𝙻𝚊 𝙲𝚊𝚌𝚌𝚒𝚊.
ɪʀɪɴᴀ
15 giugno 2012
Couturie, New Orleans
Louisiana, USA
Ore: 15:48Erano passati troppi anni da quando non mettevo piede in quella casa.
Un tempo quella tenuta in mezzo al bosco era il posto dove noi Fagarò andavamo a caccia. Imitavamo un po' per scherzo quei reali snob di un tempo e trasformavamo le serate di ogni stagione in una specie di teatrino dove tutti erano felici.
La casa in sé non era grande come le altre di proprietà della famiglia. Non aveva terrazze pacchiane e non gridava lusso.
Era una casa semplice e modesta in mattoni rossi, tetto spiovente e vecchie finestre in stile vittoriano, in legno, bianche e sofisticate.
L'ultima volta che ero stata lì, ricordai bene, era stato poche settimane prima della morte di papà. Rammento bene quel giorno perché era stato lì che mi aveva regalato il libro e mi aveva detto che presto mi avrebbe dato il resto del regalo.
Peccato, non aver mai saputo che cosa ancora avrei potuto ricevere da lui.
Ad ogni modo, a prescindere da tutto, avevo bei ricordi lì.
Tanti bei ricordi.
Appena vi entrai, il passo mi portò in salotto, dove accanto al camino, su un vecchio mobile, c'erano ancora le foto di tutti i membri della famiglia.
Ne presi in mano soltanto una e la scrutai senza rendermi conto di sorridere.
In quel momento anche Edgar entrò. Il suo sguardo andava spedito in ogni angolo. Doveva assicurarsi che quel posto fosse inespugnabile perché sarei rimasta lì per qualche giorno mentre lui sarebbe andato a scovare i laboratori di zio Jo. Avrebbe fatto terra bruciata di tutte le sue attività personalmente. Aveva voglia di sporcarsi le mani e io, questa volta, non l'avrei fermato.
Quando mi affiancò e vide la foto che avevo mano, mi sembrò di vederlo sorridere. «Dovresti portarla a Las Vegas.»
Ridacchiai e rimisi la foto al suo posto. In quel inquadratura ero io da bambina. Avevo forse nove o dieci anni e, posando in un angolo del giardino, tenevo con orgoglio un fucile in mano.
«Forse dovrei, sì.» risposi e, afferrandone un'altra, più nascosta e più piccola, sospirai e mi voltai. Per brevi attimi il mio sguardo aveva impresso i pochi cambiamenti capitati in quel posto. «Ho sempre amato questa casa.» affermai, «Papà veniva a caccia qui. Ci portava i suoi uomini e poi la sera mangiavano tutti insieme. È qui che ho imparato a usare un fucile.» raccontai a Edgar e tornai ad abbassare lo sguardo.
In mano avevo una foto della mamma.
Era giovane lì e seduta sul divano, teneva un neonato tra le braccia. Quel neonato era Igor. Ricordai di quella volta che con la stessa foto in mano avevo chiesto di lei a papà. Era stata la prima e l'ultima volta che accennammo a lei. Gli avevo chiesto se gli mancasse. E con mia grande sorpresa lui aveva detto di sì. Gli mancava aveva ammesso ma poi si era di colpo rattristito e con sguardo assente l'aveva ripetuto. «Mi manca. Mi manca così tanto che la odio.» aveva detto.
Era stato lì che avevo pensato che il loro matrimonio fosse stato soltanto un brutto scherzo del destino.
Edgar mi cinse in vita e mi attirò più vicino a sé. Mi lasciò un bacio sulla tempia e io chiusi gli occhi. I miei ricordi svanirono, sbiadendo al suo tocco caldo e sicuro.
«Divertiti.» mi sussurrò poi.
Aprii gli occhi e incontrai i suoi. Quei due punti neri mi fecero sorridere. «Farò la brava.» gli promisi innocentemente.
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Devotion 2 // Perfidia E Inganno //
ChickLitSecondo libro della serie Devotion. -ᴘᴇʀ ɪʀɪɴᴀ, ᴘᴇʀᴅᴏɴᴀᴍɪ. 🔞TW *La storia inoltre finisce con un cliffhanger