𝙳𝚘𝚟𝚎𝚛𝚎.
ᴇᴅɢᴀʀ
19 giugno 2012
Allapattah, Miami,
Florida, USA
Ore: 22:12Il giro d'affari di Joseph Fagarò stava per giungere alla sua inesorabile fine. Avevo architettato per lui una caduta rapida ma significativa. Un colpo fatale per uno che si considerava migliore di tutti.
Non valeva niente quello.
Aveva dietro di sé soltanto una scia di tradimenti.
Quando il fratello, il padre di Irina, gli aveva impedito di immischiarsi in giri che non rispecchiavano il lignaggio dei Fagarò, quello aveva piantato i suoi frutti a Miami.
All'epoca, quando lui decise comunque di andare contro gli ordini precisi di Ivan, i quartieri e tutta la grana illegalizzata che passava in quella città appartenevano ai colombiani e lui, usando il nome della famiglia, era riuscito a farseli amici anzi più di quello. Era diventato un loro socio e aveva costruito una piramide efficace, con lui sulla punta.
Sapevo che se avessi agito da subito, mi sarei trovato con uno scontro a fuoco contro più famiglie coinvolte, perciò, avevo creato un diversivo. La mia talpa all'interno della DEA aveva messo un intero dipartimento di polizia a sorvegliare i colombiani e i loro affari. Quelli si erano trovati fermi. Per non rischiare di dare evidenze agli sbirri avevano fermato le attività e per un paio di giorni la città era caduta nelle mie mani.
Le sedi in cui Joseph lavorava la sua roba erano nove. Avevo agito di notte, me ne ero sbarazzato di due alla volta, interrogando i suoi collaboratori per assicurarmi che non ce ne fossero altri, per poi giustiziarli. Gli scontri a fuoco non erano mancati ma i miei uomini erano gente addestrata. Ex-marines che avevo reclutato io stesso e che non erano lì per fare i gangster. Erano lì perché li pagavo bene, perché il governo non avrebbe mai dato loro ciò che gli avevo offerto io.
Quella sera avrei distrutto l'ultimo dei laboratori. Il più grande e a quanto pare anche il primo che Joseph aveva piantato a Miami.
Si trattava di un'autorimessa, un'attività che gli serviva da copertura per riempire auto sportive con kili di roba dal valore che si aggirava attorno due milioni.
Era furbo, dopotutto.
Abbastanza furbo da darsela a gambe.
Il figlio di puttana aveva lasciato la città subito dopo i primi due attacchi. Senza i colombiani, era troppo per lui, per un uomo del suo calibro, rimanere lì e rischiare la pelle.
Non mi importava.
Dovunque fosse scappato, l'avrei trovato.
«Irina è tornata a New Orleans.» mi informò Elliot.
Eravamo in un condominio a Allapattah, in una postazione che non desse troppo nell'occhio. Mancavano due ore al prossimo e ultimo assalto e poi sarei tornato a casa. Sarei tornato da Irina.
Elliot prese il suo fucile d'assalto e si sedette a tavola, davanti a me mentre io rileggevo un'ultima volta gli appunti della Finnegan. La visita era durata più del solito ma Irina stava bene. La dottoressa le aveva fatto le solite analisi e non aveva riscontrato niente.
«Qualche intoppo?» chiesi.
Elliot scosse la testa, concertato a caricare l'arma. «No.» rispose, «Ray ha fatto un buon lavoro. Tra qualche ora sarà qui.»
Non avevamo più parlato della decisione che aveva preso e il matrimonio che lo aspettava tra meno di un mese non sembrava agitarlo. In un certo senso, l'avevo visto cambiato e quello mi aveva costretto a deporre le armi.
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Devotion 2 // Perfidia E Inganno //
ChickLitSecondo libro della serie Devotion. -ᴘᴇʀ ɪʀɪɴᴀ, ᴘᴇʀᴅᴏɴᴀᴍɪ. 🔞TW *La storia inoltre finisce con un cliffhanger