8. L'appuntamento.

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Dopo cena, attese sveglia che suo zio e Dario si addormentassero, e poi si alzò dal letto. Accese fioca la lampada sul comodino per svegliare il suo fratellino. Si diresse piano verso l'armadio e tirò fuori un vestito buono, si mise le calze ricevute in regale e un paio di scarpe che metteva la domenica, di colore nero.
Andò in bagno e pettinò i lunghi capelli bruni, aprì poi una scatola che teneva nascosta dietro una mattonella, dove dentro c'erano i gioielli di sua madre, li adorava erano di classe quanto belli e preziosi. Scelse di non mettere il rossetto, era troppo audace per essere il primo appuntamento.
In effetti quello era.
Prese due orecchini e una collana di perla, posò il tutto e si diresse verso l'uscita della canonica.
Appena trovò Philipp sempre con la sua divisa e sempre sorridente, lei ricambiò e accettò la mano da lui offerta.

***

«Dove andiamo?»domandò Fiona, camminando a braccetto col ragazzo; sembravano due fidanzati. A quel pensiero arrossì e sorrise allo stesso tempo.
«E' una sorpresa.»disse lui solamente.
Si trovavano sul Corso del Cervo, la via più conosciuta del paese e anche la più ambiente. Era tutto illuminato dai lampioni, c'erano altre poche coppie che camminavano di nascosto di notte, insieme uniti.
Era una bella nottata, con la luna piena, zero nugole o aerei minacciosi.
Arrivarono dunque al locale più in e tra i pochi rimasti aperti o intatti dell'intera Meletto.
«Il Terrazzino!»esclamò Fiona sorpresa guardandolo.
«Te l'avevo detto che era una sorpresa.»disse Philipp ridacchiando.
«Come hai fatto?»domandò felice la ragazza. Non era mai stata in quel locale.
«Ho le mie conoscenze.»
Philipp si risparmiò del ricatto che fece ad un suo superiore che conosceva bene, dal rivelare alla moglie le sue avventure in Francia, quindi si assicurò il permesso dal coprifuoco e anche la raccomandazione.
«Vogliamo entrare?»domandò Philipp porgendole la mano di nuovo, sorridendole.
Afferrò la mano e ricambiò ancora il sorriso.

***

Il Terrazzino era un locale prettamente stagionale, da cui il nome, l'enorme terrazzo
che dava sulla vallata e da cui si vedevano le luci della stazione.
C'erano tanti tavolini, con tante coppie molte ufficiali nazisti e fascisti con ragazze molto più giovani di loro; in cima delle luci appese su nel cielo buio, che sembravano tante palline luminose; infine una piccola pista da ballo dove c'era in un angolo un grosso grammofono che trasmetteva musica francese.
Fiona di locali non aveva visti molto, e quello però nella sua semplicità trovò che fosse davvero carino.
Philipp l'accompagnò ad un tavolino e si accomodarono, il cameriere si avvicinò a loro e entrambi ordinarono due gelati. Panna e fragola per lei, limone e cioccolato per lui.

Le ordinazioni arrivarono subito ed esse interruppero la conversazione.

***

Dopo aver mangiato il gelato, Philipp invitò Fiona a ballare, e i due non persero tempo nel rimirarsi negli occhi l'una dell'altra e a guardarsi le labbra.
«Allora cosa ti ha spinto a volermi invitare?»domandò la ragazza.
«Lo stesso che ti ha spinto ad accettare.»replicò il ragazzo.
«Beh dunque dimmelo.»insistette la bruna.
«Dimmelo tu! Hai cominciato tu!»disse Occhi verdi.
Continuarono a ballare e a chiacchierare, al centro della pista.
«Va bene. Cosa ti ha spinto ad aiutarmi quel giorno?»domandò Fiona curiosa.
«Non lo so, avevo visto questa bella ragazza italiana in difficoltà e ho detto "Perché non provarci?"»disse ironico Philipp.
«Davvero?»domandò incredula la ragazza.
«Nein. Ho solo visto che avevi bisogno di aiuto e-...»
«E?»
«Ho visto la ragazza che mi ha derubato della cosa più preziosa al mondo.»disse lui semplicemente con le guance rosate.
Fiona arrossì capendo la metafora, poi fu la volta di lui che le porse la stessa domanda.
«Ho visto oltre il sorriso più dolce e gentile che abbia mai visto, trovandone qualcosa.»rispose lei sorridendogli.
Philipp fu molto felice e lo stesso valeva per Fiona.
Il motivo lo sapevano entrambi, la verità era che si stavano innamorando l'una dell'altra rapidamente.
Le fece fare una giravolta e i loro cuori persero i battiti.
Passarono il resto del tempo a ridere e a scherzare, finché giunta mezzanotte, Philipp coprendo le spalle di Fiona con la propria giacca (sebbene non le piacesse, accettò il gesto di galanteria) e la riaccompagnò alla canonica.

***

«Grazie è stata una serata davvero piacevole!»esclamò Fiona.
«Grazie a te per aver accettato!»disse lui standole dietro.
Rimasero in silenzio ancora, non era perché non erano loquaci bensì per l'altro motivo, con solo la notte buia circondata da stelle e dalla luna piena, Philipp e Fiona chiusero gli occhi spontaneamente e sotto il volto notturno, si scambiarono un timido bacio che sembrò essere desiderato da tempo.
Quando riaprirono gli occhi, fronte su fronte, entrambi con le guance arrossate, risero e si scambiarono un altro tenero bacio.
«Ci rivediamo domani?»chiese Fiona imbarazzata.
«Va bene.»disse Philipp sorridendole.

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