28. Straziamilza

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A pochi passi dalla stanza, Ranciorancido aveva noleggiato anche un molo, al quale era ormeggiata una minuscola barca a vela.

Mentre salpavano, Amina rifletté su come il suo accompagnatore sembrasse assai diverso dai suoi compagni di avventure, riguardo alla gestione del bottino.

Essi infatti si distinguevano in due gruppi: c'era chi lo accumulava, in attesa del giorno in cui avrebbe potuto ritirarsi, abbandonare quel genere di vita e cominciare a condurne una più comoda e agiata; e chi invece adorava quello stile avventuroso e privo di regole, e sperperava di continuo i propri guadagni in divertimento.

Rancio, invece, lo aveva per così dire investito per sé, pagando per assicurarsi un rifugio sicuro e una via di fuga. In passato si era fidato di qualcuno e aveva sofferto; sembrava che, adesso, avesse giurato a sé stesso di non commettere mai più lo stesso errore.

Insieme, spiegarono l'unica vela e fecero rotta verso Nord.

L'uomo si era fatto modificare la barra del timone con un incavo per il gomito, e aveva inserito degli anelli in cui infilare il piede sulle sartie che regolavano la velatura, così da poter governare il battello da solo, anche nelle sue condizioni.

«Riposa pure. Straziamilza conta sul fatto che la maggior parte delle navi militari sia tornata nel Golfo di Vanessa in occasione del tuo matrimonio, e si è rifugiato in un'insenatura non troppo lontana, per pianificare le prossime mosse. Se sono ancora lì, li raggiungeremo prima dell'alba. In caso contrario, non ci sarà modo di rintracciarli.»

Amina si sentiva troppo euforica per poter dormire, eppure quasi non fece in tempo a sedersi comodamente, che si addormentò.
Più che di un sonno ristoratore, a dire il vero, si trattò di qualcosa di simile a uno svenimento: sfinita dalle recenti emozioni, la ragazza perse conoscenza e cadde in un buio senza sogni. Quando il compagno la svegliò per comunicarle che erano quasi arrivati, le sembrava di aver appena chiuso gli occhi.

Tuttavia, appena vide stagliarsi la sagoma incerta della Sea Wasp contro un cielo che si apprestava ad accogliere il nuovo giorno, si sentì sveglia e pronta all'azione.

La vista del vascello pirata le suscitò un forte batticuore: l'idea di farvi ritorno di sua spontanea volontà, e la consapevolezza che "lei" non fosse a bordo, accendevano in lei emozioni contrastanti.

«Sei ancora in tempo per lasciar perdere tutto e tornare a casa.» Le assicurò Rancio in tono dolce, riportandola al momento presente "Di sicuro ci avranno visti, ma non credo che si prenderebbero la briga di inseguire una barchetta come questa; inoltre, potremmo facilmente seminarli in qualche tratto con l'acqua bassa. Al massimo, se dovessero temere che possiamo rivelare la loro posizione, si sposteranno."

Amina deglutì a fondo.

Ora che le cose si stavano concretizzando, l'eccitazione stava lasciando il posto alla paura: non poteva prevedere cosa sarebbe davvero capitato, una volta messo piede sul ponte; non c'era più Velluto a proteggerla, ammesso che l'avesse davvero mai fatto, e non fosse stata lei, invece, a immaginarsi tutto. Eppure sapeva che, se fosse tornata indietro dopo essere arrivata fino a quel punto, se ne sarebbe pentita per tutta la vita.

«Andiamo avanti.» Decretò, sperando di riuscire ad assumere un tono convincente.

«Quando saremo lì, non potrò fare nulla per aiutarti. Sarai sola e, se il tuo piano fallisce, di nuovo prigioniera.»

La Termite si sforzò di non rabbrividire.

Una parte di lei si chiedeva cosa le fosse venuto in mente. Quasi in risposta, la sua memoria rievocò l'immagine della brigante picchiata a sangue e stesa a terra, sul pavimento sudicio delle prigioni di Gammarville. Il suo petto rievocò ciò che aveva provato in quel frangente, accendendo in lei una grande forza.

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