𝓒𝓪𝓹𝓲𝓽𝓸𝓵𝓸 16

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𝙸𝚕 𝙲𝚘𝚗𝚝𝚛𝚊𝚝𝚝𝚘.

ɪʀɪɴᴀ

7 giugno 2012
Medina, Seattle
Washington, USA
Ore: 18:46

La proprietà di Berger si trovava sulla riva del lago Washington. Un vasto terreno per lo più protetto da alcuni ettari di una fitta foresta sempreverde che nascondeva una lussuosa villa in stile mediterraneo, con finestre ad arco e ampie terrazze con balaustre in pietra.

La festa che aveva organizzato non era affatto intima ed erano i tanti a presentarsi al cancello della proprietà.

«A questo Berger di certo non manca lo stile.» commentò Ivan Jr, quando passammo la sicurezza.

All'evento a quanto pareva tutti i Fagarò erano i benvenuti e di certo non potevo far mancare mio fratello, l'unico che aveva davvero diritto di contrattare con l'inglese a nome della famiglia.

Appena prima di arrivare dietro la casa, nel giardino con la vista sul lago, dove si sarebbe svolta la festa, gli diedi uno sguardo veloce e notai come per l'ennesima volta tentava di far allentare il papillon del suo elegantissimo smoking.

Sospirai, lasciando andare il braccio di Edgar e costrinsi mio fratello a mettere giù le mani. Lui storse il naso come un bambino imbronciato ma non disse nulla.

«Nervoso?» gli chiesi sistemandogli il colletto della camicia e ridando al papillon la sua forma iniziale, prima che lui ci mettesse lo zampino.

Gettando occhiate incerte attorno a lui, alla mia domanda si fermò a fissarmi. «Ancora mi chiedo come fai a non esserlo tu.» mormorò.

Gli sorrisi, divertita. «Non è la prima volta e nemmeno l'ultima che sono costretta a metterli in riga.» risposi, «Ora va, mangia qualcosa e...divertiti finché non comincia.» Lui annuì, mi oltrepassò ma gli presi il braccio all'ultimo e lo fermai. «E un'ultima cosa...»

«Non prendo a pugni nessuno, promesso.» mi interruppe lui.

Annuii, lo lasciai andare e tornai da Edgar.

Era rimasto solo e si era appoggiato a un tavolino poco distante dalla piscina nel suo smoking nero fatto su misura, a cui tuttavia mancava il papillon. Non appena gli fui di nuovo accanto, lui mi cinse i fianchi con un braccio e io mi appoggiai al suo corpo quasi a lasciare che il mio timore, che qualcosa andasse storto, si dissolvesse in lui.

Mi guardai attorno, trovando tra i vari uomini della sicurezza, Markus e Ray, ma non Elliot. «Dov'è Elliot?»

«A fare il cretino.» rispose irritato.

Sospirai. «Siamo arrivati in anticipo. Non ho ancora visto nessuno.»

Lui mi strinse di più a sé. «Rilassati, Irina.» mi sussurrò sulla tempia prima di lasciarmi un bacio. «Saranno qui da qualche parte, presto li vedrai.» mi rassicurò. «Berger è lassù.» mi informò poi e io guardai la seconda terrazza dove mi stava indicando.

Era un uomo sulla cinquantina, capelli grigi, alto e molto probabilmente ignaro della presenza dei Dutton alla sua festa. In quel momento stava parlando animatamente con alcuni ospiti, quelli a cui era permesso raggiungerlo lassù ma era sua figlia che non avevo ancora avuto modo di vedere.

Era troppo presto per individuarla perciò, momentaneamente, misi da parte la questione e portai lo sguardo in direzione del lago. «Facciamo una passeggiata?» chiesi a Edgar.

Lo presi sottobraccio e scendemmo le gradinate per raggiungere le sponde del lago dove due barche stavano a mollo.

Se c'era una cosa che potevo invidiare in quel momento era il panorama. Il lago di Washington era davvero incantevole e Las Vegas non offriva una natura simile. «Guarda che vista.» dissi con un filo di voce stringendomi nelle spalle con lo scialle di pelliccia che mi copriva le braccia.

Devotion 2 // Perfidia E Inganno //Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora