Capitolo 12

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La Pendragon Bank era una delle più grandi banche del Regno Unito e, dall'apparizione dei Fantastici, aveva fagocitato quasi tutte le altre banche del Paese. Dopotutto non si può competere contro dei draghi.

Vance superò la sicurezza mostrando il tesserino che Ushat gli aveva fornito all'inizio della missione e avanzò finché non si ritrovò davanti un ometto non troppo alto, ma dall'aria distinta, in un completo blu elettrico. Curioso.

"Colonnello Ross" lo salutò l'uomo, avvicinandosi con la mano tesa. "Sono Elliott Smith, l'assistente di Lord Xadianarth Pendragon."

"Solo Vance o signor Ross va bene" gli rispose, ricambiando la stretta insolitamente potente. "Non sono più un militare."

L'uomo scosse la testa. "Si è militari per tutti la vita, colonnello Ross. La prego, mi segua."

Vance seguì Smith lungo i corridoi monumentali della Pendragon Bank. Se i draghi avevano gusti costosi (e pessimi) nelle loro abitazioni private, la facciata pubblica era una sola: severa e brutale possidenza.

I draghi ci tenevano a mostrare al mondo di avere tutto sotto controllo, di essere solide e inamovibili realtà a cui gli improvvidi investitori avrebbero potuto facilmente affidare i propri quattrini.

Sarebbe davvero stato un peccato che quei lucertoloni privi di cervello non fossero anche tra i maggiori consumatori di cocaina del mondo, rendendoli di fatto meno efficienti nel proprio ruolo di potere autoimposto di un T-Rex con una macchina da scrivere.

Mentre passava per i corridoi, Smith salutò affabile i dipendenti, pronunciando i loro nomi con semplicità e rivolgendo un sorriso a tutti.

"Il signor Pendragon ci tiene molto al suo rapporto, colonnello."

Vance roteò gli occhi e lasciò perdere. La gente adorava rivolgersi a lui con il suo titolo, e non era tecnicamente errato. Era stato un colonnello. Una volta.

"Il piacere è tutto mio," rispose automaticamente, senza riuscire a tenere a bada il sarcasmo.

Elliott Smith fece un sorrisetto e non disse nulla, perché ormai erano arrivati.

Lord Xadianarth Pendragon era lo stesso lucertolone millenario che Vance aveva incontrato pochi mesi prima, se possibile ancora più brutto e imbronciato.

"Colonnello, l'ho fatta chiamare perché desidero il suo rapporto sul caso di mio nipote Damian," disse, non senza una punta di disgusto nel pronunciare il nome del ragazzo.

Vance dovette combattere con l'istinto di snudare le zanne e ringhiare. Se aveva imparato qualcosa di Damian Pendragon era che il ragazzo aveva bisogno di essere protetto e amato, non trattato con sufficienza e disattenzione.

"Signorsì, signore. Sono a disposizione per qualsiasi sua domanda."

Lord Pendragon socchiuse i brutti occhietti rossi e inclinò la testa di lato. "Si è trasformato?"

"Non ancora, Lord Pendragon."

Il drago sbuffò una lunga piuma di fumo. "È un problema fisico?"

Vance considerò attentamente la risposta da dare. I draghi erano freddi e anaffettivi. Non avevano idea di cosa significasse avere un problema emotivo o mentale. D'altra parte, grandi grossi e potenti come erano, che peso avrebbero dato a un problema fisico?

No, ci voleva un motivo esterno che non nuocesse in nessun modo a Damian.

"Nessun problema né fisico, né mentale, Lord Pendragon," disse, nel tono più ossequioso che gli riuscisse. Non era un granché a dirla tutta. "A un primo esame ritengo che il ragazzo sia soltanto in ritardo con lo sviluppo considerato che il sangue di drago proviene da un solo lato della famiglia."

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