compagnia

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"Un uomo solo è qualcosa di imperfetto, deve trovarne un secondo per essere felice"
Blaise Pascal

"Un uomo solo è qualcosa di imperfetto, deve trovarne un secondo per essere felice"Blaise Pascal

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/com·pa·gnì·a/

Gruppo di persone affini per gusti e temperamento

Nikolai era in pigiama, ad aspettare l'apertura del negozio, Fyodor, affianco a lui, aveva gli occhi socchiusi e il suo cappello era sul punto di cadere.

La porta si aprì cautamente, annunciandosi con il suono solito della campana.

"Buongiorno" salutò il commesso confuso

Nikolai saltò in piedi, trascinando Fyodor insieme a lui.

"oh Nikolai, entra pure"

Il ragazzo corse nel negozio, ignorando lo sguardo
contrariato del corvino.

Lasciò il suo braccio solo nel momento in cui la porta, dietro di loro, si richiuse.

Fyodor si voltò verso il commesso, squadrandolo

"Salve"

"Salve" rispose riservato

"Posso aiutarti?"

"Vorrei uno strumento"

"Che strumento?"

"Non so, sei tu l'esperto qui"

"Una chitarra?"

Fyodor aveva già intenzione di fondare una band e, basandosi su ciò che gli aveva riferito Nikolai, il moro già suonava la chitarra e, per quanto vi potevano essere più strumenti dello stesso tipo, se mancavano alcuni fondamentali non si sarebbe concluso nulla.

"Non mi convince" rispose

"Il piano"

"Preferisco uno strumento a corde"

"Ukulele?"

"Mi sa di indie"

"Il basso?"

Il corvino ci rifletté un momento. Il basso. Si, poteva andare.

"Ok"

Il commesso entrò in magazzino. Uscendo stringeva tra le mani lo strumento.

"Questo è per iniziare, non è molto costoso e..."

Era un basso nero, fulmineo, lucido. Non era nel suo stile, ma prima che potesse reclamare Nikolai esultò e corse vero il moro.

"Lo prendiamo, lo prendiamo! Si abbina alla mia batteria!"


La sera successiva, si trovarono entrambi davanti alla porta d'ingresso, Fyodor con lo strumento in spalla e Nikolai con una borsa contenete qualche libro. Col tempo sarebbe diventata un'abitudine.

Arrivati al negozio non vi trovano nessuno, quindi iniziarono ad esercitarsi indisturbati. In effetti nessuno stava gestendo il negozio perché Dazai era a casa di Chuuya.

"Sono arrivato" annunciò sbattendo la porta

"Si ho sentito" rispose l'altro

"Bene vado a farmi una doccia"

"Ecco sbrigati" Chuuya lo prese per il braccio, e lo trascinò sul pianerottolo.

Dazai era appena uscito dalla doccia, e non aveva avuto il tempo di vestirsi. I capelli bagnati scossi dal vento gli diedero un brivido.

"Andiamo a berci qualcosa"

"Devo chiudere il negozio tra un'ora"

"Che ti frega"

"Mi licenziano poi'

"Bene, un motivo in più"

Così si trovarono davanti al bar dove si vedevano il venerdì sera, da ormai qualche mese. Bevettero parecchio, ed entrambi, rifugiati nella disinvoltura dell'ubriachezza, permisero alla loro mente di accogliere idee poco consone.

Dazai squadrò Chuuya dall'alto in basso.

"Con questi vestiti sembri un anziano"

"Beh almeno ho uno stile, tu ti vesti di merda"

"Non ho soldi per avere stile"

"Ho un idea per renderci fighi come Axl rose e Kurt Cobain"

"Io faccio Kurt Cobain"

"Si ma ascoltami, andiamo a comprarci dei vestiti decenti"

Il loro piano si dissolse quando si accorsero che non vi erano negozi aperti nel loro paesino a notte inoltrata.

"Ho un'altra idea" dichiarò Chuuya "andiamo in città"

"In città?"

"Ci sarà di sicuro qualcosa di aperto in città, dico, è un posto enorme ed è molto frequentato anche di notte"

Così presero il treno e in un paio d'ore arrivarono.

"Non penso troveremo negozi aperti alle 2 di notte"

Ma un' immagine precluse al rosso la capacità di ascoltare.

"Guarda!" esclamò, e, non lasciando tempo al moro di voltarsi, lo trascinò verso la vetrina.

"Qui è tutto aperto!"

Entrarono.

Impiegarono un'ora per comprare un intero guardaroba e ne uscirono completamente soddisfatti.

Chuuya era rimasto affascinato da un giacchetto in pelle che prese, senza neanche provarlo, e comprò poi una serie di maglie, pantaloni e accessori basandosi solo su quello.

Dazai invece comprò una serie variegata di vestiti differenti, pagati dalla ubriaca generosità del rosso.

Uscirono dal negozio e gli si parò davanti un edificio che la loro mente annebbiata non potè ignorare. Un insegna "piercing e tatuaggi", bastò per convincerli.

Ed eccoli, un'ora e mezza dopo, a guardarsi in faccia cercando di alleviare il dolore squotendo la testa e lanciandosi acqua a dosso sdraiati in un carello.

"Missione compiuta" esultò Dazai, premendosi una lattina di birra sul sopracciglio

"Chaa ae poahe ancoha canale"

"Eh?"

Chuuya aveva azzardato con 2 piercing, perché non sopportava che quello di Dazai aveva fatto più male del suo, e ora si trovava con un pezzo di metallo nella lingua e due sulle labbra.

"Sai che non potrai bere alcolici per 1 mese" gli sussurrò Dazai nell'orecchio.

Il rosso ebbe una crisi isterica, provò a lanciare sassi giù da una strada con il carello e finì, dopo altre svariate scenate, in un cassonetto dietro un night club.

"Hai detto che canti?" Domandò Dazai

"Non pensavo avessi capito" rispose l'altro

"Perché non andiamo al negozio e proviamo qualcosa?"

"Io canto tu suoni?"

"Già"

A.A.
Mi fa schifo questo capitolo.
Scusatemi.

Baci💋🎸

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