18. Blasfemia

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Non ebbe tempo di farsi altre domande, perché qualcosa di duro e cilindrico le batté sulla spalla, richiamando la sua attenzione.

Una coppia di gendarmi le aveva affiancate, uno dei due le stava picchiettando il manganello addosso. «Signorina, che fine ha fatto la vostra cuffietta?» indagò, scrutandola con diffidenza.

Solo in quel momento, la giovane si rese conto della leggerezza compiuta: si trovava in un luogo gremito di gente, con ancora indosso i vestiti che le aveva procurato Velluto.
«L'ho... Persa?» improvvisò, colta del tutto alla sprovvista.
«In mezzo a tutta questa calca, può succedere» concesse il collega, più giovane dell'altro.

«Sarà meglio che non ricapiti» la ammonì il primo, agitandole lo sfollagente davanti al naso «per questa volta chiuderemo un occhio, ma tornate subito a casa: ci sono ragazze che sono state picchiate per molto meno.»

Rivolgendosi a quella che pensava essere la sua accompagnatrice, il tutore della legge si raccomandò: «tu mi sembri una ragazza responsabile. Controlla che torni a casa davvero e, in futuro, vedi di tenerla d'occhio.»

Per il tempo di un battito di ciglia, il volto di Velluto si contrasse, e ad Amina fu evidente lo sforzo che la donna stava facendo per non scoppiare a ridere, dinanzi all'assurdità di quella situazione.

«Sissignore» si limitò però ad assicurare, abbassando il capo in una posa sottomessa.

Soddisfatti, i poliziotti proseguirono la loro ronda, allontanandosi lentamente mentre parlottavano tra loro.

«Qualcuno comunque deve pagarmi!» sbottò il commerciante, esibendo il piatto vuoto con un tono di voce volutamente alto, per farsi sentire dai gendarmi che, infatti, si fermarono poco più avanti, ricominciando ad osservare il capannello con rinnovata curiosità.

«Al momento siamo un po' in ristrettezze» interloquì Velluto «non è che saresti disposto a concederci questo assaggio, in cambio di un bacio di questa graziosa principessa?»

Ad Amina girava la testa.

Si sentiva minacciata al contempo dalla pirata, dai gendarmi e dal mercante.
Inoltre, chiunque sembrava sentirsi in diritto di disporre del suo corpo a proprio piacimento, dal modo in cui doveva abbigliarsi e comportarsi, fino alla sua intimità.

«Io non bacio proprio nessuno!» scattò, inviperita, arretrando al contempo di un paio di passi.

Velluto le fece un cenno con la testa, ma lei non si fermò.

Poco più in là, il più giovane dei due agenti, quello che poco prima l'aveva difesa cercando di minimizzare, le puntò il dito contro con gli occhi sgranati, gridando sconvolto: «Pantaloni!»


Fino a quel momento, la giovane non si era resa conto che la pirata, al suo arrivo, l'aveva costretta, con la propria presenza, a infilarsi in un varco tra il banco del ribes e quello accanto, nascondendo alla vista gran parte della sua figura.
Arretrando, invece, Amina si era esposta, e ora chiunque poteva vedere in che modo era vestita.

Frastornata da quello che stava succedendo, mentre tutti gli occhi si puntavano su di lei, la Termite si abbandonò al proprio istinto e assecondò il proprio corpo, facendo ciò che ogni creatura fa quando si sente in pericolo: se la diede a gambe.

***

Anche se era affaticata dalla lunga marcia e le dolevano i piedi, Amina disponeva di un valido alleato: un corpo giovane, tonico e allenato. Si tuffò tra la folla, individuando gli spazi in cui poteva passare con l'istinto di un animale selvatico.

Con la coda dell'occhio, vide la corsara gettarsi quasi immediatamente al suo inseguimento, con una prontezza di riflessi invidiabile. I poliziotti ci misero qualche momento in più, ma ben presto il trillo dei loro fischietti si sparse fra le bancarelle.

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