L'uscita fuori era stata davvero una pessima idea. C'erano troppe cose da controllare e a Vance non faceva piacere stare in mezzo a tutta quella gente. L'unico lato positivo era che, non sembrando Fantastici al 100%, la gente tendeva a lasciarli stare.
"Il re è morto, viva il re" mormorò Damian, a un tratto.
"Mh?"
Il ragazzo gli indicò un poster sporco affisso su un muro. La testa mozzata di Lord Pendragon era realizzata con gran dettaglio, con Steven Carter disegnato sopra che brandiva Excalibur. "E quel coglione di mio nonno pensa sia un'idea intelligente trasformarmi? Non scherziamo."
Vance si strinse nelle spalle. "Mi dispiace draghetto."
Damian alzò gli occhi al cielo.
"Lo so, lo so, esegui soltanto gli ordini e blablabla. Però non mi dispiacerebbe sapere cosa ne pensi veramente sai?" disse il ragazzo, con un pizzico della solita sfacciataggine.
Da quando Vance gli aveva ringhiato in faccia non si era posto nei suoi confronti con l'insolenza dei primi giorni.
Certo non era un angioletto, questo era fuori questione, ma i suoi modi erano diventati meno difficili e di conseguenza persino Vance aveva iniziato a rilassarsi.
Vance sospirò forte e si fermò a osservare con attenzione il poster. Era fatto veramente bene, una composizione di grande effetto in rosso bianco e nero che riusciva a dare dinamismo alle figure.
Steven Carter e Lord Pendragon erano disegnati in modo immediatamente riconoscibile e dettagliato mentre lo sfondo era stilizzato, poco più di uno squarcio di colore su uno sfondo bianco sporco.
"Steven Carter è un coglione, ma non è del tutto colpa sua. Lo hanno usato," disse Vance, con tono basso e amaro. "Il F.R.E.A.K.S. è... beh, era tante cose, non tutte pulite come ha sempre cercato di mostrare al mondo. Se fossero stati veramente puliti d'altra parte sarebbero serviti anche a meno di quanto sono serviti in realtà."
Damian inclinò la testa di lato, pensieroso.
"Perché dici così?"
Vance sbuffò senza vero fastidio. Era amareggiato, ma ormai era una questione che si trascinava da tempo e il dolore si era fatto diffuso ma sordo, il senso di inutilità interiorizzato.
"Perché le loro intenzioni erano nobili o almeno ci provavano a esserlo. Ma con la nobiltà non si va da nessuna parte, ragazzo. Non si diventa una forza governativa senza coprire, insabbiare e fare da mandanti. Non voglio parlare della guerra," disse, con una durezza improvvisa nella voce che fece fare mezzo passo indietro a Damian. "Ma la stessa esistenza della mia unità dimostra che c'era ben altro dietro la loro facciata evangelizzante. Certo, promuovi pure la cooperazione pacifica tra umani e fantastici mentre ci mandi spaccare teste agli orchi o a tendere le imboscate alle kuchisake-onna, facendoti un sacco di cazzi palesemente non tuoi. Capisci cosa voglio dire?"
"Non lo so," disse Damian dopo un secondo, sincero e improvvisamente molto, molto giovane. "Sono molto ignorante."
Vance si ritrovò a sorridere.
"Da un lato meglio così. Ti risparmi un sacco di merda."
"Però voglio imparare. Capire. Magari non voglio diventare l'erede che i Pendragon vorrebbero, ma mi sembra di capire che c'è un mondo intero da studiare. È interessante."
"Non è niente che possa interessarti, a meno che tu non sia pronto a farti male."
Damian rimase in silenzio, poi riprese a camminare. "Non è questo. È che voglio capire dove sia finita mia madre. Per cui mi serve conoscere più cose possibili."

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Go Down in Flames
FantasyVance Ross è un mutaforma pantera e un veterano di guerra, che tenta di sbarcare il lunario svolgendo lavoretti come mercenario per l'agenzia Vesallfold, specializzata nel collocamento di Fantastici nel mondo umano. È ferito nel corpo e nello spirit...