Rhythm: My love song

21_Un uragano col tuo nome

Celeste

«Allora?! Possibile che ci metti così tanto a infilare un costume da bagno?!» definire Lucas come un ragazzino impaziente in questi giorni è davvero un eufemismo. Mio fratello non ha fatto altro che parlare e chiedere di fare letteralmente ogni cosa gli capitasse sotto lo sguardo impudente e libero dei suoi quattordici anni. Siamo stati al mare, in città, alla clinica, a fare shopping con Marco e Clara, a mangiare pesce crudo al porto e in ogni singolo punto di Olbia che il piccolo Lucas ha voluto visitare. 

Dalle nove di questa mattina la sua sprizzante vitalità è concentrata sulla spiaggia dove siamo stati il primo giorno. E stavolta ha deciso di tornarci con me e Josh. Oltre alle chiamate di rito per sapere se stessimo bene e se avesse lui bisogno di qualcosa, per i primi quattro giorni di vacanza ero riuscita a occuparmi solo di Lucas chiedendo al suo ingombrante accompagnatore di lasciarci spazio. 

Josh si era dimostrato incredibilmente comprensivo facendosi da parte e non pressandomi per nessuna ragione. Aveva, anzi, proposto di parlare lui con la mamma per rassicurarla sul fatto che stesse andando tutto bene. Insomma la mia settimana senza i due uomini che in questo momento mi stavano dando parecchi pensieri sembrava perfetta. Josh oggi però si sarebbe unito a noi, perfino Angelina si è arresa al fatto che sarebbe stato terribilmente scortese non passare nemmeno un pò di tempo con lui dopo tutto il viaggio che aveva fatto. 

Con la nonna, non c'è bisogno di specificarlo, il problema principale resta la sua personale convinzione che tra me e Niccolò stia accadendo qualcosa. In realtà dopo che abbiamo litigato e lui è partito per Roma non l'ho più sentito: se escludiamo la chiamata che gli ho fatto per sapere come era andato il concerto. Se ripenso alla preoccupazione di quei minuti mi manca il respiro: ha risposto al telefono con la voce intrisa di paura, rotta dal pianto. E poi il nulla; un tonfo e me che continuavo a gridare il suo nome nel silenzio rotto dal respiro ansante e distante di lui che mi stringeva lo stomaco in una morsa di apprensione. Ci sono voluti alcuni secondi per realizzare che non potevo fare niente per aiutarlo, ero nel panico al solo pensiero di saperlo chissà dove e in quello stato. Ho chiamato Giulio e l'ho letteralmente minacciato di andare da Niccolò. 

Cosa sia accaduto dopo non lo so. Già perché da quella chiamata ho ricevuto uno stringato messaggio di Giulio ventiquattro ore dopo il concerto in cui mi diceva che era andato tutto bene. Di Niccolò Sanna nessuna traccia. Ho perfino cercato in rete le immagini del concerto o notizie sulla serata ma pare che non ci sia stato niente di particolare. Cosa è successo? 

La tentazione di prendere la macchina e andare alla villa solo per gridargli in faccia tutta la mia rabbia mi sale ancora oggi, ma ho deciso che se è questo il tipo di rapporto che vuole, ebbene lo rispetterò. Mi sto godendo mio fratello senza pensare a lui, quasi mai. Certo non è facile dato che il mio migliore amico resta sempre il suo fan numero uno e che suo fratello fa parte del nostro gruppo, ma posso farlo. Posso togliermi dalla testa quel rapper incostante e menefreghista. 

«Celeste!» Lucas grida spazientito dal patio, mi affretto a infilare il cappello di paglia a tesa larga e corro di sotto, tra poco arriverà anche Josh. Angelina è fuori con la borsa a tracolla e l'aria di chi vorrebbe far arrivare una bufera di neve, in Sardegna, a metà giugno. Solo per evitare che io e il mio ex fidanzato passiamo del tempo insieme. 

«Dove vai nonna?» le stampo un bacio sulla guancia mentre aiuto Lucas a prendere posto nel van che abbiamo affittato per la settimana. 

«In città» bofonchia di malumore. 

Le sorrido e sospiro «Nonna, sai che ti voglio tanto bene?» lei si aggiusta il cappellino sulla testa e scrolla le spalle stizzita.

«Celeste, lo sai come la penso. Quello lì è un uomo pericoloso, ha una cattiva influenza su di te»