Luna
È presto... è troppo presto!
Questo pensò la ragazza stesa sul letto, mentre la sveglia urlava il suo disappunto per essere stata ignorata per troppo tempo.
Infondo si sa, più si aspetta e più il rumore aumenta nella propria testa, ma è anche vero che delle volte alzarsi dal letto è più difficile che qualsiasi altra cosa la mattina.
Con uno sforzo immane, almeno così le sembro, la nostra eroina riuscì ad allungare un braccio e spegnere l'infernale oggetto, che per uno strano scherzo del destino era a forma di orsetto.
Doveva muoversi... doveva proprio muoversi e lo sapeva, quindi accelerò il processo che avviene tra lo svegliarsi e l'alzarsi dal letto, con un altro slancio di forza di volontà, si diresse furi dalla stanza e verso il bagno.
La casa era silenziosa, ma non era una novità, viveva con la sorella più grande, che spesso non rientrava.
Arrivata in bagno si scontrò ancora una volta con la consapevolezza di se stessa e del suo riflesso nello specchio, non le piaceva quello che vedeva, ma ormai conviveva con il suo aspetto da troppo tempo per rimanerci troppo delusa.
Dopo una veloce doccia, che la svegliò più del suono assordante dell'orso-sveglia si sentiva un'altra persona, molto più energica, molto più felice, molto più... in effetti, non sapeva nemmeno lei cosa, ma molto più.
Tornò nella stanza e si vestì molto frettolosamente, niente trucco e non si curò nemmeno di acconciare i capelli, solo spazzolarli per dargli almeno un po' di ordine, per fortuna erano corti e non ci volle molto.
Prima di uscire passò per la cucina per il rito mattutino di apertura frigo e dispensa, che come sempre non portava a niente, optò per una cozione nel solito bar vicino casa.
La nostra protagonista abitava al secondo piano in un vecchio stabile, nell'appartamento che sua sorella aveva preso in affitto da un po' di anni, ma ancora per poco, presto si sarebbe trasfertita in città per seguire i corsi universitari.
Con questa consapevolezza e le cuffie nelle orecchie si avviò verso un cappuccino e un cornetto che la stavano aspettando.
Salutò il barista, uno dei pochi che le sarebbe mancata in quel paesino, infondo conosceva poche persone.
- Il solito Tom, perfavore.
Bastò una sola occhiata al telefono per metterla in agitazione, cinque chiamate di Stefano, oh cazzo quanto poteva essere insistente di prima mattina.
Con un sospiro s'impose di chiamarlo, il telefono non fece in tempo a squillare nemmeno una volta che il ragazzo rispose.
- Finalmente!
- Buongiorno anche a te
- Non scherzare, dove sei? Faremo tardi.
- Sto per scendere da casa mia, solo il tempo di vestirmi - mentì – vienimi a prendere da qui se sei in pensiero
- Son sicuro che è tutta una balla... non vuoi prenderti il disturbo di venire fino a casa mia di la verità
- Assolutamente no... potrei mai escogitare certi giochetti col mio miglior amico?
- Fammici pensare un po'... Si ovviamente.
- Bene almeno mi conosci
Un sorriso le si stampò in faccia, parlare con Stefano la metteva sempre di buon umore, con lui non doveva fingere, non doveva limitarsi, poteva essere se stessa.
- Insomma vuoi muoverti? Sono proprio fuori dal bar, ti aspetto – e chiuse la chiamata.
Era sicurissima di trovarlo fuori, ma finì comunque con calma di fare colazione, si sa è il pasto più importante della giornata, non chè il più buono.
Uscì dal locale salutando Tom con un abbraccio e si avviò verso una fantastica moto, amava le moto, ne capiva poco di cilindrata e cavalli, se non stava attenta poteva fare figure davvero discutibili con chi se ne intendeva, ma di sicuro adorava l'adrenalina che s'impossesava di lei quando sfecciava per le strade.
La moto in questione non era la sua honda hornet, ora con sua grandissima pena, per non poterla usare, parcheggiata in garage, ma era la ducati monster di Stefano.
Salì e si mise il casco che l'amico le porse, dopo poco erano in viaggio per la città.
Oggi sarebbero andati all'università, avevano superato entrambi il test d'ammissione ed era stata organizzata una giornata per far conoscere la struttura ai nuovi iscritti, e nella serata ci sarebbe anche stata una festa.
- Tutto bene Luna? Sei stranamente silenziosa
- Una secchiona come me come non potrebbe restare in silenzio? Non vedo l'ora di arrivare!
Compiaciuto della risposta il ragazzo accelerò per diminuire il più possibile l'attesa che anche lui cominciava a non sopportare più.