28_Buon compleanno (parte 1)

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Niccolò

«Per favore, almeno stasera puoi far finta di non essere un pazzo fuori controllo?» Michele si sta guardando allo specchio della mia camera intento a tirare una linea perfetta di eyeliner. Stasera di un blu notte.  È sempre stato portato per il trucco, tanto che avrei immaginato sarebbe diventato un make up artist. Io sono semisdraiato sul mio letto. Lui vestito come un damerino, con una camicia azzurra di lino e un pantalone di un paio di tonalità più scure, io sono in boxer. Lui ha i capelli perfettamente tirati indietro e lucidi di gel, io spettinato e con ancora qualche ciocca bagnata da quando sono uscito dalla doccia. Lui non sta nella pelle all'idea della festa che ha organizzato insieme a Giulio e Simone negli ultimi quindici giorni, io vorrei chiudermi in un pozzo e aspettare che arrivi la fine di questa serata. 

Mi accendo uno spinello, la faccia di mio fratello si contrae in una smorfia di disapprovazione. «L'hai chiamata?» incontro i suoi occhi dolci attraverso lo specchio, non passa giorno senza che mi chieda se ho sentito Celeste. Pensa che abbiamo litigato e che parlandone potremmo aggiustare tutto; scuoto il capo fingendomi annoiato dalla domanda e guardo fuori dalla finestra. Non la sento e non la vedo da due settimane, esattamente dalla notte in cui ho buttato per aria tutto. Le ho detto parole crudeli mentre lei mi confessava di essersi innamorata di me, sono scappato lasciandola sola e ferita in quell'appartamento di Milano perché se fossi rimasto ancora a fissare i suoi occhi non avrei avuto il coraggio di fare la cosa giusta. 

Ho chiamato Antonio la sera stessa, prima che potessi ripensarci e tornare da lei a implorare perdono; per una volta lui ha mantenuto la parola e il mattino successivo, mentre salivamo su un volo per Bologna, Michele ha ricevuto la tanto sospirata chiamata di promozione. È esploso di gioia mentre io avrei solo voluto scendere da quel volo e maledirmi per quanto fossi egoista, anche se lui era felice io non pensavo ad altro che alla faccia di Celeste che mi guardava gettarle addosso parole che non penso, in un misto di incredulità e dolore. 

Dopo aver girato tutti i pub ancora aperti a Milano ed essermi più volte nascosto alla vista di qualcuno dei miei fan o dei miei hater, ho deciso di andare da Giulio, ubriaco marcio, e borbottare come scusa il fatto che avessimo litigato. Quando per l'ennesima volta ha insistito per chiamarla e mi ha messo il cellulare sotto il naso l'ho afferrato e lanciato contro il muro. Fine della storia. 

Così, per non pensare a lei ho fatto l'unica cosa che mi riesce bene nella vita: cercare di autodistruggermi. Non ricordo quasi nulla delle ultime due settimane, ho bevuto fino a collassare praticamente ogni notte,  intervallando alcol e spinelli per evitare di finire in coma etilico, che diciamoci la verità, a morire giovani si diventa leggenda solo se sei Kurt Kobain. Naturalmente Giulio e Michele sono stati come fottuti cani da guardia alle mie calcagna, aumentando in maniera esponenziale la mia già piuttosto spiccata incazzatura nei confronti del mondo. 

«Senti un pò, hai intenzione di buttare via anche l'unica donna che tiene davvero a te o metterai la testa a posto?!» Michele ha finito di prepararsi e a quanto pare mentre aspetta il suo principe azzurro che lo venga a prendere con la sua utilitaria di seconda mano, ha deciso di giocare a fare da Cupido. 

«Fratello! Se cedessi alla monogamia cosa penserebbero i miei fan di me? E tutte le ragazze con cui non sono ancora stato a letto? Potrei mai negare a me stesso tanto divertimento?» soffio una boccata di fumo e cerco di tirar fuori la maschera da stronzo che tanto mi è servita in questi anni. Con Michele però non attacca, sa troppo di me per cadere nei miei miseri stratagemmi: «Si come no. Adesso smettila di fare il cretino e va a riprenderti quella ragazza, si vede da lontano quanto stai male senza di lei». 

Stringo la mascella «Cazzate come l'amore non fanno per me» replico a denti stretti. Mi alzo e vado all'armadio della camera «Ora dimmi Cupido, che cosa dovrei indossare per venire alla festa del secolo in questo buco di mondo?» lo sguardo mi cade su un giacchetto striminzito appeso ad una gruccia, di un arancione assurdo, intessuto a mano, non può che appartenere a Celeste e io mi darei un pugno da solo per la tentazione di annusarlo e sentire il suo profumo. 

Rhythm: My love songDove le storie prendono vita. Scoprilo ora