalla pelle che mi manda segnali di allarme.

Freme, vibra e si elettrizza; tutti i miei recettori sono attivi e mi stimolano in cervello in continuazione.
Sono in un incubo? O è un altro sogno strano?
Mi hanno detto che nessuno è in grado di manipolare i sogni, eppure, me lo impongo quando sento il pericolo; voglio scappare.

Mi guardo attorno, l'erba è alta e io sto scalando una collinetta seguendo passaggio che è stato delineato da qualcuno prima di me.

Il buio totale del cielo non mi permette di vedere bene i contorni di questo quadro tetro, non ci sono grilli o animali notturni che riempiono di suoni la notte.

È tutto così inspiegabilmente silenzioso, nemmeno il mio respiro sembra produrre alcunché.

Proseguo guidata solo dal mio istinto, vengo invasa da un senso di sollievo quando riconosco i miei amici.
Era da molto tempo che non li incontravo nei miei sogni, non ci sono tutti però.
Mancano Nit e Mizra, corro verso di loro sollevata ma qualcosa non torna; i loro musetti captano qualcosa.

«Devi andartene» dice Hael con tono severo, arresto la mia camminata ancora prima di raggiungerla.

«Dove mi trovo?» chiedo guardando gli alberi contorcersi come se provassero spasmi di dolore.

«Ti stanno osservando» dice la dolce Isabel, il suo manto è sollevato indice che qualcosa la preoccupa.

«Chi mi osserva?» riporto lo sguardo di fronte a me, tanti occhi gialli spuntano dai cespugli fitti e scuri.
Mi scrutano attentamente.

Inizio ad indietreggiare, il mio sesto senso mi dice di scappare.
Il modo insistente con cui mi osservano senza sbattere le palpebre mi mette agitazione, li sento addosso come se potessero toccarmi.
Non capisco se i graffi brucianti che mi incidono le caviglie e i polpacci siano veri o frutto solo del vento gelido che mi frusta le gambe con raffiche sempre più insistenti.

Mi giro di scatto e corro dalla parte opposta senza guardarmi indietro, inciampo un paio di volte e una voce sussurra qualcosa.

Mi tappo le orecchie con le mani, ma non serve perché si insinua nella mia calotta cranica.

" Nell'abisso nero di dolore, si muove l'ombra fatale..."

Premo i palmi ancora più violentemente da procurarmi quasi dolore ma questa voce non cessa e continua insistentemente a violarmi la mente.

«Lasciami s-star...» provo ad urlare con tutta l'aria che mi rimane nei polmoni.

"...in un volto senza nome, la profezia si cela e si rivela.>>

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