Qualche giorno dopo...
Luna
Si era alzata di buon ora e dopo una bella colazione, era uscita per un giro.
Passò per l'università, ma non le andava di studiare, quindi dopo aver vagato senza meta per il cortile e non avendo trovato nessuno con cui parlare, si era diretta alla biblioteca, un ottimo posto per perdere tempo, ma non quel giorno.
Dopo aver sfogliato qualche librò, uscì anche da li, le ore sembravano non passare mai, questo perché nel pomeriggio, doveva andare a vedere gli allenamenti della squadra di calcio di Marta.
Stefano chiamò e cercò di sembrare più interessato possibile, ma la rese quasi nervosa, conosceva troppo il ragazzo, per non capire quanto realmente gli importava.
Istintivamente chiuse la telefonata e chiamò Emma, ma la ragazza avendo fatto tardi il giorno prima non rispose immediatamente... per le prime cinque o sei volte e quando, finalmente, lo fece per poco non le urlava di andare a quel paese.
Interruppe più volte la chiamata, in un primo momento per la troppa euforia di prima mattina, chi avrebbe mai sopportato una cosa del genere? Poi per evadere dall'insistenza della ragazza, ma alla fine si arrese e aspettò che Luna esaurisse tutto quello che aveva da raccontarle.
- Ma non hai un ragazzo da infastidire? – Sbottò con gli occhi chiusi e ancora nel letto.
- Ci ho già provato, ma non è la stessa cosa.
- So che mi ami – disse sbadigliando e non sentendo la risposta.
- Luna dove ti trovi? - continuò
- Ehm... quasi a casa tua
- Cosa? Perché? Non ti aprirò mai il portone – annunciò stiracchiandosi.
- Mi ha già aperto una signora, sto salendo le scale
- Non ce la posso fare – disse un po' troppo esageratamente, ma divertita.
- Ho portato il caffè... - che palle pensò Emma, ma si alzò per farla entrare.
Chiuse la chiamata e appena la vide continuò.
- lascia pure il caffè e vai via.
Inutile dire che passarono la giornata insieme, fino alle sette di pomeriggio, quando luna si ricordò di avere un appuntamento e corse via.
Arrivò tardi e l'allenamento era già iniziato, si guardò intorno e prese posto sugli spalti, era quasi sola, più in basso si trovavano dei ragazzi e qualche gradino più in alto di lei due ragazze.
Guardò le giocatrici e ne rimase affascinata, tutte condividevano la stessa passione.
Riconobbe subito Marta, ma solo dopo un'ora riuscì ad avvicinarla, quando tutti si erano fermati per una pausa.
Cominciò a parlarle e ben presto altre della squadra le raggiunsero incuriosite, formarono una piccola folla alla quale si aggiunse anche Giorgio, ma furono subito interrote da un'altra ragazza.
- La pausa è finita ritornate. - disse con un tono molto duro
Marta guardò la ragazza e poi rassegnata anche Luna, la salutò frettolosamente e torno in campo.
L'altra, in un primo momento rimase ferma ad aspettare, ma quando tutte le altre la superarono, si avvicinò a Luna e cominciò.
- Sei nuova?
- Sono venuta solo per dare un'occhiata. - rispose frettolosamente.
- Fatto, ora puoi andare, disturbi gli allenamenti
- Non posso continuare ad assistere?
- Sarebbe inutile, ci incontriamo tra tre giorni, vieni attrezzata... sai scarpini decenti se non è chiedere troppo.
- C-certo, mi sembra ovvio - disse luna abbassando lo sguardo, in imbarazzo
- Cominciamo bene... – disse ironicamente l'altra guardandola
Era molto alta e aveva un'aria scontrosa e forte, ma ogni movimento era quasi armonioso, non sembrava una giocatrice di calcio.
Il fisico era asciutto e i capelli lunghi e castani, erano fermati da una coda e una fascia.
Non era una ragazza bellissima o molto possente, ma incuteva comunque timore, tanto che Luna si diresse verso l'uscita.
Dopo qualche ora le arrivò un messaggio di scuse di Marta, dove diceva che il capitano era molto più socievole di solito, ma oggi non era una buona giornata... il capitano evidentemente era la bruna.
Emma
Era stesa sul divano, in una posizione improbabile, mentre leggeva e le squillò il telefono.
Un suono veloce, non era una chiamata, scocciata allungò il braccio e prese il cellulare, finì il capitolo e poi finalmente controllò.
Le era arrivato un messaggio di posta elettronica vuoto, ma con 7 allegati, scaricò e poi incredula continuò a guardare una per una le immagini.
Le prime tre mostravano un ragazzo sorridente e il suo... studio? Era uno studio di tatuaggi... oh dio...
Le altre mostravano una ragazza con il petto nudo che sorrideva, la stessa stesa sul lettino e poco dopo mentre il ragazzo comincia a lavorare, l'ultima la più assurda mostrava il tatuaggio ormai ultimato.
Erano tre semplici parole, ricamate e chiaramente incise, contornate dal rossore della pelle, si trovavano sotto il seno sinistro "Ti penso sempre".
Emma non ci credeva... Liberty era diventata pazza?
La chiamò e quando la ragazza rispose, si ritrovarono entrambe in silenzio, aspettando la reazione dell'altra.
Fu lei la prima a cedere – Ma sei pa...
- Forse, ma non è mai stato un problema – la interruppe, non ancora pienamente sicura della reazione di Emma.
- Ma... ma col lavoro?
- Che importa? Risolverò in qualche modo
- Lib perché l'hai fatto?
- È un regalo di compleanno.
- Il mio compleanno è a marzo
- Ma il mio è tra due settimane, te ne sei dimenticata?
Cazzo... imprecò mentalmente
- No, come potrei dimenticarmene
- Lo sapevo... torno da te, quindi vedi di essere preparata.
E chiuse la chiamata lasciandola ancora incredula e spaesata, mentre riprendeva a guardare le immagini.