27. Un luogo sicuro

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Dopo averla aiutata a rialzarsi, il cuoco la accompagnò in una stanzetta al primo piano di un edificio fatiscente. Quando la percorsero, la scaletta cigolò al punto che Amina temette potesse crollare sotto il loro peso congiunto. L'ambiente era angusto e in penombra, e comprendeva un letto, un tavolo quadrato con una sola sedia, una cassapanca, una credenza, una cucina economica a legna e un lavello.

Rancio la fece sedere sul proprio giaciglio, quindi la aiutò a liberarsi dell'ingombrante travestimento. Quando si rese conto che la ragazza era in veste da camera sotto di esso, le diede rispettosamente le spalle e si dedicò a preparare il caffè.

«Guarda nel baule, forse c'è qualcosa della tua misura.» Suggerì.

«Questa è casa tua?» Domandò lei, mentre rovistava tra i panni ordinatamente piegati, divisi per colore e tipologia con cura maniacale. Con la coda dell'occhio osservò l'operato del suo ospite, notando che ogni cosa era riposta nei vari ripiani con la stessa attenzione tipicamente militare che già aveva notato nella cambusa della Sea Wasp, retaggio di una vita assai diversa.

«Il pirata previdente ha un rifugio sicuro in ogni porto.» Replicò l'uomo, riattizzando il fuoco «questo non è l'esercito...» concluse, con malinconia.

«Finora è stata Velluto a provvedere a te, dico bene?» Esclamò la ragazza, cercando di stroncare sul nascere quel momento di sconforto. «Adesso hai l'occasione di ricambiare il favore! Io voglio farla evadere, ma non posso riuscirci da sola!»

«Ah, l'amore!» Sospirò il vecchio, senza smettere di rimestare le braci con un ferro uncinato «che motore potente!»

«Come? No, no! Io non sono innamorata di lei!» Si affrettò ad assicurare la Termite «Sarebbe assurdo! Io sono solo... Credo che il fatto sia che...»

«Non obbligare te stessa a etichettare ogni cosa.» L'ammonì il cuoco "Non è necessario. Arrivati alla mia età, si capisce che l'amore in realtà non esiste: è soltanto lo scudo dietro cui ci nascondiamo per giustificare la lussuria, e per dare un senso a quelle azioni che, altrimenti, non l'avrebbero. In ultima analisi, per rendere la vita sopportabile, diffondendo come un dolce profumo l'illusione che la felicità sia raggiungibile per tutti.»

Calò un silenzio greve di aspettative.

L'ex ufficiale versò il caffè in due tazze dall'aspetto vissuto, e gliene porse una con un sorriso amaro.

«Così, hai rifugi come questo anche in altre città?» Chiese la ragazza, nel tentativo di distendere un pochino il clima; l'altro però non rispose: lo sguardo ora vagava verso l'orizzonte lontano, la mente si perdeva nei ricordi.

Amina soffiò sulla bevanda bollente, divertendosi a osservare il vapore che si arricciava in volute sotto la spinta del proprio fiato.

La cinica visione del cuoco di bordo era inevitabilmente forgiata dalle sue esperienze.

Ma in tutta onestà, lei poteva davvero smentirlo?

In fondo, cosa ne sapeva lei, dell'amore? Niente di più di quello che aveva letto di nascosto su romanzi proibiti, e di qualche fugace batticuore giovanile.

Nella dottrina del Vuoto non c'era posto per l'amore, escluso quello che il Signore del Nulla stesso provava per i suoi seguaci; in compenso, i libri sacri si prodigavano nel ribadire come fosse dovere della donna ascoltare i saggi consigli degli uomini, compito delle mogli soddisfare ogni capriccio dei mariti i quali, nella loro magnanimità, provvedevano dal canto loro al mantenimento delle consorti.

Mettevano altresì in guardia dalla lussuria, che porta l'essere umano alla perdita della ragione e all'insensatezza. Il fedele morigerato doveva essere capace di controllare i propri appetiti, chi scadeva nella depravazione era destinato a diventare il trastullo dei demoni, una volta passato a miglior vita.

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