𝚅𝚒𝚛𝚝ù.
ɪʀɪɴᴀ
6 aprile 2012
Tenuta dei Fagarò
New Orleans, Louisiana, USA
Ore: 14:47«I vecchi soci di tuo padre non vedono l'ora di conoscerlo.» disse l'avvocato William. «Stabiliremo presto i nuovi accordi e il retaggio dei Fagarò verrà ancora una volta riconosciuto tra le famiglie importanti dello stato.» mi spiegò, aguzzando le labbra in un sorriso perspicace di chi muoveva il timone dei potenti e lo sapeva far bene. Accanto a lui la moglie – Anna – una lontana cugina di mio padre, sedeva sul divano del salotto a testa alta.
In fondo alla stanza, sprofondato nella poltrona, Ivan scrutava accigliato il tavolino da caffè.
Quella mattina, avevo annunciato il mio ritorno a Las Vegas, incaricando William, sua moglie e il loro figlio – Kyle – a prendere le veci temporanee di mio fratello, obbligandoli così a trasferirsi in città.
Più persone l'avrebbero assistito nella posizione che gli stavo dando più sarei stata certa che l'impero sarebbe rimasto intatto e che, mentre io architettavo il modo più giusto per punire gli altri, lui sarebbe stato al sicuro.
Ma mio fratello non aveva ancora proferito parola. Si era lasciato manovrare come un burattino e sapevo che dentro di lui c'era ancora un tasto dolente da toccare.
Non aveva ancora superato il lutto.
Era passata poco più di una settimana, non potevo biasimarlo, ma io non ero come lui. Probabilmente mi sarei resa conto di averla persa soltanto quando le grinfie del suo doloroso passato sarebbero state spezzate, da me in persona.
Mi alzai dal divano, passando accanto a Kyle, andai davanti alla finestra, dove Markus aspettava la fine di quella riunione e guardai fuori, in giardino.
Vidi il piccolo Tj inseguire Fritz e dietro di lui Fannie cercava di acchiapparlo. Dal nulla, spuntò fuori anche Otto, afferrò Fannie per i fianchi e la attirò contro di lui. Lei, ridendo, si voltò e lo baciò.
Non approvavo la loro relazione anzi, non la capivo.
Otto non si meritava una come Fannie. Mio cugino sembrava non essersi reso ancora conto della posizione in cui stava e i rischi che stava correndo.
Sospirai e fui sul punto di andarmene.
Avevo promesso a Edgar di non metterci troppo e di raggiungerlo all'Hangar per le cinque di quel pomeriggio. Non vedevo l'ora di ritornare nella sua anzi nostra città, di riprendere le serate al casinò, le cene con lui e gli uomini a cui gonfiava l'ego per divertimento, e soprattutto non vedevo l'ora pensare a un piano.
«So perché è morta.» affermò Ivan all'improvviso. Il suo atteggiamento taciturno pareva aver deciso di ritirarsi e, sotto sotto, non aspettai altro.
Quando mi voltai per incontrare i suoi occhi, i presenti si erano alzati con l'intenzione di lasciare il salotto. «No, restate.» li fermai e trovai il volto di mio fratello.
Lo sapeva?
Sapeva della lettera?
Non gli avevo detto nulla e non avevo alcuna intenzione di farlo. Coinvolgerlo in quella storia avrebbe peggiorato tutto.
Lo studiai meglio.
I suoi occhi chiari erano privi di esitazione, come sempre non mi temeva, non mi vedeva come una minaccia ma non c'era abbastanza furia nel suo sguardo per provare che avesse letto quella lettera.
«Illuminami.» lo incitai allora, curiosa.
«Perché ha trovato la felicità qui ma non era comunque la stessa che aveva provato con lui.» rispose ma per quanto fossero state veritiere quelle parole, ebbi come la sensazione che comunque lui, ne avrebbe tratto il lato negativo. Era la stupidità giovanile ancora dentro di lui a contradire la sua intelligenza. «È da egoisti, non credi?» aggiunse, infatti, subito dopo.
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Devotion 2 // Perfidia E Inganno //
ChickLitSecondo libro della serie Devotion. -ᴘᴇʀ ɪʀɪɴᴀ, ᴘᴇʀᴅᴏɴᴀᴍɪ. 🔞TW *La storia inoltre finisce con un cliffhanger