12. Ospedale.

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A sera, Fiona non aveva molta fame, ironico di questi tempi, era in pensiero per Philipp e a quello che era successo alla stazione. Tutti ne parlavano, ma nessuno aveva a cuore quello che aveva Fiona, ma nel mentre tutti si chiedevano come? Dove ? E quando? E soprattutto Chi era stato?
La ragazza stava cercando un modo tra se e se, di trovare una scusa per dirigersi al piccolo ospedale che si trovava all'altro capo del paese.

***

Scelse la scusa che doveva comprarsi delle cose personali, lasciando ben intendere cosa, mentre Dario aveva un sopracciglio curioso. Uscì di casa velocemente e si diresse verso la strada dell'ospedale, nella borsetta aveva con se pochi soldi, tanto per comprare il biglietto a ritorno con l'autobus.
Appena arrivata, non fece caso alle due guardie schierata entrò silenziosamente nella struttura.

Lo scenario che si presentò era straziante. Decine e decine di feriti e dolenti dappertutto. Si lamentavano e stringevano i denti, mentre c'era del sangue a terra. Come avrebbe trovato Philipp in quell'incubo?

Chiese ad un'infermiera ma ella la ignorò per pensare al proprio lavoro.
La seconda che incontrò disse che al piano terra si trovavano i casi più gravi, le consiglio quindi salire le scale e controllare al terzo piano. Annuì e la ringraziò mentre si dirigeva verso la scalinata.

Le urla di dolore e sofferenza, non la lasciarono sola scalino dopo scalino. Gli infermieri passavano con tale velocità che per poco non la facevano cadere a terra.
Arrivata al terzo piano, entrò nel grande salone dai mille letti, e cominciò la sua ricerca.

***

Stava perdendo le speranze, aveva visitato il primo padiglione è non aveva trovato nulla.
In lei una sensazione di angoscia le opprimeva lo stomaco, e se invece non si fosse trovato lì ma tra i cadaveri?
No, non ci voleva neanche pensare.
Il solo pensiero di perderlo l'attanagliava le gambe e le rendeva arida la bocca.
Come si era innamorata così rapidamente di un tedesco?
Di un nazista per di più.
Non lo sapeva, l'unica cosa che sapeva era che quegli occhi verdi e luminosi e quel sorriso gentile, mai ne aveva visto così nella vita e mai pensava che rimanessero stampati a lungo nel suo.
Sospirò attraverso il corridoio accanto alle scale e entrò nel secondo padiglione.
Stessa situazione, soldati feriti e curati con quel poco che c'era rimasto.
Li c'era, oltre alle infermiere, anche il dottor Carloni, il collega di Raspucci il padre di Gilda, veniva spesso in chiesa a confessarsi, Dio sa per cosa.

Si avvicinò piano per chiedere un'informazione e neanche a farlo apposta, il paziente di cui stava parlando, che si era miracolosamente salvato sebbene la pesante febbre che lo aveva colpito era niente di meno che Philipp.
Le venne da piangere e la voglia di gettarsi su quel lettino e abbracciarlo.

***

Il dottor Carloni le spiegò la situazione, il ragazzo aveva bisogno di riposo per guarire dalla febbre. Poi se ne andò, lasciandole un permesso di cinque minuti per stare accanto il ragazzo e cambiargli la fascia sulla fronte bollente.
Lei lo guardò, i capelli biondi spettinati e le guance rosse che risaltavano la carnagione chiara e le labbra divennero più carnose.
La voglia di baciarlo, così di abbracciarlo continuò a persistere, ma non poteva, non li davanti a tutti. Si incontravano spesso di notte o nel confessionale la domenica, e forse proprio quelle notti sveglie lasciate al fredde e al poco sonno l'avevano fatto preda della febbre. Fiona si sentì tremendamente in colpa, era lei che gli chiedeva quegli incontri serali, per non farli scoprire alla sua famiglia, aveva terrore nel sapere la loro reazione più quella della gente, era stupido pensare questo in quel momento? Si, ma non avrebbe finto da ipocrita, adorava quell'amore e amava il ragazzo, però non poteva fingere di vivere in una situazione serena, che permettesse loro un vivere alla luce del sole o di non provare paura per le conseguenze che potrebbero accadere a loro.
Ma non potevano incontrarsi sempre di notte, dovevano trovare una soluzione.
Mentre rifletteva, si accorse che non c'era più il dottore ma solo i soldati dormienti, cosi gli pettinò i capelli con le dita solleticandogli la fronte e lo baciò su una guancia salutandolo e augurandogli una buona guarigione.
«Arrivederci, amore mio.»

Eine einfache LiebeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora