24. Travestimento

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Lyuba si divertì come una pazza a seguire alla lettera le istruzioni della sua padrona.

Seminò il panico tra le cameriere e le dame di compagnia, dipingendola come una pazza isterica e violenta.

«Ha perso il senno, vi dico! Sosteneva che l'avessi guardata con arroganza, ha preso le forbici e voleva cavarmi gli occhi, per assicurarsi che non lo facessi mai più!»
Scoppiò a piangere, e le altre le si fecero intorno, abbracciandola nel tentativo di consolarla.
«Vi prego, non voglio più entrare li! Quella mi taglierà la gola, o peggio! Andateci voi, che siete più grandi! A una di voi darà retta... Riuscirete a farla ragionare!»

La Coccinella era la più giovane del seguito di Amina, e non era riuscita a stringere nessuna amicizia, a causa della discriminazione che subiva per via delle proprie origini.

Proprio come si era aspettata, nessuna si offrì volontaria per prendere il suo posto, ma quella patetica richiesta di aiuto contribuì a rendere la sua comparsata ancora più credibile.

«Se la padroncina è davvero nello stato che descrivi, è meglio non contraddirla.» Sentenziò la coordinatrice del gruppo, una signora che aveva ormai superato la cinquantina, al servizio della famiglia del governatore da oltre venti. «se ha detto di volere solo te, e al suo cospetto si presentasse invece una di noi, solo il Signore del Vuoto sa come potrebbe reagire!»

«Quella vuole me solo per torturarmi!»

La giovane serva si lasciò consolare ancora per un po', beandosi di quel momento in cui si trovava al centro dell'attenzione, ma facendo bene attenzione a non tirare troppo la corda, rischiando di muovere qualcuna a compassione al punto da accettare la sua proposta.


Alla fine, con la scusa di aver bisogno di un momento per ricomporsi, si ritirò nei servizi riservati alla servitù. Nel cesto dei panni sporchi trovò quello che voleva: le divise usate dei guardiani eunuchi. Cercò le più piccole, che erano comunque enormi rispetto alla figura minuta della Termite; in ogni caso era confidente che, con ago, filo e fantasia, sarebbero riuscite ad adattarli.
Infilò il fagotto sotto i propri vestiti, arricciando il naso, e le scappò da ridere al pensiero della sua padrona che allontanava le attenzioni indesiderate grazie a quella puzza.

"Oltremodo disdicevole!" ridacchiò tra sé.

Da un armadietto prese due rotoli di garza pulita, e infilò anche quelli nella cintura.

Troppo sollevate dal fatto di non trovarsi al posto suo, le sue compagne non notarono nulla di sospetto nella sua andatura ingobbita, e la osservarono varcare l'ingresso degli appartamenti padronali con un misto di sollievo e apprensione.

***

Nelle ore successive, le due donne lavorarono febbrilmente ai preparativi, regolando gli abiti, facendo e disfacendo.

Sempre assistita dalla domestica, Amina si fasciò il seno più stretto che poté quindi, sempre con l'ausilio delle bende procurate dalla cameriera, usò l'imbottitura dei cuscini per dare al suo corpo le sembianze di un pingue eunuco.
Quando provò a indossare le ampie vesti, ritenne l'inganno sufficientemente efficace.

Tutte le soluzioni che tentarono per nascondere la sua folta chioma, invece, la lasciarono insoddisfatta. Infine, esasperata, prese un paio di grosse forbici e le porse all'altra.

«Tagliali.» ordinò.
«Signora!» protestò Lyuba «i vostri meravigliosi capelli!»
«Devo sembrare un maschio, almeno a un esame non troppo ravvicinato. Tagliali.»

«Non sono capace...»

«Vuoi che ti minacci davvero con quelle forbici? Perché posso farlo.»

Ridacchiarono.

***

Per essere la prima volta che si cimentava in una simile attività, l'ancella fece un lavoro piuttosto accurato, anche se nessun parrucchiere l'avrebbe assunta.


Durante tutta la preparazione, la dama di compagnia era passata dall'euforia, alle risatine complici, alla genuina preoccupazione.
«Se vi scoprono...»

«Cosa possono farmi, che già non ci stiano facendo?» Ritorse la figlia del governatore, infervorandosi «ci privano della libertà, della dignità... Del futuro! Ci impediscono di esprimerci, di fare le nostre scelte... i nostri sbagli!»

***

Quando fu il momento dei saluti, calò uno strano silenzio.

La finestrella era troppo stretta per consentirle di passare con il travestimento addosso, fu perciò costretta a gettarlo fuori, per indossarlo in un secondo momento.

Poi si abbracciarono, entrambe con gli occhi lucidi.
«Continua la sceneggiata. Non permettere a nessuno di entrare fino al mio ritorno.»
«Tornerete?»
«Te lo prometto. Verrò a prenderti ad ogni costo, e ti porterò ovunque tu voglia andare, per condurre un'esistenza diversa.»

«E se io volessi solo restare al vostro fianco?»

L'ereditiera sorrise. «Ne sarei onorata!»

Si arrampicò sulla finestrella e sporse le gambe all'esterno.

«Il matrimonio è tra tre giorni.» Le ricordò la serva «a quel punto, l'inganno cadrà, e chissà cosa mi farà il signore vostro padre!»

«Tornerò in tempo!» Le assicuro la giovane, rendendosi conto solo in quel momento di non essersi posta il problema delle conseguenze per la ragazza che la stava coprendo.

Non poteva portarla subito con sé, aveva bisogno di qualcuno che tenesse nascosta la sua partenza; tuttavia, nel momento in cui l'inganno fosse venuto a galla, la Coccinella avrebbe subìto una terribile punizione, forse sarebbe stata addirittura uccisa.

Si chiese se non aveva appena fatto una promessa più grande di lei.

 Si chiese se non aveva appena fatto una promessa più grande di lei

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SPAZIO AUTORE

Il salto, un po' simbolico, che Amina compie dalla finestra, è in realtà un balzo ben più grande: un taglio netto con le sue origini, con una società che non la considera un essere umano con gli stessi diritti di un maschio, e che vuole privarla dell'amore... in più di un modo.

Anche se è giovane, la ragazza sembra avere un piano in testa. Ma ha poco tempo per realizzarlo!


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