𝙸𝚜𝚝𝚒𝚗𝚝𝚘
ɪʀɪɴᴀ
16 luglio 2012
Kyle Canyon, Las Vegas
Nevada, USA
Ore: 11:24La prima cosa che aggiunsi di mio nell'ufficio a Kyle Canyon fu il libro di mio padre. Quel ultimo pensiero di lui meritava il suo spazio, se non più nei miei incubi, in quel posto dove io avevo calcato i miei progressi.
Lo nascosi tra due libri dietro la scrivania, uno sull'economia globale e l'altro sul sistema bancario e rimasi lì a fissarlo.
Successe, che tra una cosa e l'altra, mentre pensavo all'inizio dei preparativi per il matrimonio – il secondo matrimonio tra me e Edgar –, avevo pensato di nuovo a quel Idiota di Ivan Fagarò.
Perché aveva detto a Jo e Vera che soltanto io sapevo dove fosse finita la loro parte di eredità? Perché in punto di morte aveva dato loro un'informazione errata condannandosi a una fine barbara?
Dov'erano finiti veramente tutti quei soldi?
Da una certa prospettiva, seppur ero arrivata a far parlare tutti, la mente di mio padre mi era rimasta ignota. Tutto si era svolto attorno a lui. Ogni cosa l'aveva toccato ma mai una volta avevo capito che cosa veramente stava accadendo nella sua testa.
Il problema a quel punto fu che avevo ormai finito le carte.
Non era più rimasto nessuno da spremere per arrivare a lui e quel fatto, per quanto era difficile ammetterlo, mi deprimeva.
Lasciato lì, il libro, tornai in città.
Dovevo ancora consegnare l'anello di Abel a Sarah e lei mi aveva detto di raggiungerla al cimitero. Davanti alla lapide della ragazzina che mio cugino aveva ucciso.
Il posto era deserto quando scesi dal SUV e lei era già lì, in piedi con lo sguardo fisso sulla lapide.
Il sole accecava, il vento era pressoché nullo e mentre attraversavo la collinetta che separava la stradina dalla tomba, cercai di non dare spazio ai brutti ricordi.
Sarah aveva una grossa valigia e un borsone accanto a sé.
Due mesi prima mi aveva detto che subito dopo la cerimonia di consegna della laurea avrebbe lasciato per sempre la città insieme a Fiona. Erano passate ormai tre settimane dalla laurea. L'altra ragazza, era andata via, e lei no. Pensai allora, in vista di quella valigia, che finalmente si era decisa ad andarsene anche lei.
Evitando superflui saluti, appena le fui accanto, mi abbassai per lasciare un mazzo di dalie rosse.
«Hai detto che avevi qualcosa per me.» disse Sarah, prima ancora che sistemassi quel mazzo.
Sentii una certa fretta nella sua voce. Ebbi come la sensazione che lei sapesse già perché era lì.
Senza pormi fretta, tornai in piedi. «È così.»
Presi fuori dalla borsetta l'anello e glielo allungai senza dirle nulla.
Sarah lo afferrò e portandoselo davanti agli occhi, lo studiò senza fiatare. Lo sguardo cupo aveva riempito il suo silenzio di parole.
Ricordava.
Aspettai che lo gettasse via ma lei non lo fece.
L'aveva portato nel palmo della mano, l'aveva stretto in pugno e alzato gli occhi davanti a sé. Ci mise parecchia forza a farlo, tanto che la mano le tremò e le nocche le divennero bianche. «Dimmi che ha sofferto.» disse con un filo di voce.
La accontentai. «Ha supplicato che succedesse subito ma non è stato ascoltato.»
Lei annuì, trasse un profondo sospiro e in silenzio scoppiò a piangere. Le misi una mano sulla spalla e la strinsi appena. «Spero che trovi la tua strada, Sarah.» mormorai, «Buona fortuna.»
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Devotion 2 // Perfidia E Inganno //
ChickLitSecondo libro della serie Devotion. -ᴘᴇʀ ɪʀɪɴᴀ, ᴘᴇʀᴅᴏɴᴀᴍɪ. 🔞TW *La storia inoltre finisce con un cliffhanger