binari umidi

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"la fiducia è un peccato, mi chiedo?"
Dazai Osamu

"la fiducia è un peccato, mi chiedo?"Dazai Osamu

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viaggio
/viàg·gio/

Giro attraverso luoghi o paesi diversi dal proprio, con soste e permanenze più o meno lunghe, allo scopo di conoscere, istruirsi, sviluppare o consolidare rapporti, divertirsi.

Ricordava nitidamente che era avvenuto d'autunno, tuttavia non in una giornata autunnale come le solite. Era un pomeriggio rigido e le nuvole plumbee minacciavano di piovere, stagliandosi prontamente sulla strada che avrebbe dovuto percorrere. Avvertì una goccia d'acqua posarsi sul suo naso e si affrettò a rifugiarsi sotto un riparo, strutturato per proteggere la panchina e i passanti sprovvisti di ombrello da temporali imminenti e sicuramente non considerati. In effetti Fyodor era un ragazzo calcolatore e prudente, non riusciva a capacitarsi di come potesse essere successo ciò che era accaduto e di come potesse essere ,sprovvisto del suo affezionato cappello, ad un passo dal prendere un treno senza conoscerne la destinazione. La stazione dove era arrivato era abbracciata da alberi che, legittimati e spronati dalla pioggia, stavano intonando un fruscio fuso al suono soffocato delle gocce d'acqua. Nella melodia si introdusse lentamente il suono metallico del treno in arrivo, attraverso la nebbia velata, creando una sinfonia disarmonica. Il treno sostò davanti alle panchine e Fyodor si alzò per raggiungere la porta e assicurarsi un posto da solo. Appena entrò percepì la differenza di temperatura che gli procurò un brivido lungo il corpo. All'interno la vista era nitida, senza la nebbia il cui solo obbiettivo era oscurare dettagli fondamentali dell'ambiente, e Fyodor adocchiò subito un sedile libero, provvisto anche di tavolo. Si accasciò sulla sedia, lasciando riposare la mente dopo giornate colme di imprevisti, nelle quali aveva trascurato il sonno e la salute. Finalmente poteva riposare in un posto caldo, senza dover pensare, in attesa di tornare a vagare.

Ebbe appena il tempo di socchiudere gli occhi che un rumore repentino lo fece tornare sull'attenti. Da sotto il tavolo che si accarezzava la nuca con il palmo, era sbucato un ragazzo.

Indossava abiti bizzarri: dei pantaloni larghi a strisce e una camicia in velluto candida rivestita da un gilet color carbone. I vestiti furono la prima cosa che Fyodor notò, essendo che il ragazzo continuava a tenere la testa sotto il tavolo. Finalmente, dopo diverse imprecazioni, si alzò in piedi, rivelando dei folti capelli nevati racchiusi in una treccia, ma la sua caratteristica più particolare erano gli occhi, tinti di due colori distinti: uno rispecchiava il cielo innevato, l'altro gli alberi in tempesta.

Fyodor s'irrigidì e, intuendo cosa il ragazzo stava per domandargli, si guardò intorno in cerca di posti liberi. Tutti i sedili erano occupati.

Quando riportò lo sguardo sul ragazzo, lui si era già seduto, senza chiedere, dall'altro lato del tavolo. Era una persona interessante dopotutto, non gli sarebbe dispiaciuto fare il viaggio con tale compagnia, tuttavia Fyodor non sarebbe riuscito a riposare in presenza di qualcuno, quindi si sistemò dritto sulla sedia e volse lo sguardo al finestrino.

D'un tratto si accorse che qualcosa era poggiato sulla sua scarpa. Si voltò, tentando di guardare sotto il tavolo senza scomodarsi, e notò una borsa singolare. Allungò il braccio verso il pavimento, osservato dallo sguardo curioso dell'altro, e sollevò la sacca. Era una borsa personalizzata, originariamente nera, adornata con spille e bottoni di ogni tipologia che avevano il compito di diversificarla da qualsiasi altra. Sotto gli ornamenti artigianali vi era un tessuto robusto, di cui anche la tracolla era fatta, ed era munita di una decina di tasche di grandezze differenti. Il ragazzo, che si era interessato alla scena, s'illuminò appena vide il corvino reggere la borsa.

"EHI, L'HAI TROVATA, LA STAVO CERCANDO" gridò, prima di scagliare il braccio verso la sacca, con l'intento di prenderla. Fyodor lo lasciò fare, percependo nel palmo la tracolla che veniva violentemente tirata via.

L'altro posò la borsa sul tavolo, scatenando il rumore di dozzine di decorazioni, e iniziò a frugare, assorto, tra le decine di tasche della sacca. Finalmente ne tirò fuori un cappello, tuttavia sembrava deluso. Fyodor, invece, si interessò notevolmente al copricapo: un caratteristico colbacco bianco latte, tessuto in lana. Il ragazzo bizzarro guardò il corvino, accorgendosi dell'improvvisa attenzione che gli stava rivolgendo.

"Lo vuoi?" propose "io non me ne faccio nulla, non stavo cercando questo"

Fyodor sorrise "perché no?" accettò, con il braccio teso verso il cappello. Appena lo ebbe preso lo indossò, non calzava perfettamente ma era molto soffice, anche se reso un po' rigido dal freddo. Il sorriso sul suo volto sì dissipò.

Il ragazzo del treno riprese a cercare tra le tasche e ne tirò fuori un mazzo di carte da poker. "ECCOLE!" I suoi occhi scattarono verso Fyodor, sorridenti "Ti va una partita?".

Era da un po' che il corvino non sfruttava la sua logica eccezionale e gli sarebbe piaciuta mettersi alla prova, quindi riprese quel suo sguardo di sfida "perché no?" ripetè.

"Ma prima, QUIZ TIME! Bene, chi sono io? Nikolai Gogol, risposta esatta! E tu, chi sei?"

Fyodor schiuse le palpebre, solitamente abbassate, sorpreso. "Fyodor Dostoevskji"

A.A.
Bene ragazzi miei, anche il prossimo capitolo sarà su di loro (🏳️‍🌈 + 🇷🇺) e uscirà venerdì probabilmente.

Baci💋🎸

esibizione //skk - fyolaiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora