CAPITOLO 8

19 6 7
                                    




24 giugno 2023

Sono passati quattro giorni dalla festa di Lucas e finalmente Beatris mi ha confermato che lei e Jake si sono messi insieme. Cioè, in realtà la cosa è stata ufficializzata proprio quella notte che ha dormito da lui, ed il giorno dopo me la sono trovata davanti casa con due cornetti in mano ed un sorriso a 32 denti, mentre io ero a pezzi e con le mie due solite occhiaie da insonnia. Fatto sta che stesso quella mattina mi ha spiegato che oggi, 24 giugno, dovrò andare a casa della famiglia Wonder spacciandomi per lei, perché la bambina a cui dovrò fare da tata è finalmente tornata dal viaggio con la zia. Quindi ora sono nel pieno della mia agitazione davanti allo specchio, a cercare qualcosa di carino, ma non troppo serio da indossare.

Dire che sono nervosa è un eufemismo, perché non capita tutti i giorni di andare a fare una specie di colloquio di lavoro sotto falsa identità. Ma purtroppo dovrò abituarmi perché, se il piano funziona, io per quella famiglia da oggi in poi, sarò Beatris Taylor, figlia di Christian Taylor ed Elisabeth Bennet, cugina di me stessa... e la cosa fa già abbastanza ridere così.

Riesco a trovare una camicetta azzurro pastello che abbino ad una gonna bianca non molto corta. Lascio i capelli biondi sciolti sistemandoli leggermente con le dita e poi, nascondo il mio viso stravolto con un po' di trucco. Poso il rossetto nella pochette e guardando me stessa nello specchio, sussurro per tre volte la mia frase di rito: "ce la posso fare"

In macchina attivo il navigatore, dopo aver impostato l'indirizzo della casa. La dimora dista 25 minuti dal mio quartiere, ma per fortuna oggi pomeriggio il traffico non è stato un problema. Arrivo davanti ad un cancello, e vengo fermata dalla voce di un uomo che si frappone tra me e la struttura di ferro.

<<Qual è il suo nome?>> chiede. È un uomo che avrà una cinquantina d'anni, vestito di tutto punto.

<<sono Ka...>> fermo le parole giusto in tempo, prima di commettere il primo errore della giornata.

<<Beatris Taylor, ho un incontro con i signori Wonder>> annuncio sicura di me.

L'uomo preme un pulsante che consente al grande pezzo di ferro sbarrato di aprirsi e lasciarmi entrare. Da dietro quel cancello non ero riuscita ad ammirare la ricchezza all'interno della quale mi stavo addentrando, ma adesso, dinanzi a questa villa bianca e questo giardino immenso, abbellito da una piscina altrettanto grande, non posso che agitarmi ancora di più. Un altro uomo, questa volta vestito in bianco, mi affianca e mi indica con premura un posto nel quale parcheggiare la mia modestissima automobile. Esco dallo sportello e tiro un profondissimo respiro, poi, l'uomo in bianco mi chiede di seguirlo attraverso un vialetto abbastanza lungo, in mezzo ad un prato verdissimo.

Eccomi qui dinanzi ad una gigantesca porta, la quale viene gentilmente aperta dal bianchetto accanto a me. Lo seguo ammirando la bellezza degli ambienti attraverso i quali camminiamo, nel loro stile principesco, ma molto semplice ed elegante, fino ad arrivare ad un salone immenso illuminato dal sole grazie alle numerosissime finestre quadrate che costeggiano la parete, le quali a loro volta sono adornate da tende, dello stesso colore azzurro chiaro della mia camicetta. In un angolo della grande stanza ecco che un pianoforte a coda bianco attrae la mia attenzione.

<<Si accomodi, vado a chiamare il signor Wonder>> mi informa l'uomo bianco indicandomi un divano a 4 posti dello stesso colore delle tende, ai lati del quale sono posizionati altri due divani a 3 posti di colore bianco. Mi ci siedo sopra e attendo, udendo solo il rumore dei passi dell'uomo sul bianco parquet, che si allontana, fino a sparire dalla mia vista. La tensione non mi consente di starmene immobile e seduta ad attendere in silenzio, dato che le mie mani chiedono pietà per la quantità di volte che sto sfregando i palmi tra di loro dall'agitazione. Motivo per il quale mi alzo dal soffice sofà, ed inizio a girovagare per il salone. La televisione appesa al muro davanti a me è davvero grande, ma ad incuriosirmi di più, e è la mensola bianca in marmo affissa sotto di essa, sopra la quale sono disposte delle statuette e delle foto. Ne prendo una tra le mani raffigurante un neonato, che presuppongo sia la loro bambina, mentre gioca con una macchinina.

Lettere dalla LunaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora