CAPITOLO 15

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<<Papi cosa stai dicendo, sono io, Kate>> provo a ricordargli.
La paura che questo momento sarebbe arrivato mi ha divorato notte e giorno per anni, ma viverlo è un altro tipo di dolore.

<<No Katy è a scuola, tu eri andata via>> inizia a scuotere freneticamente la testa, iniziando ad agitarsi sempre di più. Provo a prendergli le mani, ma lui le sottrae allontanandosi sempre di più da me.

<<Tu chi sei se non sei la mia dolce Edith?>> i suoi occhi sono spalancati, e la sua testa si muove sempre più velocemente, insieme ai suoi battiti che risuonano sul monitor accanto a lui.

Io sono spaventata, non so che fare, mi asciugo le lacrime con la mano, ma non vogliono smetterla di fuoriuscire.

Ad un tratto la porta si apre e si avvicina a noi un'infermiera, la quale, dalle urla di mio padre capisce immediatamente cosa sta succedendo, e mi invita ad uscire dalla stanza per calmarlo. Ma io non riesco a muovermi, non posso lasciarlo così, non può non ricordarsi di me.

<<Signorina la prego di aspettare fuori>> Un'altra infermiera mi poggia le mani sulle braccia e mi accompagna verso la porta, e una volta varcata la soglia, mi lascio andare ad un pianto disperato. Le urla di mio padre cessano all'improvviso, ed entrambe le infermiere escono dalla stanza e si avvicinano a me, che ancora non mi capacito di ciò che sta succedendo.

<<Non si ricorda più di me. Non sa chi sono>> singhiozzo indisturbata. Una delle due donne, quella più minuta si accosta a me e preme il palmo della sua mano sulla mia spalla destra.

<<Signorina è tutto ok, lo abbiamo sedato, vedrà che al suo risveglio la memoria tornerà>> cerca di rassicurarmi.

<<Purtroppo ad uno stadio così avanzato della malattia, la perdita provvisoria della memoria è normale, l'importante è non farla diventare permanente>> cercano di spiegarmi, porgendomi un fazzoletto con il quale asciugo le mie lacrime e cerco di calmarmi.

<<La cura è iniziata da troppo poco tempo perché si vedano già gli effetti, bisogna avere pazienza e tanta forza>> conclude il discorso.

<<Quindi si ricorderà di me?>> chiedo tirando su con il naso.

<<Sì signorina, ora sì. Ma dobbiamo monitorare quanto frequentemente ha queste perdite di memoria a breve termine, perché una volta iniziate potrebbero diventare frequenti. La cosa più importante è che quando si verifica anche una distorsione della realtà, bisogna stare calmi, non allarmarsi, e comportarsi discretamente. Assecondarlo, qualunque cosa dice> Mi spiegano, ed io cerco di assimilare più informazioni il più possibile.

<<Ora cerchi di calmarsi, il paziente sta dormendo e sta bene. Vada a casa e torni domani, vedrà che sarà tutto normale>> mi sorride l'altra infermiera.

Così con estrema cautela mi incammino verso l'uscita dell'ospedale, ancora scossa dall'accaduto, e provo ad autoconvincermi del fatto che domani tutto questo sarà solo un brutto ricordo. Deve essere per forza così, non può dimenticarsi di me. È come se il suo cervello avesse rimosso gli ultimi anni trascorsi.

Nel momento in cui ho capito che stava succedendo davvero, tutto intorno a me ha smesso per un secondo di esistere, mi sono sentita impotente, inutile, ma soprattutto ero terrorizzata.

Guido fino a casa con mani tremanti, rischiando varie volte di fare qualche incidente, ma non so per quale mano santa riesco ad arrivare a casa sana e salva.

Sono ancora in dubbio sull'informare o meno mia zia dell'accaduto, ma alla fine decido di non farlo. Se davvero è qualcosa di passeggero non c'è bisogno di allarmarla. Domani mattina vedrò come sta e mi comporterò di conseguenza. Spero di trovare la forza giusta per affrontare anche questa.

Lettere dalla LunaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora