Capitolo V

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Emma

Una pessima serata, che andava a concludere una giornata quasi normale, doveva aspettarselo, qualcosa doveva pur renderla nervosa.

Era uscita con Chiara, Nicola e degli amici dei due, ma per tutta la serata la ragazza le si era incollata.

Non poteva allontanarsi, senza ritrovarsela dietro, non riusciva a parlare con nessuno, infatti, erano passate un paio d'ore da quando stava lì con loro e Chiara ne aveva monopolizzato l'attenzione.

Per un momento, aveva fatto un occhiolino al barman, quando si complimentò per il colore dei suoi capelli e per poco non venivano fulminati entrambi.

All'inizio la cosa era divertente ed Emma si divertì a esagerare facendo ingelosire sempre più quella ragazzina, ma pian piano cominciò a stancarsi, lei non dava segno di sfinimento, anzi si faceva sempre più pressante.

Da come la guardava, si capiva come, anche il ragazzo, si vergognasse della sorella... povero pensò Emma, ma poi si accorse che più di provare pena per lui doveva provarne per se stessa e per la fine che stava facendo... cosa che la fece infuriare sempre più.

Quasi non riusciva a respirare per quanto si sentiva oppressa, non poteva durare, ormai irritata finì per bere più del solito ed essere scontrosa con tutti.

La riportarono a casa e tanto per essere sicura che stesse bene, la ragazza, tanto premurosa, decise di rimanere con lei.

Appena entrata nell'appartamento, provò a baciarla più volte e dopo qualche minuto Emma, esasperata, decise di spaventarla un po'.

La portò in camera e strappandole, letteralmente, i vestiti la spinse verso il letto.

Abbandonò le riserve e si occupò di lei, un po' troppo rudemente, ma la ragazza dava segni di divertirsi più che scappare...

Ci volle un po', ma quando finalmente, stremata, si addormentò, Emma apprezzò il silenzio che aleggiava in casa e lasciandola dormire, più per riposarsi lei, che per far riprendere la ragazza, decise di farsi un caffè.

Era ora di scrollarsela di dosso, si disse Emma, era una settimana che la conosceva? O forse più? Le sembrava passato davvero troppo tempo, non era il tipo da sopportare con così tanta pazienza una persona.

Le tornarono in mente vecchi ricordi e mentre ripensava a come tempo prima si era fatta aiutare da Liberty a scaricare delle ragazze così, stupidamente sorrise.

Chiuse gli occhi e si abbandonò al ricordo, ormai troppo indietro nel tempo per essere vivido nella sua mente, non era sicura nemmeno dei particolari e questo le sembrò molto più amaro della bevanda che ancora doveva finire.

Con un sospirò accettò l'evidenza, ora lei era lontana, a chi poteva chiedere?

Pensò a Eliza, ma la ragazza conosceva troppo bene Chiara per essere convincente... a chi poteva chiedere?

Si accese una sigaretta e intanto pensava a quante ragazze abbastanza stronze e disposte ad assecondarla conosceva.

Le prime erano molte, le seconde, per lo meno in quello che voleva fare erano davvero poche, ma quasi nessuna aveva entrambi i requisiti.

Per un attimo un nome le saltò alla mente, osservò la sedia dove quel pomeriggio era seduta e se la immaginò mentre acconsentiva alle sue richieste, subito e senza riserve... ma chi voleva prendere in giro? Quella ragazza non sarebbe mai riuscita a ferire qualcuno... poi pensò a Stefano... ok, quella ragazza non era capace di ferire qualcuno intenzionalmente.

Finita la sigaretta andò verso il bagno e riempì la vasca, aveva ormai abbandonato l'idea che poco prima aveva avuto e finalmente si stava rilassando, nell'acqua calda, quando qualcuno da dietro cominciò ad accarezzarla.

L'acqua le sembrò gelare, come poteva il tocco di una ragazza, renderla così poco eccitata?

No... non di nuovo, pensò mentre lei cominciava a baciarla sul collo.

- Non sei ancora sazia? – chiese con un po' d'irritazione nella voce, ma probabilmente l'altra non se ne accorse.

- Mi è piaciuto tanto – rispose, invece, con la voce roca – Ancora.

Le fece posto nella vasca, e l'accontentò quasi meccanicamente, mentre l'altra troppo presa non se ne accorgeva.

Emma si decise finalmente, avrebbe chiesto a Luna di aiutarla il giorno successivo, in caso la ragazza si fosse rivelata non in grado della situazione avrebbe fatto da se, scaricando Chiara alla vecchia maniera, un metodo meno divertente e forse meno crudele, ma comunque efficace. (controllare e scegliere)

Luna

Stava preparando la tavola, mentre Stefano cucinava, tutto molto famigliare, ma leggermente sbagliato o almeno così le sembrava.

Si guardò in torno e per non pensare, cercò di fare conversazione.

- Tutto bene oggi? Com'è andata la giornata?

- Non ho fatto poi tanto, sono sempre stato all'università. Tu?

- Sono stata a casa di Emma per studiare – disse di getto per... per vedere la reazione del ragazzo?

- Com'è andata? – chiese l'altro senza pensarci, non gli importava.

- Ho capito molte cose, è molto brava.

- Non da l'idea di una che studia molto.

- perché? – si ritrovò a chiedere Luna.

- Non lo so, forse per l'atteggiamento che ha. – Disse il ragazzo per poi cominciare a canticchiare.

Strano le aveva dato fastidio quel commento, aveva notato più volte che la ragazza s'impegnava, almeno nello studio.

Continuò così pensando e muovendosi per la cucina fin quando Stefano non l'abbracciò da dietro e la tenne stretta.

- Mi sei mancata a pranzo – Eccolo che arriva... quel famigliare amico che ormai le faceva sempre compagnia, il senso di colpa.

Mangiarono parlando molto e Luna si sforzò di sembrare allegra, dopo Stefano cominciò a essere sempre più affettuoso e la portò in camera.

- So cosa ti serve, dopo una giornata così stancante – disse, ma in effetti, non sapeva poi molto, si ritrovò a pensare Luna.

Più tardi mentre il ragazzo dormiva, ormai stanco e lei sveglia lo osservava, finalmente si abbandonò a qualche lacrima.

Non poteva mostrarsi debole davanti agli altri, non poteva deludere Stefano o confidarsi con qualcuno.

Ma sapeva anche di non poter continuare, perché non condivideva i suoi stessi sentimenti.

Rimase sveglia qualche ora e le arrivò nel cuore della notte un messaggio... strano, chi poteva mai cercarla a quell'ora.

"Ho bisogno di un favore da te, domani pomeriggio ci incontreremo ancora per studiare e ti dirò tutto".

Il messaggio arrivava da Emma, ma non sapeva cosa rispondere, ci pensò molto poi, finalmente, si addormento senza inviare nulla.

Aveva almeno smesso di piangere e pensare a Stefano.

Mia immatura, imprudente, dolce... LunaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora