CAPITOLO 13

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Percepisco le palpebre bruciare, sensazione che mi provoca un forte fastidio e mi induce ad aprirle leggermente. Allora cerco di adattarmi lentamente alla luce solare che ormai orna il grande salone, mentre i ricordi della nottata riaffiorano nitidi. Non saranno passate molte ore, in quanto prima di addormentarmi, erano visibili fuori dalla vetrata, le prime linee chiare dell'alba, ma, nonostante ciò, mi sento abbastanza riposata. Quando finalmente riesco a svegliarmi per bene, noto immediatamente che il mio corpo è ora disteso sul morbido sofà, avvolto in una sottile coperta di cotone giallo, e sulle mie gambe, Allison è sparita. Stranita, mi metto a sedere e massaggio la testa leggermente indolenzita. La televisione è spenta, il telecomando è al suo posto sopra il mobile; quindi, è certo che qualcuno è passato di qui.

<<Oh miss Taylor, ben svegliata>> la voce di Isabelle mi fa voltare verso l'entrata della sala, ed è allora che la vedo nella sua solita divisa blu e bianca, impugnare uno spolverino tra le mani.

<<Che ore sono?>> le chiedo ancora destabilizzata.

<<le otto del mattino, tra poco serviremo la colazione>> mi informa la donna, iniziando a spolverare le varie mensole adornate a festa.

In effetti non avrò dormito più di tre ore, ma come mai mi sento così rilassata?

<<È stata lei a mettermi questa?>> dico alzando la coperta gialla per mostrargliela.

<<Oh no cara, io è la prima volta che metto piede qui dentro oggi, non sapevo nemmeno fosse rimasta a dormire. Se lo avessi saputo, le avrei preparato la camera degli ospiti>> si giustifica quasi mortificata, ma io mi sento in dovere di tranquillizzarla.

<<Ma non preoccuparti, è stato un puro caso, e poi sono scesa io giù perché non avevo sonno, poi devo essermi addormentata>> finito il discorso, vedo il volto della donna rasserenarsi, e riprendere le sue faccende domestiche.

Mi alzo dal divano e ripiego la coperta come si deve, adagiandola sul bracciolo della poltrona, poi, decido di andare a sistemarmi in bagno, e magari vestirmi, visto che stamattina dovrò andare in ospedale.

Nel corridoio però intravedo la signora Wonder camminare verso di me, e quando mi vede, non posso non notare il meraviglioso sorriso che mi rivolge.

<<Cara non sapevo fossi qui, come è andata ieri?>> mi domanda, mentre sprigiona eleganza sin dalle prime ore del mattino, nel suo pantalone morbido e classico beige e la sua camicia bianca.

<<È andato tutto bene, il vestito e le scarpe sono di sotto, non volevo svegliarla ieri sera. E mi dispiace di essere rimasta senza preavviso.>> la informo garbatamente.

<<Non preoccuparti, ne sono felice, ti aspetto di sotto per la colazione, vuoi svegliare tu Allison?>> mi propone, ricordandomi del fatto che lei non sa del nostro vero rapporto di amore-odio. Così, per non deluderla, mi sento in dovere di acconsentire alla sua proposta, e, dopo essermi sistemata e vestita mi dirigo davanti la cameretta della bambina. In realtà non credo di trovarla addormentata, perché sicuramente sarà stata lei a svegliarsi prima di me e sistemare tutto, anche perché l'unica persona sveglia a quell'ora era Isabelle, che mi ha confermato di non essere stata lei, quindi chi altri se non Allison?

E così rimango sorpresa quando, entrando nella cameretta, la trovo avvolta nel buio. Perciò avvicinandomi alla finestra, apro gradualmente le tende. Questo semplicissimo movimento, fa riaffiorare in me il ricordo di quando ogni mattina portavo la colazione a letto e mio padre, e lo svegliavo aprendogli le tende della finestra che dava sul giardino. Mi incanto per qualche secondo, bloccando ogni mio gesto, al pensiero di quel ricordo, ma poi, dopo essere tornata in me, spalanco entrambe le tende viola, illuminando la cameretta di Allison. Mi volto verso il letto, convinta di trovarlo vuoto, ma ecco che la figura minuta della marmocchia, è accovacciata sotto le lenzuola del suo letto a baldacchino, e sembra dormire di un sonno profondo. Non nego di essere davvero stranita da questa situazione, perché non riesco a capire come sia possibile che lei sia qui addormentata, come se non si fosse mai svegliata. Nonostante i miei dubbi, non ci penso più di tanto.

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