CAPITOLO DODICI

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Brianna's pov

<<Gabriele D'Annunzio era un autore italiano del Novecento, partecipò attivamente alla Prima Guerra Mondiale e scrisse una serie di romanzi tra cui il Piacere. Era un uomo e benestante, ma aveva la tendenza a spendere tutto ciò che possedeva in donne e gioco d'azzardo.>> spiega il mio professore di letteratura.

È l'ultima ora del sabato e il prof sta parlando del poeta D'Annunzio mentre io prendo appunti.

<<Era molto intelligente, ma dotato di un ego smisurato, tanto da sentirsi sempre al centro del mondo e...>> continua lui.

"Egocentrico" scrivo sul mio quaderno.

Egocentrico proprio come Jaki.

Dio, quel ragazzo è così pieno di sé, sembra quasi che si senta superiore rispetto a tutti noi. Forse è per questo che non partecipava alla conversazione l'altro giorno al bar. E per lo stesso motivo non mi ha quasi mai rivolto la parola ieri. E pensare che lunedì dovrò cominciare a lavorare con lui! Perché ho acconsentito? Spero che se ne sia dimenticato, dopotutto non mi ha più detto nulla. Però allo stesso tempo vorrei quasi che mi scrivesse. Magari era di cattivo umore ieri, forse in realtà non è così freddo e insopportabile e incredibilmente egocentrico in ogni momento della giornata, magari è solo un bel ragazzo che ha passato un brutto momento. Un ragazzo molto bello. Ripenso al suo sorriso e chiudo gli occhi per un momento, cercando di ricordarlo. Appena li chiudo lo vedo, impresso nella mia memoria in modo indelebile.

<<Signorina Campbell, cosa sta facendo?>> esclama improvvisamente la voce del professore.

Io spalanco gli occhi e mi accorgo di essere ancora in aula insieme alla mia classe e al prof.

<<Prendo appunti.>> rispondo, diventando tutta rossa.

<<Ad occhi chiusi?>> chiede lui.

Io scuoto la testa e lui mi fulmina con lo sguardo.

<<Stia attenta, non vorrei riprenderla nuovamente.>> mi dice.

<<Non accadrà.>> gli prometto io.

<<Sarà meglio. Stavo dicendo, a proposito di D'Annunzio, che...>> comincia, ma suona la campanella.

Per fortuna.

D'Annunzio è uno dei miei autori preferiti, ma ora sono un po' troppo distratta per affrontarlo.

Così metto il quaderno e la penna nella mia borsa, poi faccio per uscire dall'aula insieme ad alcune compagne, quando il professore mi ferma.

<<Brianna, aspetti.>> mi dice, chiamandomi per nome.

Io mi volto verso di lui.

<<Mi dica.>> rispondo.

<<Vorrei parlarle di una cosa.>> comincia.

<<Certo.>>

<<Cosa le sta succedendo? Oggi non era concentrata durante le lezioni.>> dice.

<<Non è vero.>> mento io.

<<Invece sì.>> insiste.

<<Ho altro per la testa.>> spiego, vaga.

<<Si tratta di un ragazzo?>> chiede.

Io arrossisco all'improvviso.

<<No!>> rispondo.

In realtà sì, o almeno in parte, ma sicuramente non voglio parlarne con il mio professore.

Anche se in effetti potrebbe capirmi, avrà una trentina d'anni ed è piuttosto simpatico. Però è pur sempre il mio prof di letteratura.

<<Allora cosa distoglie continuamente la sua attenzione dalla letteratura?>> mi chiede.

Ho fame e voglio andarmene, così decido di rivelargli parte del problema.

<<Probabilmente entro fine mese me ne andrò. Non ho abbastanza soldi per l'affitto e tornerò a Boston.>> spiego.

<<Oh, mi dispiace.>> commenta, appoggiandomi una mano sulla spalla.

<<Anche a me.>> sussurro.

<<Se c'è qualsiasi cosa che io possa fare non esitare a dirmela.>> dice.

<<Grazie mille, ma non c'è proprio nulla da fare.>> rispondo.

<<Sicura?>> chiede, avvicinandosi a me e fissandomi con i suoi penetranti occhi verdi.

<<Sì, e ora devo andare a pranzo, altrimenti arriverò tardi al lavoro.>> esclamo, allontanandomi.

<<Oh, certo. A lunedì, Brianna.>>

<<Buon fine settimana professor Evans.>> lo saluto, per poi dirigermi fuori dall'aula.

Ha assunto un tono di voce troppo confidenziale nei miei confronti, stavo cominciando a sentirmi davvero a disagio.

Penso a questo e a molto altro mentre mi dirigo verso il bar dove lavora Alison e dove io, lei e Vi ci incontriamo per pranzare ogni giorno.

Appena arrivo noto che loro due non ci sono e al nostro solito tavolo è seduto qualcun altro: Charles.

Alza lo sguardo e mi nota, così mi avvicino a lui per salutarlo.

<<Ciao Brianna, cercavi qualcuno?>> mi chiede.

<<In effetti sì. Hai visto Victoria e Alison?>> domando.

<<Sì, Alison ha appena cominciato a lavorare e Victoria è andata via poco fa mentre stava ancora mangiando. Ha detto qualcosa su una supplenza.>> risponde.

<<Davvero?>> chiedo.

<<Già, sembrava felice.>> dice lui.

So che a Victoria è sempre piaciuto insegnare e aveva offerto la sua disponibilità alla scuola media pubblica come supplente di spagnolo. A quanto pare l'hanno chiamata.

<<Mi aveva parlato di questa eventualità. Però io oggi dovevo pranzare insieme a loro ma sono stata trattenuta.>> spiego, guardandomi intorno alla ricerca di un tavolo, ma sono tutti pieni di studenti.

<<Se vuoi puoi sederti qui.>> dice, capendo il mio problema.

<<Grazie.>> rispondo, sedendomi di fianco a lui.

Cominciamo a chiacchierare, quando arriva Alison per prendere le ordinazioni.

<<Ciao Bri, sei arrivata finalmente.>> mi saluta lei.

<<Eh già, sono trattenuta dal prof di lettere per...>> comincio, ma lei mi interrompe.

<<Adesso c'è troppa gente, me lo spiegherai dopo. Ho già ricevuto tre mance e devo lavorare il più possibile. Ho capito il trucco per guadagnare di più: basta rubare i tavoli agli altri camerieri.>> dice.

<<Brava, continua così.>> le consiglio io, per poi ordinare ciò che voglio per pranzo.

That Summer NightDove le storie prendono vita. Scoprilo ora