Capitolo IV

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Emma

Il tour turistico continuò per poco, non era poi tanto interessante, anche se a giudicare dalle reazioni esagerate della nuova ragazza sembrava il contrario.

Questo suo ottimismo ed entusiasmo verso qualsiasi cosa rese molto silenziosa Emma, non sapeva se prenderla il giro o semplicemente assecondarla come faceva il suo amico.

Umberto invece ne era sempre più rapito, man mano che spiegava com'erano utilizzati i laboratori, alcune ricerche e progetti che erano in corso si appassionava.

Usava termini tecnici e difficili per una qualsiasi matricola, però erano essenziali per spiegare il tutto, ma la ragazza non diede segno di confusione, anzi rispondeva con ancor più vigore mostrando tutta la sua saccenza... che secchiona, pensava Emma mentre si divertiva nel vedere i due ragazzi che pendevano ormai dalle labbra di quella piccoletta.

Si ritrovò a osservarla più volte, ma la trovava comunque insignificante, gli occhi erano marroni, sempre attirati ovunque, spesso anche verso il suo amico, ma senza il suo rapimento... povero mi fa quasi pensa, si ritrovò a ripensare.

Indossava una semplice maglietta e dei jeans, abbastanza sportiva, e soprattutto molto ordinaria.

Arrivati nel cortile si diressero verso un campo da calcio e uno di pallavolo, dove erano intenti a formare delle squadre per coinvolgere ancor più le matricole e fargli fare conoscenza con gli studenti più vecchi, era il limite del sopportabile per Emma, salutò malamente e si diresse verso gli spalti, lontana dagli altri studenti.

Si stese, rimettendo le cuffie e chiudendo gli occhi sperando in un po' di tranquillità... ma Umberto e Stefano non erano d'accordo con lei evidentemente, visto che si avvicinarono e cominciarono a conversare.

Ormai esasperata li guardò e abbandonò il proposito di un po' di pace ascoltandoli.

- Si è quel tipo di persona – stava spiegando Stefano

- Non ne esistono molte, state insieme? – era ovvio l'argomento di conversazione.

Emma alzò gli occhi al cielo e commentò

- Ovviamente no

Il ragazzo arrossì di colpo.

- È così evidente?

- Che gli muori dietro non ostante la sua totale indifferenza? Solo un po' - rispose con un ghigno

Visibilmente irritato si girò verso i campi e sicuramente non avrebbe risposto, quindi fu la ragazza a parlare.

- Che tipo di persona è? E soprattutto dove l'avete abbandonata?

Umberto la guardò e rispose con un sorriso

- Sta giocando con gli altri... prima dicevo che mette a suo agio chiunque, ti affezioni subito a una così.

- Se lo dici tu...

- Ah giusto, Emma cuor di ghiaccio – rispose prontamente il ragazzo

Il commento voleva essere maligno, ma lei invece se ne compiacque, era proprio quello che voleva dar a vedere.

Cerco la ragazza con lo sguardo tra le giocatrici di pallavolo inutilmente, la trovò tra i ragazzi nel campo da calcio... e questo la colpì.

Rimase in silenzio a osservare la partita, mentre i due tifavano e gridavano a ogni azione, la ragazza ne capiva ben poco, non amava molto lo sport, non amava molto qualsiasi cosa in cui ci si dovesse relazionare troppo con gli altri e non capiva come ci si potesse divertire nel correre e sporcarsi tanto.

Evidentemente Luna non la pensava così, era molto veloce nel correre da una parte all'altra del campo, visibilmente raggiante e notevolmente più brava di altri che la circondavano.

Più volte cadde e non mancò mai di rialzarsi, tutte le volte Emma saltava un battito, ma non ci badò troppo, anzi più rimaneva seduta più s'infuriava.

Spesso dei ragazzi si fermavano a parlare con lei, scherzavano, ridevano

- Che ci trovate in lei?

Ci fu un lungo silenzio, e dopo uno sbuffo Stefano rispose

- Non puoi capire, non la conosci, guardala

Emma si rivolse ancora verso il campo, continuava a reputarla insignificante, e ormai irritante

- Lei nemmeno sa di fare quest'effetto alle persone – continuò il ragazzo e l'argomento non riprese.

Era decisa ad andarsene, ma aspettò la fine della partita e si allontanò senza una parola, non aveva più nemmeno ascoltato i due ragazzi che avevano continuato a parlare di altro tutto il tempo.

Mentre scendeva incrociò Luna che si aviava verso i due rimasti sugli spalti, accaldata e sudata, la salutò raggiante, ma non ricevette risposta, Emma si limitò a osservarla.

- Abbiamo vinto – le comunicò con un sorriso abbagliante

- Abbiamo?

- Certo noi matricole, wuao... sono davvero bravi!

- Non ne capisco molto mi dispiace – rispose evasiva mentre riprendeva a scendere.

- Ci sarai stasera per la festa? Me ne hanno parlato dei ragazzi giù al campo, magari ci divertiamo, è all'aperto qui in cortile.

Un po' sorpresa dall'insistenza della ragazza non riuscì a rispondere subito

- Perfetto ci troviamo all'entrata – si girò e si avviò su per le scale, ma dopo pochi gradini tornò indietro e le afferrò il braccio.

Sempre più irritata Emma la fulminò con lo sguardo, di solito le ragazze si preoccupavano e la lasciavano stare dopo un suo sguardo omicida, ma lei no.

Forse ultimamente aveva perso un po' del suo effetto, forse l'aveva usato troppo, questo la preoccupò e la confuse ancora di più

- Dimenticavo dammi il tuo numero.

Per un attimo un'ipotesi passò per la mente di Emma e rivolse lo sguardo a Stefan che le osservava da più su, ma non poteva essere.

Lei non è come me, si ritrovò a pensare.

Prese il telefono della ragazza, salvò il suonumero e senza replicare se ne andò, con nessuna intenzione di rivederli.

Mia immatura, imprudente, dolce... LunaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora