Con il passare dei giorni, Amina era sempre più confusa.
Se, la settimana precedente, qualcuno le avesse chiesto di descrivere come si sarebbe immaginata una sua eventuale prigionia, lei avrebbe parlato di sbarre, spazi ristretti, oscurità.
Di silenzio e solitudine.
Invece, la vita a bordo della Sea Wasp sembrava un soggiorno in un enorme parco giochi.
Aveva fatto amicizia col cuoco, un uomo interessante, con un vissuto denso di avvenimenti.
Ogni giorno si allenava con Velluto, che continuava a darle consigli su come diventare pericolosa, a dispetto del suo corpo minuto.
Dopo averla vista danzare, nessun altro membro dell'equipaggio aveva tentato di molestarla, e la giovane si era convinta che perfino quell'inaspettato spettacolo fosse stato tutt'altro che casuale, e che la sua rapitrice avesse inteso, con esso, dimostrare a tutti che lei non era un tenero fiorellino indifeso.
Trascorreva le proprie giornate all'aperto, osservando gli uomini affaccendati nelle loro mansioni, affascinata dalla complessità del sistema di funi che permetteva di governare le vele.
Quando ne avevano il tempo, la comandante o il suo secondo, Natostanco, erano felici di insegnarle i nomi di ogni parte della nave, o di spiegarle il motivo per cui avevano optato per una certa manovra piuttosto che per un'altra.
La ciurma comprendeva anche alcune donne, tutte vestite in abiti maschili come lei.
A quanto pareva, là nessuno si preoccupava del fatto che potessero portare sfortuna, oppure distrarre i maschi.
Nessuno le diceva cosa doveva fare o come doveva abbigliarsi, nessuno pretendeva niente da lei o restava deluso da quello che diceva o faceva. Anzi, se provava a dire una parolaccia o una battuta sconcia, tutti scoppiavano a ridere: sembrava trovassero esilaranti certe cose, se pronunciate da quella che ritenevano una specie di nobildonna.
Era la prima volta che poteva dirsi realmente reclusa, eppure, non aveva mai avuto così tanta libertà in vita sua. Certo, era comunque confinata entro lo spazio del veliero, ma quella sensazione di indipendenza era così nuova da inebriarla, al punto da farle considerare quasi piacevole la sua condizione. Forse perfino al punto da farle dimenticare la necessità di escogitare un piano di fuga, per fare ritorno al proprio mondo.
La maggior parte dei pirati aveva strani soprannomi: Natostanco, Mezz'ala, Schienadilegno.
Quasi tutti avevano alle spalle un passato che, insieme al proprio vero nome, desideravano dimenticare.
A quanto pareva, proprio come aveva intuito fin dall'inizio, meno della metà della ciurma era con le Vespe fin dall'inizio, quando esse imperversavano sulle terre del Nord a bordo di veicoli volanti.
Nessuno parlava volentieri della grande battaglia a cui avevano preso parte pieni di speranze, ma che aveva causato la scomparsa di molti compagni, e li aveva lasciati con l'amaro in bocca, gonfi di rabbia.
Sembravano contenti, comunque, delle scelte della loro leader, che dopo tanti anni li aveva ricondotti al mare dal quale le loro carriere erano partite, rendendoli in breve uno degli equipaggi più temuti.
Le nuove reclute, però, non erano ancora legate alla capitano da fedeltà e rispetto; ad alcuni di loro, le regole ferree da lei imposte andavano strette.
Portavoce di questa fazione era l'energumeno protagonista del diverbio nel giorno dell'arrembaggio, che si faceva chiamare Straziamilza.
Costui metteva in discussione ogni decisione della comandante, e non faceva mistero della propria volontà di prenderne il posto. Fino a quel momento, il carisma e l'autorità di Velluto erano riusciti a tenerlo a bada, ma in più di un'occasione l'aria si era fatta elettrica.
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Velluto
AventureLe Vespe, i temibili pirati dell'aria, sono ridotte a un pugno di persone senza legge. Dopo aver aiutato Duncan e l'Esercito dei Popoli Liberi a fermare i folli piani di egemonia delle Api, i bucanieri hanno abbandonato la loro isola e si sono diret...