Capitolo X

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Luna

I litigi con Stefano ormai erano all'ordine del giorno, per cose stupide e non, ma la cosa peggiore era il senso di colpa.

Da quel giorno all'università Luna aveva capito di star solo perdendo tempo con lui, era decisa a lasciarlo, ma non sapeva come fare.

Quella serata in particolare era sola, dopo l'ennesima discussione, ancora infuriata era seduta sul divano, con la televisione accesa, ma senza prestare attenzione, era più occupata a pensare.

S'immaginava il ragazzo rientrare e come faceva sempre, essere più affettuoso possibile, così da sviarla e farla sentire troppo in colpa per affrontarlo, cercò quindi di trovare parole o modi per non cedere.

Il tempo passava e Stefano non tornava, Luna finì per addormentarsi e dopo molte ore, quasi verso mezzanotte, fu svegliata dal rumore del campanello e dal bussare insistentemente, alla porta.

Quando aprì trovò il ragazzo che barcollava e prima ancora di entrare un odore di alcol la superò, pietrificandola.

Si spostò dalla porta indietreggiando e l'altro la ignorò per buttarsi sul divano, dopo aver scaraventato un cuscino verso la televisione ancora accesa.

Luna guardò fuori dalla porta e vide le chiavi del ragazzo, evidentemente aveva provato a entrare da solo, le prese e le mise in una coppa, dove sicuramente da lucido le avrebbe trovate.

Andò in cucina e cercando di scrollarsi di dosso quella sensazione di ribrezzo, che ancora sentiva, riempì un bicchiere d'acqua e lo portò, con la bottiglia, in salotto.

Dopo aver posato entrambe le cose sul tavolino e aver spento il televisore, guardò meglio il ragazzo e dall'espressione vuota, quasi assente, leggermente corrucciata e anche grazie all'odore molto più pungente del solito, capì che non era solo alcol quel che aveva in corpo.

Non riuscì a far altro, che allontanarsi e tornare in cucina, dove si bagnò il viso e cercò di allontanare i ricordi che le affollavano la mente.

Dopo qualche minuto andò nella sua camera e chiuse un attimo a chiave, prese un paio di magliette e pantaloni, due cambi d'intimo e li infilò in una sacca, poi prese la borsa dove teneva i libri, s'infilo il giubbotto e dopo essersi guardata intorno si sedette sul letto.

Prese il viso tra le mani e trattenne un singhiozzo, le lacrime non dovevano scendere, si disse, si stese e cercò di riordinare le idee.

Non poteva affrontarlo, non ne era capace e soprattutto non ne aveva voglia in quel momento, se non stava attenta sarebbe solo scappata ancora.

Prese velocemente un foglio e scrisse alcune frasi per fargli capire di non cercarla e che sarebbe tornata per prendere il resto delle cose, rilesse e non aggiunse altro, c'erano cose che dovevano essere dette di persona e quando entrambe le parti fossero state in grado di capirle a pieno.

Per ultime prese le sue chiavi e uscì, ignorando il ragazzo e tutto quello che stava facendo.

Arrivò alla moto, dopo essersi infilata il casco partì e cominciò a guidare per le strade senza una direzione precisa, solo dopo un paio d'ore decise di chiedere asilo alla sola persona che le veniva in mente in quel momento...

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Aveva provato a mandarle qualche messaggio, ma non rispondeva, arrivò a casa sua e dopo aver suonato e aspettato qualche minuto, le aprì il portone senza chiedere chi fosse.

Arrivò alla porta, ma la ragazza che le aprì, non era quella che si aspettava, rimase immobile e confusa, mentre l'altra le corse incontro e l'abbracciò.

Mia immatura, imprudente, dolce... LunaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora