Capitolo VIII

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Luna

Una mattina, cinque giorni dopo la festa, Luna si ritrovò a girovagare per il paese, erano quasi le dieci di mattina ed era accompagnata da un orso bianco... in effetti non era un orso, ma ne aveva tutto l'aspetto... ok... non aveva mai visto un orso bianco, e quindi non poteva esserne certa, ma amava definire "un orso bianco" il pastore maremmano di suo zio.

Quella mattina era andata a trovarlo nella sua autofficina, un po' perché negli ultimi quattro giorni si sentiva sola, un po' perché adorava la compagnia del suo unico zio.

Il problema era che quando lavorava era impossibile parlare di qualcosa che non riguardasse i problemi di un veicolo.

Naturalmente lei lo sapeva già da tanto tempo, ma sfidò comunque la sorte... purtroppo non era molto paziente.

In un primo momento riuscì a gestire la situazione, ripeté solo un paio di volte "ciao zio" prima di essere ricambiata con un saluto, ma non passò molto tempo che a una qualsiasi domanda seguiva una risposta totalmente inadeguata.

"cosa stai facendo?" - "da stamattina tesoro"

"perfetto... cos'ha che non va quest'auto?" – "Ancora non lo so con precisione, esce troppo fumo nero, forse sono gli iniettori", naturalmente non sapeva cosa fossero ma annui e continuò.

"volevo passare a salutare la zia, la trovo a casa?" – "Ma no bambina, basterà pulirli". Inutile dire che adorava suo zio.

Continuò così, parlando quasi sola e girovagando per il locale, poi se ne andò seguita da Scar, l'orso-cane.
La buona notizia era che il cagnone fungeva come repellente per qualsiasi animale, escluse le mosche ma solo in rare giornate, la cattiva era la sua doppia funzione di calamita per le persone.
Molti, sopratutto i bambini, si fermavano incantati nel vederlo, lo accarezzavano, l'abbracciastrozzavano o alcuni tra i più intrepidi cercavano di salirci sopra... quasi fosse un pony.
Qualsiasi altro cane avrebbe reagito, mordendo o anche solo ringhiando, ma il ponyorsocane è sempre stato rotto, almeno per quel che ricordava.
La sua massima reazione, in qualsiasi situazione era uno sbadiglio.
Decise di andare al parco, in quelle giornate così calde erano pochissime le madri che preferivano, per i loro piccoli naturalmente, un afoso parco giochi alla frescura che si ritrovava al porto o nelle spiagge. Proseguendo però incontrò Stefano, ma dopo quasi quattro giorni che non parlavano riuscirono solo a salutarsi in modo abbastanza imbarazzante per entrambi e affrettarsi a prendere strade opposte... nessuno dei due aveva voglia di affrontare l'argomento così presto.

Si accomodò su una panchina e Scar si stese vicino a lei con la testa sul suo grembo, non poteva essere più esplicito nel chiedere di essere coccolato...

Luna lo accontentò quasi meccanicamente, la sua mente era troppo occupata, erano passati cinque giorni dalla festa e durante tutto questo tempo non era riuscita a metabolizzare l'accaduto.

Tornando in moto aveva accompagnato Stefano a casa sua, era andato tutto bene, ma appena arrivati la situazione si fece più complicata.

Il ragazzo, forse non ancora totalmente padrone di se, le si era avvicinato, sembrava tutto normale, era solo Stefano... solo Stefano con un nauseabondo odore di alcol.

Luna aveva sempre odiato quella puzza... le entrava dentro e risvegliava vecchi ricordi, odiava a tal punto tutto questo da allontanarsi istintivamente dal suo miglior amico.

Solo che il ragazzo interpretò il gesto in modo sbagliato, cominciò a infuriarsi e a parlare di tanto tempo sprecato, di quanto lei fosse stupida nel non accorgersi di niente o stronza nell'essere indifferente non ostante tutto... tutte frasi che solo dopo avevano avuto un senso.

Dopo, quando l'aveva afferrata per un braccio e attirandola forzatamente aveva provato a baciarla.

Avrebbe anche potuto accettare un bacio dal suo caro amico, avrebbe anche potuto rifiutarlo con un po' di gentilezza per non ferirlo troppo, di certo non si aspettava la reazione che davvero ebbe.

Prima lo spinse, con il risultato di spostarlo appena, visto la loro differenza di mole, poi liberò il braccio che ancora il ragazzo stringeva, infine tremando si allontanò velocemente lasciando la moto e correndo senza nemmeno una meta o una direzione definita.

Voleva solo mettere spazio tra loro... doveva correre come sempre aveva fatto... come aveva fatto molto tempo prima.

Eppure quella stessa sera aveva ricevuto un altro bacio... e anche se aveva avvertito il sapore dolciastro e acuto di una bevanda alcolica, la sua risposta fu un'altra.

Il risultato era stato comunque quello di allontanarsi, ma era stata molto più padrona di se, sapeva quel che faceva e sapeva di non poter rispondere, un po' per l'indifferenza di lei, un po' per la propria.

Eppure ripensando ora a quel primo bacio si accorse dell'evidente differenza, non per il sesso dei due ragazzi, ma per la rabbia, la brutalità e la prepotenza del secondo, rispetto alla dolcezza e delicatezza dell'altra.

Sicuramente Emma non gli aveva dato nessun motivo per provare paura.

Emma

Per la ragazza era un'abitudine ormai recarsi in piscina e nuotare per un paio d'ore, riusciva a schiarirsi le idee e a sfogarsi nello stesso momento.

Quella mattina cinque giorni dopo la festa non fu diversa, l'unica pecca era la stagione, col caldo le vasche si riempivano di gente uscita da chissà dove.

Questo la portò a rimanere meno e accorgersi subito di due chiamate perse e un messaggio che aspettava ormai da molto.

Liberty l'aveva chiamata due volte, cosa già strana, non avendo avuto risposta gli aveva scritto un messaggio, conteneva solo due semplici parole, forse le migliori che Emma avrebbe potuto trovare... "Sto tornando".

Questo la portò a riporre il telefono e tornare in piscina, ma questa volta ci rimase più del solito.

Mia immatura, imprudente, dolce... LunaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora