Amina stava per chiedere spiegazioni, quando anche lei udì il suono: sembravano i passi pesanti e affrettati di centinaia di persone, ma erano davvero troppo rapidi per poter essere prodotti da degli esseri umani.
Quando i visitatori apparvero, l'ereditiera non poté soffocare un'esclamazione sorpresa.
Si trattava di tre persone in uniforme, a cavallo di altrettante scutigere: animali dal carattere nervoso e dal morso facile, appartenenti alla stessa famiglia delle ben più famigerate Scolopendre che talvolta portavano scompiglio nei territori del Nord, oltre la Foresta di Spine.
Non ne aveva mai vista una prima, ma sapeva comunque parecchie cose sul loro conto, avendole studiate sia in scienze che in storia, con i suoi precettori.
Gli esemplari in questione erano ancora giovani, probabilmente non oltre la loro terza o quarta muta, a giudicare dal numero di zampe: non oltre una ventina, ma comunque già più che sufficienti a tenere i cavalieri sospesi a uno Stelo di altezza, e a permettere ai destrieri di correre a velocità impensabili nonostante quel peso sul groppone.
Gli adulti potevano arrivare a essere grandi quanto un edificio e ad avere quindici paia di zampe; i più mansueti venivano utilizzati per dissodare i campi o trasportare carichi pesanti, ma la maggior parte finiva con l'essere macellata e consumata come cibo, prima di diventare troppo pericolosa.
Le tre bestie al centro dell'attenzione generale, magari a causa dell'esuberanza giovanile, non sembravano di indole pacifica: i loro conduttori avevano un bel daffare a trattenerle mentre scalpitavano nervose, battendo le zampe a terra, o scuotevano la testa da un lato e dall'altro, mordendo le briglie con le loro bizzarre mandibole, scandagliando al contempo l'area circostante, sferzando l'aria con le lunghe antenne.
Amina non avrebbe scommesso molto sulla loro morte per vecchiaia.
Quello che era palesemente il capo si approssimò a Gunari.
«Sei in ritardo con la consegna, vecchio.» lo apostrofò senza preamboli, né saluti, né cortesia.
Non poteva avere più di trent'anni, sfoggiava un sorrisetto beffardo che lo rendeva da subito antipatico, e indossava un'uniforme che Amina non aveva mai visto prima.«C'è stata poca pioggia. Il raccolto non è pronto.»
L'agente tirò fuori da una tasca della sella un astuccio di cuoio, da cui trasse un foglio di carta piegato in quattro, che aprì e consultò. «Secondo questo schema, dovreste aver consegnato la vostra parte quattro giorni fa.»
«Non c'è ancora niente che sia pronto per la raccolta.»
«Queste tabelle la pensano diversamente.»
Il capovillaggio non fece una piega. «Le tue tabelle indicano anche quando pioverà?»La maschera arrogante del poliziotto s'incrinò, lasciando per un attimo il posto a un'espressione sbigottita, subito sostituita da una smorfia feroce. «Non mi piace il tuo tono.»
Con queste parole, diede un violento strattone alle redini. La cavalcatura, irritata, voltò la testa di scatto, e l'antenna sinistra, lunga e flessibile come una frusta, colpì la sventurata Coccinella in pieno petto, mozzandole il respiro.
Gunari si accasciò come un burattino a cui qualcuno avesse improvvisamente tagliato i fili.
«Stammi a sentire, nonno: il mio dovere è verificare che quantità è scadenze siano rispettate, e che l'ordine venga mantenuto. Se volete continuare a vivere qui, sarà meglio che non mi facciate arrabbiare.»
Lo schiavo non riuscì a trattenere un moto di scherno, nonostante fosse ancora senza fiato.
«Se vogliamo? Intendi dire che siamo liberi di andarcene?» ansimò.
Voltatasi verso i suoi sottoposti, la guardia scoppiò a ridere. «Questi parassiti hanno il senso dell'umorismo: chi l'avrebbe mai immaginato?»
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Velluto
AdventureLe Vespe, i temibili pirati dell'aria, sono ridotte a un pugno di persone senza legge. Dopo aver aiutato Duncan e l'Esercito dei Popoli Liberi a fermare i folli piani di egemonia delle Api, i bucanieri hanno abbandonato la loro isola e si sono diret...